Capital Asset, i semi dello sviluppo

Ho confermato l’idea di quanto sia essenziale che il seme abbia possibilità di svilupparsi in condizione adatte, senza limiti, avendo a disposizione risorse ed alimento, stimoli , fonti di energia. È solo con cura , amore e rispetto che la nostra essenza può svilupparsi… Sono appena tornata da Lisbona, città storica ed intensa dove si respira storia mista ad aromi salmastri e dove, curiosando, è facile entrare in contatto con realtà di grande fermento culturale. L’ultimo sito museale visitato è stato il MUDE, museo della moda e del costume, esempio recente di creatività e di movimento. Un’ampia zona è dedicata a spazi espositivi che si rinnovano costantemente: MUDE infatti nella lingua portoghese significa cambiamento. Ma il cambiamento presuppone solide basi che ci permettano di osare, di sfidare e sfidarci, di tentare , sperimentare, di contare sulle nostre risorse, di cercare le risorse che mancano per finalizzarle al raggiungimento dei nostri obiettivi. Ed ecco quindi che al piano interrato del MUDE, che fino a qualche anno fa ospitava il Banco Nacional Ultramarino, si apre l’accesso a quello che una volta era il caveau della banca nazionale, integro e consistente nella sua straordinaria solidità metallica che si manifesta in migliaia di cassette di sicurezza distribuite in più sale custodite in totale sicurezza. Il Capital Asset, i beni capitali, il patrimonio conservato oggi nelle casseforti dei primi del 900, consiste in 500 varietà di semi di piante coltivate in Portogallo: un tesoro inestimabile! Semi di ogni foggia, tipo, colore e dimensione si affacciano dagli sportelli delle cassette manifestando la loro vivace unicità. Il mio pensiero, toccata da questa visione di straordinaria potenza simbolica e concreta, è andato per analogia ai processi di coaching. Ma soprattutto all’unico valore che permette di svilupparli: le persone e la loro essenza, il loro seme, fonte di ogni processo di sviluppo. Ho confermato nuovamente in me, l’idea di quanto sia essenziale che il seme abbia possibilità di svilupparsi in condizione adatte, senza limiti, avendo a disposizione risorse ed alimento, stimoli , fonti di energia. È solo con cura, amore e rispetto che la nostra essenza può svilupparsi: come dice John Withmore illustrando il modello di Gallwey, “gli esseri umani sono simili ad una ghianda, che racchiude in sé tutte le potenzialità per trasformarsi in albero di quercia”*. Se rinchiudiamo la ghianda in un barattolo di vetro, questo non miracolo non accadrà mai, privato dell’ossigeno, della terra e delle condizioni essenziali per lo sviluppo dell’essenza. Di conseguenza se condizioniamo la crescita di noi stessi, dei nostri figli, del nostro patrimonio umano aziendale potando rami per indirizzare la crescita secondo regole di opportunismo e piacimento, il risultato non potrà che essere un bonsai: grazioso, comodo, decorativo, ben vestito e appariscente, ma opera di cura manipolatrice e pertanto profondamente mutilato. Le aziende che hanno investito con grande fiducia nel proprio patrimonio umano, con sincero supporto, utilizzando anche processi di sviluppo basati sul coaching non hanno creato bonsai; quelle aziende che hanno investito nel medio e lungo termine sul patrimonio umano, non puntando ad effimeri rapidi risultati contingenti, hanno potuto sperimentare la crescita delle loro querce e beneficiare dell’ondata di ossigeno e di energia che gli alberi maturi sprigionano e restituiscono riconoscenti e vitali. Fonte: * John Whitmore, Coaching, Sperling & Kupfer 2006
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