Take a fresh look at your lifestyle.

Psicologa e Coach per il benessere delle aziende

Ho sempre amato avere a che fare con le persone, le risorse umane e con lo stabilire relazioni. Sono laureata in psicologia del lavoro e delle organizzazioni e fin dal liceo ho avuto questa grande passione per la psicologia. Il mio pensiero era rivolto a lavorare in azienda, comprendere come poter portare benessere all’interno delle organizzazioni. Finiti gli studi decisi quindi di investire in un master post laurea in gestione di impresa e mi sono appassionata anche al marketing. Cominciai a comprendere sempre di più quale fosse il valore aggiunto che una persona laureata in psicologia avrebbe potuto portare all’interno delle aziende. Volevo conoscere meglio la realtà aziendale e farmi un’idea, capire quali erano i vari orientamenti, capire la differenza tra un’azienda di produzione e un’azienda di servizi. Ho iniziato il mio percorso professionale alternando le mie collaborazioni occupandomi sia di selezione che di formazione, due approcci decisamente diversi. Quando si fa selezione sei veramente responsabile del futuro di un’altra persona soprattutto quando hai a che fare con dei giovani neolaureati, per inserirli in grande aziende. In quel periodo iniziai a fare un po’ di coaching, per aiutarli a far emergere le loro potenzialità e la consapevolezza del loro valore. Iniziai a seguire le persone monitorandole per un anno della loro carriera lavorativa, incontrandole ogni mese e mezzo. Analizzavo con loro le cose che già funzionavano e quelle che non andavano, esploravamo i loro limiti, e quali erano invece le possibilità che non si erano dati in quel momento e come fosse il loro approccio di relazione all’interno dell’azienda. Nel frattempo facevo formazione. Al tempo lavoravo molto con la comunità europea su progetti con disoccupati di lunga durata e con persone non istruite, con l’obiettivo di rimetterli sul mercato del lavoro nel più breve tempo possibile. È stata una sfida oltre che un’occasione formativa di arricchimento personale. La prima volta che mi sono presentata in aula avevo 25 anni e mi trovavo con una platea di ultra quarantenni che non mi davano credito. Dovevo trovare quella forza, quell’aggancio, per arrivare a loro e passare al meglio il messaggi della mia comunicazione. I primi tempi erano sconfortanti, ma scelsi di andare avanti come prova e atto della mia crescita. L’esperienza più significativa è stata quella di vedere queste persone saper leggere e scrivere nel giro di 5 mesi, oltre ad aver appreso concetti sul mercato del lavoro, su come dovevano porsi, come dovevano interagire, scrivere i primi cv e fare i primi colloqui. Si trattava di lavori umili, ma per loro di importanza vitale perché erano riusciti a raggiungere qualcosa di importante. Ero sempre in giro per lavoro e poi decisi di stabilizzarmi su Roma, per riflettere un po’ su di me e sulle scelte da intraprendere. Mi sono legata ad una società di consulenza dove ho fatto selezione ed outplacement, ma non riuscivo a coglierne gli effettivi benefici, poiché non riuscivo a vedere la concreta crescita della persona. Infatti nel percorso di outplacement quando la persona trovava lavoro il mio intervento finiva lì. Dopo questa esperienza ho deciso di fare il passo e legarmi ad un’azienda e ho iniziato a cercare una possibilità concreta per conoscere meglio il mondo dell’azienda dall’interno. Ho avuto la fortuna di lavorare per un’azienda operante nel settore auto motive, dove ho iniziato come responsabile della formazione e lavoravo a stretto contatto con la rete dei concessionari a struttura familiare, per farli ragionare in un’ottica multinazionale, lavorando sul concetto di cambiamento culturale. È proprio in questa occasione che abbiamo iniziato ad utilizzare in maniera sistematica le prime sessioni di Coaching. Le prime volte non fu semplice andare a spiegare cosa fosse il coaching, e poi implementare progetti di sviluppo sugli operai, parlare di potenzialità delle risorse e monitorare i progressi. Facevo tutto questo ma senza che fossi certificata come coach, parliamo del 2004. Poi il Direttore delle risorse umane mi chiamò per propormi l’idea di provare ad inserire il coaching direttamente all’interno dell’azienda. Era importante chiarire innanzitutto l’obiettivo. Con chi farlo e perché farlo. Era fondamentale lavorare sul commitment personale e dei responsabili. Avremmo dovuto spiegare bene cosa fosse il coaching, a cosa potesse servire, per evitare che dalle persone potesse essere percepito come “ho dei problemi, ora mi stanno mettendo affianco lo psicologo”, perché al tempo questa era la prima comunicazione che passava. Non tutti percepiscono il valore del coaching. Quando si tenta di inserire il coaching in azienda è fondamentale capire se i responsabili dei manager sono d’accordo. Meglio fare prima una formazione sul coaching per poi inserirlo in azienda, per far comprenderne il valore aggiunto. Abbiamo iniziato quindi le prime ricerche di mercato per trovare i coach. Sono andata sul sito della International Coach Federation per individuare una società. Abbiamo iniziato affidando 9 manager ad un coach esterno all’azienda, prevedendo 10 incontri in un anno. Nel primo e nell’ultimo incontro partecipava anche l’HR, mentre gli altri erano tra coach e coachee. Dopo questa prima esperienza abbiamo raggiunto risultati interessanti. Alcune persone hanno fatto dei progressi, una persona alla fine del percorso è andata via dall’azienda e ha deciso di fare il libero professionista. E per noi anche questo è stato un successo. Se non avesse fatto questo percorso di coaching questa persona sarebbe rimasta in azienda chissà per quanto tempo scontenta e improduttiva. In quel periodo sentii la necessità di sistematizzare la mia conoscenza del coaching e mi sono formata come coach (2006-2007). In azienda siamo poi passati al team coaching e abbiamo visto dei notevoli cambiamenti anche in termini di risultati economici. Il fatturato era aumentato e l’azienda è stata felice di questo investimento. Il clima tra capi e collaboratori era migliorato. E soprattutto i capi erano diventati partner coach dei loro collaboratori. È stato un processo evolutivo a cascata. Poi ho cambiato azienda. A dicembre 2007 sono entrata in Axa MPS. Oggi mi occupo di selezione, formazione, sviluppo, e gestione della persona dall’inizio alla fine della propria carriera. Mi occupo di progetti nei quali il coaching è l’elemento centrale di sviluppo e innovazione e continuo a esplorare nuove vie di crescita personale.

I commenti sono chiusi.