Se mi fido…

Ogni giorno mentre camminiamo per strada, mentre lavoriamo, mentre parliamo, mentre viviamo ci imbattiamo in un mare di emozioni. Le nostre e quelle degli altri. Con sottile curiosità ci lasciamo travolgere dai racconti della gente che incontriamo lasciando scatenare dentro di noi mille temporali emotivi, fuochi d’artificio esplosivi che ci fanno tremare solo perché in quel momento stiamo “matchando” le nostre storie con quelle degli altri. Non ci rendiamo conto che ciò che stiamo facendo a noi stessi è darci fiducia. Dare fiducia alle nostre parole mentre le doniamo agli altri; dare fiducia alle nostre emozioni che sono il fuoco principale dei nostri racconti; dare fiducia a noi stessi per l’alchimia che sappiamo creare. Quello che facciamo inconsapevolmente è anche dare fiducia agli altri. Molto spesso non ce ne accorgiamo. Ma, se parliamo di noi, se raccontiamo la nostra vita ai nostri cari, ai nostri colleghi, a degli sconosciuti, è perché fondamentalmente stiamo dando loro fiducia. La meraviglia di tutto ciò è un meccanismo naturale sano che ci permette di essere noi stessi in qualsiasi momento, ci permettere di farci approvare qualsiasi cosa stiamo dicendo e vivendo. Avere fiducia infatti ci permette di “vivere” e di certo non di “sopravvivere”. Ci permette di entrare in un cerchio magico all’interno del quale facciamo entrare chi vogliamo. E nel momento in cui il cerchio magico si crea, quei “chi” all’interno se ne accorgono e ci parlano, si confidano, si emozionano, piangono, ridono poiché mettendosi in gioco anche loro, inconsapevolmente si sono fidati, non solo del nostro cerchio magico, non solo di noi, ma soprattutto di loro stessi. Cerqueti: “Abbiamo bisogno di gente in gamba come lei!” Bettini: “Speriamo bene…” Cerqueti: “Bene, adesso come prassi dovrei spiegarle un po’ tutto, no? Invece voglio raccontarle una storiella. Un giorno in un piccolo paesino di montagna giunse un equilibrista di strada. Tese la corda su un profondo dirupo e tutti gli abitanti accorsero a vedere. Sarebbe bastato un piccolo passo falso e si sarebbe sfracellato sulle rocce. La gente seguiva con il fiato sospeso e lui piano piano, passo dopo passo, raggiunse l’altra parte. Tutti applaudirono l’impresa. A quel punto l’equilibrista avvicinò uno del pubblico e gli chiese: “Lei crede che io sia capace di farlo portando una cariola piena?” Il tizio rispose: “Si.” “Bene, allora entri nella cariola!” Bettini: “E… è entrato?” Cerqueti: “Lei cosa avrebbe fatto?” Bettini: “Bè, io se mi fido nella cariola ci entro” Cerqueti: “Ben arrivato Bettini!” Bettini: “Grazie.” (Tratto dal film di Alessandro d’Alatri – “La febbre”)
I commenti sono chiusi.