Comunicare: un bisogno reciproco

Quale segnale regola il semaforo della tua comunicazione? Parlare e, in senso più ampio, comunicare è un elemento imprescindibile dell’essere umano. Questo non lo rende però né più facile né scevro di rischi. Molte relazioni naufragano attorno a modalità comunicative prive di sintonia o molte buone intenzioni si infrangono contro modalità inadeguate di comunicarle. Da questi rischi nessuno è protetto. Nei protocolli MBSR cerchiamo di dare spazio alla dimensione comunicativa e di portare la consapevolezza nella comunicazione in modo da ridurre lo stress relazionale. Un lavoro che viene poi approfondito nei protocolli di Mindfulness interpersonale. Ci sono 5 elementi che possono aiutarci per iniziare a praticare una comunicazione mindful e che vorrei proporvi in una serie di articoli: una chiave di buona comunicazione per ogni articolo. Riconoscere i segnali Troppo spesso, quando parliamo dimentichiamo che ogni buona comunicazione, per essere tale, ha bisogno di una reciprocità di intenzione. Inutile parlare ad un interlocutore non disponibile: è meglio concordare un altro momento o dedicare un po’ di tempo a comprendere cosa lo distrae e quale preoccupazione occupa la sua attenzione. Questo piccolo segnale di interesse sortisce spesso effetti miracolosi. Impariamo cosa sta nella mente dell’altro e questa nostra azione di generosità spesso riceve la ricompensa di una comunicazione più ampia e profonda del solito. Pretendere che il nostro interlocutore ci presti attenzione perché lo chiediamo, senza tenere conto della sua disponibilità è un piccolo atto di prepotenza comunicativa che non predispone ad alcuna buona comunicazione. La comunicazione nelle situazioni di ambiguità Abbiamo imparato che dobbiamo fermarci quando il semaforo è rosso e procedere con il semaforo verde, ossia quando il nostro interlocutore è disponibile a comunicare. Ma cosa facciamo quando il segnale è ambiguo, quando siamo al giallo? Come possiamo osservare nei semafori delle nostre strade ci sono molti modi di dare significato al giallo: possiamo trasformarlo in un invito ad accelerare oppure in un segnale di stop. Nella relazione le situazioni ambigue sono quelle comunicativamente più difficili perché spesso – per toglierci dall’incertezza – preferiamo attivare un conflitto. Quello di cui abbiamo bisogno in quei momenti è praticare pausa – un breve spazio di consapevolezza di tre minuti – in cui portare l’attenzione alle sensazioni fisiche, alle sensazioni emotive e ai nostri pensieri. Rallentando possiamo accorgerci della nostra intenzione comunicativa e chiedere – prima di tutto a noi stessi – 1) è il momento adatto per parlare; 2) posso prima parlare con un gesto e solo dopo con le parole?; 3)posso regolare e gestire l’ansia senza utilizzare parole che feriscono. La prima chiave Abbiamo così acquisito la prima chiave: una presenza consapevole. Quello di cui abbiamo bisogno per essere presenti è una buona consapevolezza corporea, un cuore disponibile a sentire le emozioni presenti – senza distinzione tra emozioni positive, negative o neutre – e una mente flessibile e aperta. Possiamo connetterci a queste qualità naturali attraverso la pratica mindfulness che permette di interrompere efficacemente le nostre abituali modalità di interpretazione della realtà, basate sulle nostre esperienze negative; interpretazioni che conducono a false certezze, aspettative, illusioni, delusioni e reazioni emotive. Il problema delle nostre idee – oltre al fatto che spesso non sono basate su dati di realtà – è che creano una illusione egocentrica che interferisce con le nostre relazioni. Se creiamo una zona verde “ossia un’area interiore in cui essere se stessi e in relazione con gli altri”, attraverso la pratica di meditazione, possiamo lasciare che i pensieri vadano e vengano senza irrigidire le nostre emozioni e senza ridurre la nostra abilità percettiva corporea. Questo può aiutarci a dissolvere la barriera di distrazione mentale che ostacola la nostra presenza nel qui e ora.
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