Coaching e dislessia: una via d’uscita

Eri alto, triste e introverso. La scuola per te era un incubo: avevi difficoltà a leggere, a scrivere, a studiare. Poi ti sei impegnato, hai sudato e hai scoperto con fatica i tuoi talenti. Una piccola storia. Una storia di coaching, di adolescenti e di studio. In palestra per caso una signora mi confida le difficoltà scolastiche del suo secondogenito, un ragazzino dislessico di 12 anni; mi racconta gli ostacoli che incontra come madre e mi chiede di aiutarla per iniziare un percorso con suo figlio. Accetto di conoscere Daniele e il rapporto di fiducia è immediato: mi ha subito colpito la sua apertura, la capacità di affidare il suo allenamento scolastico a un’estranea. La voglia di fidarsi. Era orgogliosamente rinchiuso in se, aveva tanto sofferto all’elementari per la sua dislessia e si portava dietro delle ferite; era in chiusura nei confronti dello studio, dei suoi compagni e di alcune insegnanti, nonostante fosse un ragazzo con una grande capacità relazionale. Abbiamo incominciato a studiare insieme, in maniera speculare: ognuno con il proprio quaderno di appunti e di esercizi. Io lavoravo insieme a lui, accanto a lui e seguendo percorsi grafici condivisi. Inizialmente è stata una fatica incredibile… Ma un passo dopo l’altro si schiariva il suo percorso, si intravedeva un grande miglioramento del suo essere studente. Più lo conoscevo e più mi rendevo conto di quante qualità avesse, che lui per primo non riusciva a riconoscere. Una grande determinazione: non ha mai mollato. Creatività da vendere, la dignità, l’umiltà nel chiedere aiuto. Questo ragazzo ha rivoluzionato i suoi tempi di studio e il suo metodo, mi ha dato fiducia e ne ha ricevuta tanta da me. Man mano che andavamo avanti si rendeva conto di quali fossero i suoi punti di forza ma anche gli ostacoli da superare. Per esempio la sua calligrafia: un ragazzo dislessico a volte è anche disgrafico, e quando incontra un’insegnante che non ha la pazienza o la voglia di andare oltre l’ostacolo grafico, beh i voti sono sicuramente molto scoraggianti. Daniele ha capito che doveva essere lui ad andare oltre il voto scritto e ha scelto di puntare di più sugli orali, comprendendo così l’importanza di impiegare le proprie energie nell’allenare ciò che gli è più facile controllare. Assecondando la propria indole e non andandole contro. E quando ha accettato le proprie difficoltà nei compiti scritti ha iniziato ad ottenere maggiori risultati. Esempio significativo è l’ esame di terza media. La sua tesina è stata la costruzione di sè. Daniele si è impegnato tanto, ha coinvolto la sua famiglia e ha creato un piccolo capolavoro scolastico ricco di creatività, curiosità, senso di giustizia. Il suo esame è stato brillante, prese otto al compito scritto di matematica, e quando la sua insegnante gli chiese: “ Sei contento, non te l’aspettavi questo voto vero?” lui annuì. Solo in seguito mi ha confidato che sapeva di essere andato bene, ormai aveva capito che era la professoressa che non se l’aspettava! Continuando il suo percorso di coaching, durante gli anni del liceo, ha accettato la sua dislessia; l’ha interiorizzata e ha fatto outing parlandone in classe con insegnanti e compagni e così ha iniziato a studiare in gruppo. Ha iniziato a pianificare lo studio giornaliero, capendo di quante ore necessitasse per ogni materia. Ha iniziato a non subire più la scuola ma a esserne un protagonista attivo. Questo esercizio l’ha aiutato a vedersi come studente anche nel futuro, dopo la scuola. E sicuramente progettare il suo futuro universitario, vedersi dopo 10 anni come professionista, ha contribuito a superare le difficoltà scolastiche del presente; l’ha aiutato ad andare oltre le incomprensioni con gli insegnanti. Sono passati tre anni dal nostro ultimo incontro, e ora Daniele è un ragazzo felice ed estroverso, sta studiando per la maturità classica ed è già proiettato ad affrontare la sfida dell’università il prossimo anno.
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