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Il Coaching come incontro narrativo.

L’arco di trasformazione oltre il Fatal Flow, per raggiungere la meta trasformati.

L’incontro di coaching è un incontro narrativo e su questo ci sarebbe molto altro da dire ma tralascerei, almeno per ora.

Di fatto durante la sessione ci si racconta, e nello stesso tempo si snocciolano storie (strutture narrative con un inizio, degli intrecci e un finale) di cui il coachee è il protagonista assoluto e riconosciuto.

La narrazione segue un percorso di senso che potrebbe essere sovrapposto alla struttura del viaggio dell’Eroe (cfr con precedente articolo https://www.coachingtime.it/coaching-trasformativo-e-il-viaggio-delleroe/).

Struttura che in sintesi prevede un protagonista/eroe (ancora inconsapevole), uno stile di vita abitudinario a volte pervaso – non necessariamente – da un fastidio/disagio/inquietudine e una non ben precisata direzione davanti a sé. E, come di solito accade nelle migliori famiglie, nulla smuoverebbe il protagonista dal suo stato se non intervenisse un accidente, un imprevisto a creare una turbativa d’asta. Si risvegliano i sensi, frullano domande, il fastidio diventa opprimente, si cercano soluzioni per venir via da quella situazione di disagio. Non tutte le soluzioni sono tentate e non tutte – tra quelle tentate – conducono a un risultato soddisfacente.

Il resto è il cammino simbolico (ma anche reale) compiuto per coronare uno scopo, per sperimentarsi di nuovo, per superare prove e ostacoli (interni ed esterni), per allearsi con le convinzioni propositive e zittire sabotatori subdoli e numerosi.

Durante il cammino si assiste però a qualcosa di straordinario: il protagonista si trasforma e torna – dopo aver raggiunto la meta prefissata – totalmente cambiato.

Cosa diavolo è accaduto?

Sempre narrativamente parlando questo processo rimanda all’arco di trasformazione del personaggio. Proviamo a capirne di più.

Premessa: non esiste un’azione fatta senza una motivazione interna. Questo potrebbe in parte spiegare perché il protagonista, eroe ancora inconsapevole come dicevamo, si muove, affronta l’inconosciuto pur fra mille resistenze e indecisioni.

Il conflitto interiore del protagonista si presenta come un ardimento, un forte desiderio. Senza di esso, le azioni del personaggio non sono motivate a sufficienza e, di conseguenza, la storia rallenta, arranca. Se nella realtà fosse un libro, il lettore, a questo punto, abbandonerebbe il testo.

Se un fuoco non lo tormentasse, il protagonista non intraprenderebbe un percorso di cambiamento. Se fosse in pace con se stesso, non si metterebbe in discussione; non correrebbe rischi inutili; con tutta probabilità, non farebbe o avvicinerebbe cose nuove.

Ogni storia presuppone quindi una rottura degli equilibri per definizione. Al contrario troveremo una vita che scorre uniforme, senza nessun motivo per narrarla.

Un accadimento deve avere una portata più profonda di quanto appaia; deve ridestare qualcosa nel personaggio, entrare in dissonanza con la sua interiorità.

Il protagonista deve avere un motivo più che valido per intraprendere la strada del cambiamento, e la trama diventa catalizzatrice di tale trasformazione.

Di seguito alla detonazione l’eroe non può rimanere inattivo. Non può più continuare a vivere come faceva prima. Si mette in cammino. Il coach lo segue, lo sfida, gli fornisce feedback…

L’Arco di trasformazione del personaggio è il risultato dell’abbandono di un sistema di vita divenuto insostenibile, incongruo alle nuove sfide che l’eroe sta per affrontare.

Il vecchio sistema è considerato inefficace, fragile e precario. Toccherà all’eroe trasformare l’esperienza in un cammino di riscoperta di sé.

L’unico pericolo – peraltro duro a morire e causa dello struggimento dell’eroe – è il Difetto fatale, o Fatal flaw. Proprio quella caratteristica negativa che ostacola il cambiamento del protagonista e lo ancora al passato. Un elemento importantissimo e che va continuamente monitorato nella struttura dell’Arco di trasformazione del personaggio. Potremo definirla un’abitudine dura a morire che fa ricadere sempre nella stessa modalità, nello stesso errore.

Le tappe/sessioni faranno da sfondo alla nuova trama che il protagonista/eroe divenuto consapevole vorrà scrivere cambiando la precedente struttura narrativa (che fungeva da prigione) e generando un nuovo finale.

L’arco di trasformazione del personaggio è compiuto. Il protagonista ritorna alla sua vita che non sarà mai più come prima.

Fine!

Nota di fondo: rifacendosi allo schema evolutivo dell’Arco di trasformazione del personaggio, ripensate al protagonista/coachee di un percorso condotto da voi, dall’inizio della sua storia fino alla fine. In cosa è cambiato? Quale accadimento significativo lo ha spostato dalla “forma” iniziale spingendolo verso quella finale? Quali nuove domande si è fatto? Individuate gli elementi chiave del suo conflitto e le strategie che ha attivato per superarlo.

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