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Come gestire i Signor No

Giocare d’astuzia o affinare le armi dell’assertività?

Chi ha a che fare con i bambini conosce quel dirompente momento critico che si manifesta intorno ai 2-3 anni di età, quando i piccoli imparano a dire NO ancora prima del SI.

È il loro modo per reagire alle frustrazioni quotidiane e ai limiti imposti dagli adulti, una tappa evolutiva fondamentale da tollerare, in quanto li porta alla costruzione della loro identità psicologica.

Fortunatamente per i genitori, o per chi se ne occupa, col tempo i bambini imparano a gestire con equilibro le proprie pulsioni e reazioni verso l’ambiente circostante e superano gradualmente la fase del negativismo, o almeno così dovrebbe essere.

In età adulta la questione dovrebbe essere infatti risolta, ma ogni tanto si incrociano individui che sembrano impigliati in quella antica fase del negativismo, come se il loro processo evolutivo si fosse inceppato.
Possono essere diventati genitori, partner, capi o leader riconosciuti, in comune hanno la sindrome del NO.
Tendono ad opporsi a tutto ciò che viene loro detto o proposto, senza il beneficio dell’inventario, senza spazio al confronto o alla verifica.
La conversazione è prevedibile, dicono tutto l’opposto di quello che ascoltano, entrando in un arido loop di reazione e competizione con l’interlocutore. Attivano una sorte di energia repulsiva e al contrario della libido attrattiva freudiana verso ciò che si desidera, la loro è una forze repulsiva, distruttiva, spesso aggressiva.

Si tratta di un modo non risolto per affermare sé stessi?
Di un tentativo per esprimere opinioni di cui non sono poi tanto sicuri?
Di un’incapacità a gestire il confronto o eventuali obiezioni?
Certamente non manifestano alcuna propensione all’ascolto, così rinchiusi nelle proprie parole e convinzioni.
Qualunque sia la natura della loro opposizione al mondo, vanno gestiti.

Con i bambini si gioca d’astuzia. Piuttosto che passare al confronto/scontro diretto, si offre loro l’illusione della scelta tra opzioni appetibili.

Vuoi indossare i pantaloncini rossi o preferisci quelli verdi?”, “Andiamo al parco o facciamo un giro in bici?” sono le opzioni comunque gradite all’adulto, ma i bimbi hanno così la sensazione di dimostrare la loro autonomia decisionale.

Ma quando il bambino che abbiamo di fronte ha superato i 30-40 anni o è un over 50, che ha anche una certa influenza gerarchica su di noi?

Con i signor NO ci vuole attenzione per non cadere in un regime di sudditanza.
In questo caso non basta giocare d’astuzia, occorre essere ben centrati e puntare sulle soft skill relazionali.

Possiamo esprimere qualunque pensiero, senza attivare conflitti, potenziali, basta proporsi in modo assertivo per non rinunciare a comunicare idee, proposte o argomentazioni, senza perdersi di vista, mantenendo il contatto con le proprie profonde convinzioni.
Mia mamma diceva sempre:”Pensa con la tua testa, non cadere nel conformismo, abbi il coraggio di essere ciò che sei”.

Curioso come molti corsi sulla resilienza e sull’assertività partano proprio da questi principi, gli stessi che guidano il coaching.

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