Intervista ad Alice Santoponte, fotografa ed esperta di traduzioni

Credo nell’essenzialità di una comunicazione profonda, una comunicazione che non si fermi alla superficie delle cose. Cosa significa per te il talento?È un circolo virtuoso: facciamo ciò che ci riesce meglio, che ci è congeniale, e facendolo impariamo sempre di più e lo facciamo sempre meglio. È affiancare alle proprie inclinazioni naturali lo studio, la disciplina per raffinare le nostre qualità. Nessuno nasce perfetto, ma ognuno di noi ha delle predisposizioni, e sta noi riconoscerle, svilupparle e utilizzarle a nostro favore. Come hai riconosciuto il tuo talento? L’hanno riconosciuto gli altri. Per prima mia madre, che notando la facilità con cui da bambina imparavo a ripetere le canzoni inglesi, mi ha fatto subito prendere lezioni: tutto è partito da lì! In seguito ho avuto una grande fortuna nel trovare insegnanti bravi e appassionati, che mi hanno aiutato a coltivare questa passione. Come si fa a riconoscere il proprio talento?Con la riflessione, credo. Cercando di capire cosa facciamo meglio, quali sono i nostri punti di forza, cosa ci dà soddisfazione. Seguire le proprie inclinazioni è fondamentale: difficilmente svolgeremo davvero bene un lavoro che non ci piace fare… Quando è nata la tua passione per le traduzioni? Dalla musica: a casa mia si è sempre ascoltata musica inglese e americana, più che italiana. Mia madre è una fan sfegatata dei Beatles! Ascoltando le canzoni, mi è nato il desiderio di capirne le parole, di dare un senso al suono. E piano piano è nata in me la passione per la ricerca della parola giusta, che guida ogni mio atto di traduzione. Da cosa è alimentata questa tua passione? Dall’amore: amore per le lingue, amore per la cultura, anche quella diversa dalla mia, amore per la comunicazione. Una volta, parlando con una persona, questa mi ha detto: “Andare in un altro paese senza parlarne la lingua è come spiare dal buco della serratura. Andarci parlando la lingua è avere la chiave e spalancare quella porta”. Le lingue sono legate in modo profondo alla cultura, alla società, al popolo che le parla. Amo pensare che la conoscenza delle lingue mi permetta la conoscenza di diverse culture, la comprensione ampia di ciò che è “altro” da me, per potersi confrontare, per allargare gli orizzonti. Il tuo sogno nel cassetto? Per i miei sogni non basterebbe un armadio… altro che cassetto! Un sogno che mi piacerebbe davvero molto realizzare è quello di scrivere una grammatica per una lingua splendida e poco diffusa: il serbo. Purtroppo i mezzi per studiare questa lingua sono scarsissimi, e anche gli studenti più volenterosi devono scontrarsi con una penuria di materiale sconfortante. Mi piacerebbe molto aiutare a colmare questa lacuna. Qual è stato il momento più emozionante che hai vissuto?Un “grazie” che mi è stato detto. Dopo aver fatto l’interprete ad una conferenza, uno dei partecipanti è venuto a ringraziarmi, perché senza di me non avrebbe potuto partecipare. Credo che la traduzione (e l’interpretariato) rendano possibile l’ampliamento della comunicazione, quindi essere ringraziata per il mio lavoro mi ha emozionato e riempito di gioia. Quali tra le tue migliori risorse interiori ti sostengono in questo lavoro?Il mio desiderio di capire il mondo, di imparare sempre cose nuove, la volontà di comunicare. Quali sono le cose nelle quali credi più profondamente nel tuo lavoro oggi?Credo nell’essenzialità di una comunicazione profonda, una comunicazione che non si fermi alla superficie delle cose. Viviamo in un mondo in cui la banalizzazione dei contenuti è all’ordine del giorno, siamo bombardati da informazioni inutili: dovremmo sforzarci tutti, ogni giorno, di concentrarci sull’essenziale, sulla forza della comunicazione vera. Cos’è importante per te ricordare ogni giorno? Di credere in me stessa. Hai un motto nella vita?L’ultimo verso dell’Ulisse di Lord Tennyson: “To strive, to seek, to find, and not to yield”, ovvero: “Tentare, cercare, trovare, e non arrendersi”. Che messaggio vuoi dare ai giovani talenti che desiderano intraprendere la tua professione?Di non dare mai per acquisita una lingua. Una lingua è un’entità viva, in continuo sviluppo, in contatto con la cultura e la società: di imparare non si finisce mai! Quindi il consiglio è di non fermarsi mai, di migliorarsi sempre.
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