Intervista a Magnus Lindkvist. Quale futuro ci aspetta?

Sfidare il proprio pensiero. Considerare gli opposti (“che cosa succede se l’esatto contrario di quello che penso accadrà ed è proprio qualcosa che sta per accadere?”), guardare le anomalie, provocare se stessi, viaggiare. Più ricco è il nostro ritratto del mondo, migliore sarà il nostro “pensare al futuro”. IlForum delle Eccellenze2013 diPerformance Strategiesprevede la presenza, per la prima volta in Italia, del futurologo e trend spotter norvegeseMagnus Lindkvist, un personaggio straordinario di rilevanza mondiale, che insegna ad osservare le tendenze visibili nella realtà ed a leggere il futuro: in un momento in cui saper leggere le proprie mappe e intravedere futuri possibili per uscire da questa crisi appare sempre più cruciale, leggiamo i consigli del futurologo norvegese, membro del prestigioso TED e relatore appassionato e coinvolgente. E’ possibile in questo particolare periodo storico pensare a lungo termine? L’idea che questo particolare momento sia in qualche modo realmente unico è un’illusione creata da politici che vendono paura, giovani che cercano la rivoluzione e venditori che ci chiedono di agire in fretta. In realtà, è possibile trovare molti paralleli alla turbolenza che abbiamo di fronte in questo momento. L’estate del 1913. L’autunno del 1973. L’inverno del 1990. E così via. È sempre possibile farlo e noi dovremmo fare uno sforzo per adottare una prospettiva a lungo termine sulle cose per evitare di prendere decisioni affrettate. Perché ritieni così importante pensare al futuro? Il futuro è dove tu ed io passeremo il resto della nostra vita, come qualcuno ha detto. Un tempo molte cose (chi sposare, dove vivere, che lavoro fare, ecc.) erano di solito decise per noi, ma ora siamo stati condannati ad una vita di libertà eterna e nel perseguire le opzioni che questa libertà ci fornisce, il pensare al futuro passa dall’ essere un lusso all’ essere una necessità. Quali sono gli errori più comuni nei quali si incorre quando facciamo previsioni sul futuro? Io li chiamo errori futurologici e tutti noi ne facciamo. a) La convinzione che il futuro accada in un punto specifico nel tempo, vale a dire un posto che ci aspetta ad un certo punto della nostra strada. In realtà, si tratta di una visione che usiamo per guidare le nostre decisioni nel presente. b) La convinzione che il futuro è su una cosa (“Il futuro riguarda i social media”), quando, invece, nel corso del tempo, le cose tendono a divergere. Un prodotto diventa dieci prodotti; una professione diventa quindici titoli di studio, ecc. c) La convinzione che il futuro sia buono o cattivo. Facciamo una dichiarazione morale (che spesso coinvolge la vita dei nostri figli in qualche modo) quando la morale e i valori tendono a cambiare nel tempo. Pensate all’omosessualità che è stata considerata un crimine 60 anni fa, mentre oggi è un prerequisito per una città che vuole essere creativa, secondo il professor Richard Florida. Qual è l’atteggiamento giusto che dobbiamo adottare per il futuro? Cercare di sfidare il proprio pensiero. Considerare gli opposti (“che cosa succede se l’esatto contrario di quello che penso accadrà ed è proprio qualcosa che sta per accadere?”), guardare le anomalie, provocare se stessi, viaggiare. Più ricco è il nostro ritratto del mondo, migliore sarà il nostro “pensare al futuro”. Quali saranno le migliori idee a livello mondiale del 2014? Io uso sempreAngry Birds(noto video gioco n.d.r.) come esempio di una buona idea che non può essere prevista. Allo stesso modo, la maggior parte dei libri, canzoni o film più venduti del 2014 sono ancora sconosciuti. Sappiamo, tuttavia, che qualcuno ha qualche idea che risolverà la recessione nei paesi dell’Unione Europea. Credo che questa sarà la migliore idea del 2014. Quali sono le tendenze e le aree di crescita economica per il prossimo quinquennio (2014-2019)? L’economia mondiale sta convergendo e il modello economico dei paesi inizia a diventare sempre più simile. Allo stesso modo, tendiamo a vivere in città e diventare vecchi, e quindi i prossimi cinque anni porteranno armonizzazione (ma non armonia) nelle opportunità e nelle sfide che abbiamo di fronte. Inoltre, l’aumento di IT, l’ambientalismo, le generazioni più giovani sono argomenti che sento dovunque, da Roma a Santiago. L’andamento economico più interessante è il passaggio dalla ricchezza ereditata alla ricchezza self-made dove i lavori scompaiono e l’imprenditorialità diventa la norma. Allo stesso modo, sono affascinato da quante cose (informazioni, per esempio) accadono adesso in tempo reale. Quali sono le tendenze più significative per le aziende? Le aziende oggi hanno bisogno di scegliere se essere in concorrenza o creare qualcosa di nuovo. La prima alternativa è come lo show televisivo Pop Idol, dove si guarda a cosa fa il nostro sfidante e poi si prova a performare meglio. La seconda implica, invece, sfidare lo status quo per portare nuove idee per un mercato, che ultimamente tende ad essere molto impopolare. Questa scelta di fondo influenza il modo in cui una società dovrebbe guardare alle tendenze. Se si vuole competere, si è costretti a stare al gioco e cercare un piccolo vantaggio (in IT, nelle vendite, in distribuzione, in HR) che ti darà un margine rispetto ai concorrenti. Se si desidera creare cose nuove, è necessario pensare a cosa siamo in grado di reinventare e trasformare. Come possiamo individuarle e come possiamo sfruttarle per sviluppare e commercializzare prodotti o servizi? Una società ha tre fonti di idee: interne (personale, brevetti, storia), esterne (clienti, università, concorrenti) e ibride (immagine del brand, per esempio). Trovo che le idee più interessanti sono storicamente state la combinazioni di tutte le tre fonti. Quali sono le sfide più grandi che le aziende sono chiamate ad affrontare? Il fatto è che la vita media di una società (secondo Stratix, azienda di consulenza olandese) è di soli 12,5 anni (meno di quella media di un picchio). Il tempo è particolarmente crudele con le aziende, mentre, in altri campi, è capace di creare arte e bellezza. Quanto ritieni importante l’innovazione tecnologica e come è possibile servirsene per fare una programmazione a lungo termine? Nel breve periodo, si tende ad aggiungere la tecnologia a quello che stiamo già facendo (per esempio la banca diventa mobile), ma a lungo andare, potrebbe trasformare interi modi di vita e di lavoro. La maggior parte delle aziende utilizza la tecnologia solo per ottenere guadagni a breve termine; così la vera trasformazione tende a venire da dilettanti, start-up e ricercatori. Se si vuole fare un piano a lungo termine come azienda, bisogna pensare come una start-up. Cosa intendi per Gigatrends e quanti e quali se ne possono individuare in questo periodo storico? Gigatrends sono il tipo di forze invisibili ed a lungo termine a cui non riusciamo a pensare come se fossero delle tendenze, perché sono così lente chetendiamo a pensarle come facenti parte della vita quotidiana. Che cosa si intende per “dematerializzazione”? il termine non è mio e significa “richiedere meno per fare di più” (ad esempio per fare un film, oggi, avete bisogno solo di un telefono cellulare, mentre 20 anni fa, avevate bisogno di una fotocamera, un dispositivo di montaggio, distribuzione, celluloide, ecc) A fine novembre sarai per la prima volta in Italia al Forum delle Eccellenze 2013. Ci puoi dare qualche anticipazione degli argomenti di cui parlerai? Voglio dare alla gente un senso di eccitazione per il futuro e dare la sensazione di sentirsi in grado di incidere positivamente sul proprio futuro (nel lavoro e nella vita) attraverso esercizi pratici. Quali sono state le tue tre previsioni più riuscite? La maggior parte di ciò che ho scritto sui cambiamenti a lungo termine nel mio libro del 2009Everything We Know Is Wrongsi è già avverata. Ma, in definitiva, io sono molto più interessato alle previsioni sbagliate e a cosa possono insegnarci sul mondo. Per ulteriori informazioni:corporate@performancestrategies.it-www.performancestrategies.it
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