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Coaching e cammino

Possiamo usare una metafora legata al viaggio, cioè allo spostamento da un luogo all’altro di una mappa geografica per descrivere il percorso del Coachee verso il suo obiettivo ed il futuro desiderato ? Settembre 2005, sono a Saint Jean Pied de Port, punto di partenza del Camino Francés ,900 km. verso ovest che mi porteranno a piedi a Santiago de Compostela. Sono 1200 anni che migliaia di persone percorrono ogni anno questa strada; spinti da cosa ? Per chi è guidato esclusivamente dalla fede la risposta appare semplice e scontata ma per me che mi “vanto” di partecipare a questa grande fatica da osservatore cosa mi ha portato a definire come mio obiettivo l’arrivo a Santiago ? Mi guardo intorno per scoprire chi mi accompagna in questo viaggio e ben presto mi accorgo che la gran parte dei pellegrini parte sola, ognuno con la sua storia ma che oggi, con la visione dacoach, posso dire: ognuno con la sua” crisi di autogoverno”. Ebbene sì … chi parte ha qualcosa di irrisolto, ha un futuro desiderato che gli sfugge e, forse, cerca la soluzione sulla strada,nella direzione che il tramonto indica ogni sera. LE QUATTRO “A” DEL CAMMINO Accoglienza: Non esiste niente di più accogliente del Cammino nella sua autenticità e spartanità. Ascolto: La strada può solo ascoltare i tuoi passi ed il tuo pensiero, gli altri pellegrini sono a disposizione per sentire le tue storie e le tue parole. Alleanza: Il Cammino con le sue frecce gialle e tutti i pellegrini è il tuo alleato ed il tuo compagno verso Santiago in una moltitudine di lingue e culture diverse. Autenticità: Esiste qualcosa di più autentico della fatica e del silenzio ? E qual è il motto del Cammino ? “UTREIA USSEIA” Cioè “sempre più avanti“ e “sempre più in alto“, è chiaro che la visione religiosa intende nel sempre più in alto il sempre più vicino a Dio, ma la spiegazione che posso dare io è “sempre più in alto”, sempre più vicini alla presa di coscienza ed alla propria autodeterminazione. Quindi ogni percorso ha un significato se ogni giorno facciamo un passo per raggiungere la meta finale ma tutta questa fatica ha un senso solo se, nello spostamento fisico sulla mappa , si accompagna una crescita interiore; una presa di coscienza. Siamo sui Pirenei: ognuno con il suo presente percepito dentro lo zaino, ognuno con la propria crisi di autogoverno ed ognuno con le proprie capacità e potenzialità che al momento sembrano solo quelle fisiche. Ma la cosa più interessante è che tutti hanno lo stesso obiettivo!!! Come è possibile?! Tutte crisi di autogoverno differenti ed un unico obiettivo? Ma analizziamolo, che tipo di obiettivo è arrivare a Santiago? Specifico: Più chiaro e specifico di un punto di arrivo sulla cartina! Misurabile: La misura è in km, misurabili tutti i giorni, tutti i momenti del cammino posso controllare quanto ho fatto sulla cartina. Attuabile: Basta saper camminare e mettere un passo davanti all’altro. Rilevante: Beh, 850 km. A piedi sono una bella sfida .. sono rilevanti da un punto di vista fisico ma anche storico e spirituale. In realtà si può partire da Milano ed andare a Napoli per fare gli stessi km, ma non esiste un percorso più rilevante e importante da un punto di vista storico e culturale come il Cammino. Temporale: Ognuno con le proprie capacità definisce i tempi del percorso, molti percorrono il cammino diluendo le tappe in anni diversi se il lavoro o la famiglia non gli permettono di farlo in una solo volta. Ecologico: esiste qualcosa di più ecologico e compatibile con i propri valori di camminare con i propri pensieri? Registrato: Già il fatto di partire e allontanarsi da casa è una dichiarazione di responsabilità verso l’obiettivo. Sono 1200 anni di storia, milioni di passi, migliaia di crisi di autogoverno che raggiungono le reliquie di San Giacomo e abbracciano la statua dopo essere passati sotto il Portico della Gloria. La tradizione è rispettata, lo storia si ripete e seduti sul proprio obiettivo si ascolta la messa al centro della navata della cattedrale di Santiago con lo zaino al fianco. Santiago è un obiettivo S.M.A.R.T.E.R., è un punto sulla mappa con delle coordinate che il cammino ha reso percorribile e che la storia ha definito rilevante da un punto di vista culturale e spirituale. Ma seduti nella piazza dell’Obradorio, il giorno successivo all’arrivo, i pellegrini si guardano silenziosi e smagriti dalla fatica di 30 giorni di marcia, sanno che il loro futuro sarà diverso. Allora perché tante persone percorrono ogni anno il cammino, perché ci sono anch’io? Perché Santiago è il mezzo, e non l’arrivo, di un percorso appena cominciato che, passo dopo passo, guardando sempre più in alto , con metodo e fatica ci porterà verso ovest e, guardando il tramonto ogni sera, ci sentiremo più vicini al nostro futuro desiderato

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