Il potenziale e latteggiamento: la leadership e il coaching per lo sviluppo sostenibile

L’economia globale non è l’unico settore ad essere in crisi. L’instabilità degli ultimi mesi ha anche evidenziato l’inadeguatezza di coloro che occupano posizioni di leadership – non solo nei servizi bancari e finanziari, ma anche in molti altri settori. Mentre alcuni leader nel settore del business hanno mostrato una sconvolgente mancanza di visione, di saggezza, di integrità, di autenticità e di umiltà, i leader politici non hanno agito molto meglio, reagendo con paura e rifiuto ad eventi che li hanno colti di sorpresa. È chiaro che molti dei nostri leader hanno urgente bisogno di sviluppare nuove qualità interiori e sbarazzarsi di quella miopia che ci ha portato nella confusione che stiamo vivendo. Credo che il coaching, che si propone di aiutare le persone a scoprire, sviluppare, definire e affinare le proprie forze interiori, possa essere all’altezza di questa sfida. Infatti, nella mia esperienza, è proprio ciò che sta facendo. Il coaching come professione è nato venticinque anni fa come attività in forma di life coaching o executive coaching per coloro che sono stati in grado di riconoscere che nella vita c’era qualcosa di più che una villa comprata a rate, una macchina veloce e un lavoro prestigioso. Queste persone non avevano bisogno di una terapia, poiché non erano affetti da un problema di salute mentale. Però avevano bisogno di guardare dentro se stessi per arrivare alle preziose qualità che esistono, latenti, in tutti noi, ma che usiamo raramente, ed è per questo che sono passati al coaching. Questo tipo di coaching era ben lontano dalla metodologia normativa e basata sugli errori che è stata a lungo usata negli allenamenti sportivi. Il life coaching e l’executive coaching si basano sui più recenti sviluppi nel campo della psicologia che mettono il coachee (cliente) al centro del processo, anziché il coach. Il coaching è ormai una professione e nella sola Gran Bretagna ci sono 10.000 coach che lavorano con individui, team, piccole imprese, aziende e istituzioni, come il servizio sanitario, l’istruzione, l’UE e l’ONU. In molti casi, queste organizzazioni stanno cercando di trasformarsi attraverso una “destratificazione” delle loro strutture, dando a ciascun strato un grado maggiore di autonomia e responsabilità. Un altro aspetto di questo processo implica l’adozione di uno stile di management basato sui principi dellebest practicedel coaching: elevata consapevolezza ed elevata responsabilità. Queste sono le aree dove i coach possono svolgere un ruolo importante, perché il nuovo stile di leadership richiede ai dirigenti di svilupparsi interiormente, in modo che siano poi in grado di aiutare gli altri dipendenti a fare lo stesso. Eppure, nonostante gli sforzi instancabili di un’armata di coach, la resistenza umana al cambiamento si è dimostrata un osso duro da affrontare. Ci vuole una crisi per costringere la gente ad accettare la necessità di un reale cambiamento. Le migliori risposte alle crisi di ogni genere sono date da persone con buone capacità di adattabilità e ripresa, di forza interiore, di visione d’insieme e di compassione. Queste sono le qualità che almeno alcuni dei nostri leader, attuali o recentemente scomparsi, sembrano non possedere affatto. La loro assenza può non essere la causa principale dell’attuale crisi, ma ha certamente peggiorato le cose. Quindi il coaching ha un compito monumentale: quello di aiutare i leader a raggiungere la maturità di cui hanno bisogno. La stessa crisi potrebbe rendere questo compito più facile stimolando gli imprenditori e, spero, alcuni politici, ad abbandonare alcune delle loro vecchie convinzioni, a domandarsi se le loro azioni siano guidate dall’avidità, a riflettere sul loro scopo di vita e a sviluppare la volontà di contribuire ad uno scopo più ampio. Anche in questo i coach sono coinvolti, in quanto le risposte si trovano nel cuore e nella mente delle persone. Il coaching può aiutare i nostri leader ed ex leader ad accedere a questa banca di ricchezza interiore, una banca che a mio avviso è molto più ricca di qualsiasi altra banca reale. Non ho dubbi che molte aziende, tra cui anche alcune banche che si sono salvate, faranno di tutto per tornare al lavoro come prima, ma resteranno deluse: nulla sarà più lo stesso. I dirigenti otterranno di nuovo credibilità solo quando dimostreranno di meritarlo. Molti dei nostri leader hanno dimostrato di avere grande talento e intelligenza, ma sono stati anche illusi. Se si svegliassero da questa illusione, potrebbero ancora essere leader in futuro, e trovare la soddisfazione autentica che non hanno mai trovato nelle illusioni materiali che li hanno accecati in passato. Non è una richiesta troppo esosa. In ultima analisi è semplicemente una questione di evoluzione personale, e di conseguenza psico-sociale. Le aziende devono rivedere i loro ruoli, il loro contributo sul piano sociale e la loro capacità di mantenere i propri dipendenti, non solo offrendo ricompense finanziarie, ma fornendo loro un lavoro soddisfacente, un ambiente vivibile e relazioni positive. Anche questa è un’area in cui il coaching potrà svolgere un ruolo di primo piano. Il rispetto nei confronti degli imprenditori di ogni tipo ha subito un forte colpo, non ultimo a causa dei bonus troppo cospicui, e di altri premi che alcuni di loro hanno percepito. Avranno molto terreno da recuperare se vorranno ristabilire la loro autorevolezza. Il modo per farlo sarà quello di mostrare umiltà e la volontà di ascoltare quello che i loro staff e la società vogliono da loro. Quello che mi auguro possa emergere da questa crisi è la consapevolezza che la crescita quantitativa senza limiti non è più la via da seguire, mentre il contributo qualitativo è un’opzione migliore. Ciò non significa che le imprese avranno per forza profitti modesti, ma che la gente e il pianeta dovrebbero avere la precedenza. Quali sono dunque le prospettive a lungo termine per il coaching? Direi da buone ad eccellenti, dato che in un momento in cui gli imprenditori si sentono in balia di una corrente che sfugge al loro controllo, c’è un enorme bisogno della varietà dei servizi che i coach validi sono in grado di offrire. Sono convinto che i coach avranno in futuro un ruolo più consapevole e di consulenza, ponendo l’accento non sull’attività specifica dell’azienda, ma sulla giustizia sociale e sulle questioni ambientali, oltre che personali, sociali e, a volte, sullo sviluppo spirituale. Vorrei sottolineare qui che nella maggior parte delle culture asiatiche non c’è confine tra lo sviluppo psicologico e quello spirituale. È solo in Occidente che abbiamo posto un limite tra i due che, a mio avviso, nasce dal nostro approccio verso la scienza basato sul ragionamento a compartimenti stagni. I coach dovranno ampliare le loro competenze per includere approcci rivolti all’intero sistema, se vogliono giocare su un terreno globale, che sta guardando sempre più ad est. A volte è utile, persino rassicurante, interpretare eventi drammatici come indicazioni sintomatiche di un cambiamento più grande. La crisi attuale è proprio questo: un sintomo a lungo termine, una tendenza sociale globale che consiste nel passaggio dalla struttura gerarchica all’auto-responsabilità. Questa è una tappa davvero significativa nell’evoluzione umana. Stiamo vivendo il momento in cui la struttura gerarchica rivela la sua fragilità e perde la sua influenza, ma abbiamo molta strada da fare prima che venga sostituita dall’auto-responsabilità. Stiamo entrando in un periodo di caos relativo, di liberazione che può degenerare nella sregolatezza, mentre definiamo e ci assumiamo le nostre nuove responsabilità. Sono convinto che col tempo diventeremo individui migliori, più evoluti e più responsabili. “Le migliori risposte alle crisi di ogni genere sono date da persone con buone capacità di adattabilità e ripresa, di forza interiore, di visione d’insieme e di compassione”.Articolo pubblicato su: People Management Magazine, 12 marzo 2009 Contact:johnwhitmore@performanceconsultants.com|||
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