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Cambio pelle: da consulente outplacement a coach!

Una storia di cambiamenti: la fusione evolutiva delle esperienze Il mio ingresso nel mondo dell’outplacement prima, e del coaching dopo, è avvenuto in maniera del tutto casuale. In seguito a un inaspettato licenziamento ho dovuto rispondere alla domanda delle domande: “ e adesso che cosa posso fare? A quarantotto anni chi mi vuole ancora? Chi può apprezzare la mia esperienza? “ Ricordo di aver trascorso tre mesi nella più totale incertezza…. E nel mio “peregrinare” di azienda in azienda, accettai una proposta, a prima vista “indecente”, da una società di outplacement: “Fabrizio, perché non vieni da noi … per te una scrivania c’e’ sempre … vieni e verifichi se questo lavoro può rispondere alle tue esigenze…”. Ebbene il giorno successivo, come uno scolaro al suo primo giorno di scuola, iniziai la fantastica avventura del supportare, suggerire, aiutare chi, come me, si trovava a ricollocarsi in un mercato del lavoro sempre più difficile e sempre meno aperto agli over 40. I primi due anni sono stati entusiasmanti, ho conosciuto persone interessanti, e mi ha molto gratificato partecipare alla ripresa di una loro attività professionale! Con il passare del tempo e in modo del tutto casuale verificavo, il coaching non lo conoscevo ancora, come ascoltare il mondo del cliente piuttosto che essere io a parlare gli tornava di certo più utile! Le mie esperienze erano le mie e come tali, per quanto valide, non potevano essere replicate dagli altri. Era una situazione del tutto nuova per me, non riuscivo ancora a capire bene cosa mi stesse accadendo, e lo stesso entusiasmo, che mi aveva accompagnato all’inizio di questa nuova attività, si andava modificando: il mio “ego” di predicatore perdeva di consistenza! Eppure i risultati c’erano, le persone si ricollocavano e mi ringraziavano per questo… Il “caso” di nuovo mi venne in aiuto: mi proposero di partecipare a un master di Coaching. Se ne parlava molto, anche fra i miei clienti e forte era la curiosità di saperne di più. Ricordo la prima impressione che ricavai dopo il primo incontro: assolutamente negativa!!! I miei compagni di viaggio mi sembravano dei gran fanatici animati dal sacro furore del fare. Il mio rifiuto fu totale e poggiava su fatti concreti: ma come io con tutta la mia esperienza non dovevo più consigliare? Non dovevo più giudicare? Mi dovevo solo limitare all’ascolto? No, no il corso non era fatto per me! Una metodologia che non poteva essere di alcun aiuto per i miei candidati. Decisi di parlarne con il docente, di esporgli i miei dubbi e le mie perplessità…lui mi suggerì di aspettare prima di trarre alcuna conclusione. Proseguii nel mio percorso di formazione nel coaching e scoprii, man mano, che quel mio inconsapevole stare più spesso in silenzio, soprattutto negli ultimi incontri con i miei candidati, di fatto era già attivare una competenza specifica del coaching! Il mio fare domande, piuttosto che suggerire, il mio ascoltare in modo attivo era un modo di essere coach che applicavo avendone intuito il vantaggio per il cliente. Alla conclusione del master gli incontri con i candidati avvenivano ormai in ottica coaching piuttosto che di sola consulenza. Da queste prime esperienze trascorsero circa sei anni, durante i quali ogni volta che incontravo nuovi candidati nell’ambito di un percorso specifico di outplacement, riscoprivo la loro soddisfazione nel sentirsi accolti come persone più che come manager da aiutare e sostenere. Molti addirittura in modo esplicito affermavano: “ero preparato ad ascoltare suggerimenti sul cosa fare, invece ora conosco meglio chi sono e quali nuove azioni posso mettere in campo per raggiungere il “mio” obiettivo”. Attualmente lavoro presso un’altra realtà aziendale che eroga sempre servizi di outplacement, ma che mette al centro la metodologia del coaching! Affrontare un mercato del lavoro sempre più complesso, soprattutto per gli over 40, richiede al cliente non solo la capacità di sapersi proporre, ma soprattutto l’aver ben presente quali sono i suoi punti di forza, e come questi possano essere considerati importanti risorse e leve per raggiungere un obiettivo personale/professionale. Il percorso di outplacement sicuramente rende disponibili degli strumenti atti a velocizzare la propria ricollocazione sul mercato del lavoro, ma affiancarvi un percorso di coaching, permette al cliente di acquisire una maggiore consapevolezza di sé e mettere in campo azioni più mirate. Inizialmente molti clienti non sanno bene cosa significhi coaching, poi, quando nel corso degli incontri, passano da una fase di esplorazione a una di decisione, e ottengono risultati evidenti, oggi lo ammetto, divento anch’io un fanatico del coaching!

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