Intervista a Marcello Laneri – Scoprire se stessi ed incontrare laltro

Marcello Laneri è docente, educatore, che vive la sua missione educativa nel cuore della scuola come “trasmettitore di emozioni”. È stato dirigente scolastico e ha fatto della creatività e della passione il suo vestito su misura. Che senso ha per te essere e fare l’insegnante oggi? Mi piace la distinzione tra “essere” e “fare” l’insegnante: sono l’insegnante che avrei desiderato, trasmettitore di emozioni più che di conoscenze e di conoscenze in quanto emozioni di vita! Lo “faccio”, perciò, non solo per me, ma per il potenziale umano che mi è affidato: i miei alunni! Senza dubbio: Loro sono il mio senso! Cosa ti motiva nel perseguire le tue attività in ambito professionale? Un giorno un mio alunno mi disse: “Professò, durante le tue lezioni non riesco a dormire! Mi tieni troppo sveglio!”. Credo che sia questo ciò che mi motiva: tenerli “svegli!” e strapparli ad ogni tipo di “assopimento”, metaforico e reale! Quali sono le sfide che ci attendono nell’ambito dell’istruzione-educazione? C’è una grande sfida per tutti gli educatori di fronte ad una generazione “giovani in evoluzione”: laComunicazione efficace. Se il vero compito della Scuola è “educere” (Tirar fuor, lat.), l’insegnante (e l’educatore, in genere) ha l’arduo compito/dovere di ricercare il linguaggio adatto per essere accattivante, vivo, capace di interpellare. Nella sfida della Comunicazione ci occorre trovare nuove modalità per rendere la “cultura” parte della vita e strumento di felicità e libertà. Quale tra i tuoi valori ti guida nell’essere e nel fare l’insegnante? L’AMORE. La follia di un Amore che trasforma, amare la mia missione educativa, amare chi mi è affidato, e inventarmi per amore un modo diverso di fare insegnamento. Poi vedi che quest’Amore passa, si contagia, coinvolge … così, oltre che a guidarti, ti “trascina”! Quali capacità secondo te dovrebbe sviluppare un insegnante? ASCOLTARSI, ASCOLTARE, SAPERSI FAR ASCOLTARE…PRODURRE ASCOLTATORI. Ascoltarsi: ripartire sempre dalla propria motivazione, al di là delle stanchezze, essere consapevole della propria missione, della propria vocazione educativa. Ascoltare: porsi davanti a persone vive (o solo da risvegliare!) udendo i loro ritmi; Sapersi far ascoltare: il sapere ed il saper fare trovano fertilità solo nel saper essere, quindi la credibilità. Infine,Produrre ascoltatori: perché, provocati dalla nostra domanda sappiano ascoltare intorno a se stessi per produrre altra domanda che diventa ricerca, scoperta, invenzione … oltre te. Quale esperienza emozionante ricordi con più piacere con i tuoi alunni? L’esperienza più emozionante è stata quella di aver coinvolto i miei alunni finalisti in una viaggio missionario in Africa per 40 giorni: all’interno della raccapricciante baraccopoli di Addis Abeba (Etiopia) si portava avanti un progetto educativo per la fondazione di un centro studi per i bimbi “fantasmi” della società … Li ho visti capaci di essere Speranza operativa! Fantastici! Ultima tra tutti la recente esperienza estiva vissuta sul Gargano con 25 studenti e altri 2 colleghi: un campo estivo come un grande gioco con un obiettivo tematico audace “Scoprire se stessi ed incontrare l’altro”. Quando l’esperienza culturale straborda dall’aula ed entra nella vita … Cos’è importante per te ricordare ogni giorno? Che io parto dalla terra con loro, per vivere insieme l’esperienza della crescita e farmi da parte per permettere il loro volo. L’ho imparato dai tanti alunni incontrati nelle diverse realtà romane di Centocelle, Grottaferrata, Frascati, Flaminio, Aventino e, ora, a Torre Maura, Torre Angela, Tor Bella Monaca… terre di grande potenziale. Che messaggio vuoi lasciare ai giovani? La tua persona è il miracolo vivente. In te tutti i colori per realizzare verità, libertà … Felicità! Una frase che ti guida? La prima è motto della mia vita da sempre: “Ama, tutti, sempre, comunque, e con gioia!”; La seconda è di un grande uomo che dà il nome alla mia attuale Scuola: “Dove c’è cultura, c’è luce; dove c’è luce, c’è felicità” (Giovanni Falcone)! Quale sogno accende il tuo futuro? Ho un sogno del tipo “quando sarò grande”: realizzare un casale, un grande luogo di accoglienza educativa … per quei giovani che si trovano “sperduti” e con “dispari” opportunità, perché – attraverso i loro medesimi linguaggi – possano trovare chi crede in loro senza pretendere, chi li accompagna a scoprire la loro scelta di vita, chi li sostiene praticamente nelle scelte evitando che altre “scelte” li fagocitino. Per fortuna posso dire di non esser mai riuscito a perdere la voglia di sognare. Un sognatore solitario risulta un folle, più sognatori insieme … realizzano un Progetto!!! La vita, inaspettatamente,ti fa incontrare altri sognatori. Loro sono il pezzo di ponte che unisce il sogno alla realtà …
I commenti sono chiusi.