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Intervista a Tim Gallwey e Sir John Whitmore – Inner Game e Coaching.

Tim Gallwey, fondatore dell’Inner Game, e Sir John Whitmore, pioniere del Coaching nelle organizzazioni, sono entrambi precursori nel loro settore e hanno avuto un profondo impatto sul Coaching e sulla leadership nello sport e nelle imprese. Trent’anni dopo il primo lancio del Coaching moderno e del pensiero dell’Inner Game, Tim e John ritengono che oggi questo approccio sia più che mai di grande rilevanza. Secondo la vostra opinione, come si è evoluto il Coaching negli ultimi trent’anni ? Tim Gallwey: C’è stata una crescita evidente nell’Executive Coaching, nel Life Coaching, e nei manager che hanno adottato lo stile del Coaching. Credo che questa crescita dipenda dall’ efficacia della pratica di abituare le persone a pensare in modo autonomo, piuttosto che dare loro ordini o istruzioni, restando in attesa di una cieca obbedienza. Il dare ordini come unico modo di comunicazione non funziona in un’epoca di incertezza e di cambiamento. Le persone riescono a dare il meglio quando viene dato loro più credito. La rinnovata convinzione che le persone possano imparare quello che ancora non sanno o ancora non sanno fare, ha fornito un ruolo chiave per i coach nel facilitare questo apprendimento. Rendersi conto che fondamentalmente le persone desiderano l’eccellenza e vogliono fare la differenza è il nocciolo del loro empowerment. John Whitmore: Quando la Performance Consultants ha intrapreso trent’anni fa il Coaching in Inghilterra, eravamo i primi in Europa ad operare in questo settore e l’abbiamo applicato nello sport e nelle aziende. All’inizio le più interessate erano le grandi società di consulenza, che lo volevano utilizzare al loro interno e anche con i clienti. Per cinque anni siamo stati relativamente soli nel settore, poi il Coaching ha preso piede, e molti hanno cominciato a lavorare da soli come Business Coach. Il mio libroCoaching for Performanceè stato tradotto in diverse lingue, e il Coaching si è diffuso in tutta Europa, partendo dai paesi scandinavi andando verso il sud. Come si è arricchito il concetto dell’Inner Game in questi anni? Tim Gallwey: Agli inizi l’Inner Game si focalizzava principalmente nell’aiutare una persona ad accedere alle capacità che non sapeva di avere. L’idea era quella di acquietare il pensiero (la mente cosciente) che creava l’abitudine all’autocritica e alla micro-gestione, per fidarsi delle proprie abilità inconsce da mettere in atto e da imparare. Ad esempio, un giocatore di tennis avrebbe acquietato la sua mente, concentrandosi sulle cuciture della palla, lasciando il corpo libero di colpire la palla. Questo metodo di apprendimento costituisce un ritorno all’infanzia, periodo in cui l’apprendimento era ottimale. L’Inner Game ha prodotto risultati magici. Negli ultimi anni l’Inner Game ha combinato la magia della competenza inconscia con la funzione esecutiva consapevole. Questo ha permesso al soggetto di riflettere consapevolmente sul perché eseguisse quel gesto, di fermarsi davanti ad una modalità reattiva o stressante, per fare un passo indietro, pensare, riorganizzare e procedere. Così è nato il connubio delle due più grandi funzioni dell’essere umano: la capacità di imparare dall’esperienza e la capacità di essere consapevoli di ciò che si sta facendo e perché. John Whitmore: L’approccio dell’Inner Game al Coaching lavora ad un livello più profondo, un livello più causale di molte altre metodologie. In particolare, si rivolge a tutta la persona: al corpo, alla mente, alle emozioni e allo spirito, aspetti che purtroppo vengono spesso trascurati da altre scuole di Coaching. Tim, io, ed i colleghi, abbiamo continuato ad affinare questo metodo nel corso degli anni. Quali sono le interrelazioni tra i principi dell’Inner Game e quelli del Coaching? Tim Gallwey: Per molti versi i principi dell’Inner Game hanno preceduto lo sviluppo del Coaching, alimentandolo. La fiducia che la persona possa imparare a fare scelte consapevoli è stato un principio fondamentale, che gran parte dei professionisti del Coaching ha abbracciato. Un altro principio era l’idea che la consapevolezza stessa fosse curativa. Ciò significa che fintanto che c’è dedizione verso l’eccellenza, la crescita della propria consapevolezza della situazione attuale porterà a spontanei cambiamenti verso il meglio. Facendo domande pertinenti circa l’attuale situazione, il coach può notevolmente aumentare questa consapevolezza. Per esempio, se ad un manager autoritario chiedessimo di diventare più consapevole dell’attenzione che riceve quando parla, è probabile che il suo stile ed i comportamenti cambierebbero inconsciamente, nello scoprire che sta ottenendo maggiore attenzione. Ciò richiede una consapevolezza non giudicante nel presente. Il terzo principio è quello della scelta consapevole. In un processo di Coaching, al coachee vengono fornite domande che chiariscono l’intenzione, l’obiettivo, e promuovono la responsabilità personale e l’impegno. Questa attività avviene nella corteccia cerebrale, la stessa parte del cervello che può anche essere impiegata per l’auto-critica e la micro-gestione. John Whitmore: Per me il Coaching è l’Inner Game, e viceversa. Tutti i migliori coach attingono ai principi dell’Inner Game. Qual è il messaggio che intendete veicolare con il vostro evento in programma a Londra in ottobre? Tim Gallwey: Che gli esseri umani hanno molto più potenziale di quanto possano immaginare, e che interferiscono con tale potenziale più di quanto vogliano ammettere. Il rapporto tra il potenziale e l’interferenza può essere espresso attraverso una semplice formula:P = p – i.Performance uguale potenziale meno interferenza. Il coach aiuta il coachee ad utilizzare il potenziale e a ridurre l’auto-interferenza attraverso l’uso di alcuni strumenti specifici che presenteremo. John Whitmore: Vorrei portare all’attenzione dei coach la profondità, la vastità e il grande valore della metodologia dell’Inner Game, dato che si presta a tutte le attività di lavoro e non, allo sport e in particolar modo ai giovani. Secondo la vostra esperienza, quali sono i mindset più comuni che bloccano l’emersione del proprio potenziale? Tim Gallwey: “Non c’è nulla che io possa fare per questo”, “Non è colpa mia”, “Non va bene come sono”, “Lo so già”. Tutte queste affermazioni sviluppano schemi di pensiero che interferiscono con l’espressione del potenziale in grado di fare la differenza. John Whitmore: La paura e la scarsa fiducia in se stessi sono i principali inibitori della manifestazione del potenziale nelle persone. Queste caratteristiche sono spesso il risultato di genitori poco attenti e sistemi di istruzione inefficaci, ma possono essere superati con il Coaching. Come è possibile costruire e vivere un nuovo paradigma? Tim Gallwey: La persona ha bisogno di prendere coscienza del precedente paradigma e di come e quando è stato assunto. Successivamente questo dovrà essere valutato, a seconda che sia di aiuto o di ostacolo agli attuali impegni della persona. Solo quando la persona vede il vecchio paradigma, sarà presente la motivazione per realizzare il cambiamento. Infine c’è solo bisogno di essere consapevoli di quel paradigma da cui scaturiscono le nostre azioni. Di solito non è facile, e un coach può essere d’aiuto. Infine l’inconscio rafforzerà l’impegno per apportare le modifiche necessarie. La persona apprende l’abitudine ad usare lo strumento STOP e a re-impostare il nuovo paradigma. John Whitmore: L’ostacolo più difficile da superare è la paura del cambiamento e di lasciare andare le vecchie credenze, presupposizioni e il condizionamento sociale. Quando se ne diventa padroni, il nuovo paradigma della fiducia emerge in modo naturale. In questi tempi di incertezza, discontinuità e continuo cambiamento, dobbiamo imparare ad adattarci a nuove idee e modi di pensare. In che senso è potente utilizzare l’intenzione cosciente e quali sono i vantaggi? Tim Gallwey: L’intenzione cosciente è una delle principali potenzialità di un essere umano rispetto agli animali. È la capacità di avere un’intenzione cosciente che rende una persona in grado di orientare la propria vita e quindi di essere forte e responsabile verso se stessa. Molte persone operano seguendo la volontà inconscia. Il coach può aiutare la persona a rendere consapevole ciò che è inconsapevole. John Whitmore: Il potere della forza di volontà è fondamentale per il successo, e si sviluppa naturalmente durante il profondo processo di sviluppo personale facilitato dal Coaching. Possiamo tutti realizzare più di quanto tendiamo a credere, soprattutto se i nostri valori sono per il bene comune, piuttosto che per fini egoistici. Su cosa è importante concentrarsi per aumentare il proprio livello di responsabilità? Tim Gallwey: È necessario prendere coscienza di quando non ci assumiamo la responsabilità, o quando agiamo da vittime. È anche necessario capire il beneficio che si ottiene accettando la responsabilità personale, quando sia il caso. Anche in questa circostanza una volta che la persona ha deciso sinceramente che vuole aumentare il livello di responsabilità, allora la consapevolezza non giudicante sarà il punto focale che permetterà il cambiamento. John Whitmore: Costruire la consapevolezza e la responsabilità sono gli obiettivi centrali del Coaching. Dobbiamo sviluppare una chiara visione del significato della responsabilità ed eliminare gli ostacoli interni che ci bloccano nell’adottare l’auto-responsabilità. Come applicare i principi dell’Inner Game a livello individuale e in un’azienda? Tim Gallwey: Questa è una domanda troppo ampia per rispondere in questa sede. Coloro che frequenteranno il seminario saranno in grado di comprendere l’impegno verso se stessi, verso gli altri e nel campo del business. La cosa principale da capire è che questi principi non sono stati inventati da nessuno. Sono i principi su quali le persone di successo già lavorano. La sfida è quella di rinfrescare e rinnovare ciò che la gente già sa. Per fare questo ci deve essere la volontà di imparare. La capacità di imparare è anche innata, ma è sottoutilizzata. La spinta al cambiamento emerge quando una persona ne comprende il beneficio per se stessa e per gli altri. John Whitmore: L’Inner Game Coaching può essere utilizzato in molti modi: con i singoli (leader) con i gruppi (team) e con intere organizzazioni. LaPerformance Consultants Internationalè specializzata nel far progredire i dirigenti e i manager non a diventare coach pienamente qualificati, cosa che richiederebbe troppo tempo, ma ad utilizzare i principi del Coaching come stile di management; questi principi, se applicati correttamente, possono trasformare il successo dell’organizzazione sia finanziariamente che a livello umano.|||

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