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Il giorno della memoria: ricordiamo oggi per essere liberi domani

Solo 70 anni fa le Forze Alleate forzarono i cancelli di Auschwitz e liberarono i sopravvissuti Il passato, anche il più doloroso è l’anello della catena che ci lega a tutti gli uomini della terra e alla storia dell’umanità. La vita di chi ci ha preceduto è nel nostro DNA, ha lasciato una traccia, che possiamo negare, far cadere nell’oblio, ma in ogni caso ci appartiene. Abbiamo il dovere e la responsabilità di cogliere e riconoscere gli insegnamenti della storia,farne tesoro per andare avanti, per contribuire all’evoluzione di questa strana razza a cui apparteniamo, senza commettere le atrocità del passato. Siamo gli unici esseri viventi che si auto distruggono, minano l’ambiente in cui vivono e piuttosto che dedicare energie allo sviluppo e al benessere collettivo, investono in guerre fratricide e in speculazioni dissennate. E’ vero tutto questo è sempre stato, ma non è detto che dovrà sempre essere.Solo 70 anni fa, le Forze Alleate forzarono i cancelli diAuschwitz e liberarono i sopravvissuti ancora in mano ai tedeschi. Quasi un milione e mezzo di ebrei erano stati trucidati insieme a Rom, omosessuali e disabili. La cronaca recente porta ancora alla ribaltala violenza dei movimenti estremisti, xenofobi, fondamentalisti, che richiamano gli orrori del secolo scorso in tutti i punti del globo. Quanti altri genocidi dovranno ricordare i nostri nipoti e pronipoti tra settant’anni? Il 27 gennaio in tutto il mondo si celebra il giorno della memoria, in ricordo dell’olocausto. La memoria tutela e garantisce la libertà. Abbiamo il dovere e la responsabilità non solo di ricordare, ma anche di agire nel nostro presente, per tenere vivo l’insegnamento della storia, per evitare che si ripetano contro altre collettività le atrocità della Shoah, per diffondere la cultura del rispetto e della convivenza civile tra i popoli. Prima vennero per gli ebrei e io non dissi nulla perché non ero ebreo. Poi vennero per i comunisti e io non dissi nulla perché non ero comunista. Poi vennero per i sindacalisti e io non dissi nulla perché non ero sindacalista. Poi vennero a prendere me. E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa. Martin Niemoeller Pastore evangelico deportato a Dachau

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