Dalla saturazione alla pienezza
il business coaching per uscire dal carico mentale

La nozione di carico mentale risale agli anni Settanta del ‘900 e all’epoca si riferiva allo stato psicologico dei manager, afflitti dalle preoccupazioni dell’ufficio, anche al di fuori dell’orario di lavoro. Il carico mentale affonda le sue radici in consolidati e profondi modelli culturali. Riconoscerlo può essere semplice, ma attivare il cambiamento volto a contrastarlo richiede molte energie e tanta motivazione, oltre a un grande impegno personale da parte di entrambi i partner.
Si possono individuare diverse dimensioni nel carico mentale a partire da quella cognitiva, caratterizzata dall’insieme degli impegni che si devono ricordare e progettare; quella emotiva, dove prendono spazio la fatica e lo stress, rendendo sfidante la dimensione emozionale e, infine, la dimensione comportamentale, dove più azioni e attività concrete sono svolte spesso contemporaneamente portando a un aumento del carico cognitivo e alla saturazione.
Nell’uso comune il termine saturazione rappresenta il limite massimo della capacità di sopportazione, di tolleranza. La saturazione da carico mentale sfinisce, fa diventare reattivi a ciò che satura e rende insofferenti anche verso i figli e i partner, oltre che a fare pesare le varie richieste che provengono dal lavoro e dalla casa. Ne consegue che diminuisce l’elasticità e il dinamismo dentro di noi rispetto a ciò che ci sta accadendo. Essere saturi è essere colmi di qualcosa che non si tollera. È qui che dobbiamo intervenire, interrompere ciò che determina in noi una sopportazione fino al culmine delle nostre energie.
Persone sotto stress che vivono costantemente una situazione di pressione, possono dare grandi risultati nei tempi brevi, ma alla lunga contribuiscono ad ampliare i dati relativi alle demotivate e ad aumentare i permessi per malattia nelle aziende.
Ma cosa possiamo fare?
La presenza dei Business Coach nelle aziende è una prassi ormai consueta, consente di attivare processo di responsabilità su un cambiamenti necessari, da un lato considerando il disagio interiore, e dall’altro andando a lavorare sull’ottimizzazione dei processi organizzativi, alla ricerca di ciò porta appagamento.
Ed ecco che arriva nella nostra vita anche questa bella parola, pienezza, lo stato antagonista della saturazione. Pienezza significa essere colmi e soddisfatti di questo essere colmi, ci nutriamo e ci soddisfiamo. La saturazione e la pienezza sono stati entrambi pervasivi a livello psicofisico, che determinano effetti sulla mente e sul corpo. La saturazione ci porta ad avere anche delle reazioni muscolari, infiammatorie, intestinali, il nervosismo, l’instabilità, una poca lucidità mentale nell’identificare la soluzione. Viceversa, la pienezza ci conduce al rilassamento e al benessere fisico e mentale, un equilibrio fondamentale per ritrovare una nuova sinergia vita- lavoro.
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