E se il comando passasse alle rispettive mogli di Putin e Zelensky?
Provocazioni di stampo statistico.

Immaginate un bambino che assiste tutti i giorni alle discussioni e alle scenate dei suoi genitori che litigano dalla mattina alla sera, si insultano, si dicono frasi molto feroci e si fanno anche del male l’uno con l’altro.
Immaginate ciò che prova quel bambino che ascolta, vede le continue sofferenza che si infliggono l’uno con l’altro.
Lui si interrogherà su chi ha ragione e chi ha torto. Non sa se quello che dice la mamma è totalmente vero, se quello che dice il papà è totalmente vero, sa soltanto che litigano dalla mattina alla sera e anche durante la notte. Vuole bene a tutti e due non sa perché tutto questo stia accadendo. Non lo sa e in fondo non vuole neanche saperlo, lui vuole una sola cosa: che i genitori facciano pace.
Lui assiste a tutto, impotente e attonito. All’inizio piange, si dispera, ma poi… sembra quasi assente, fa altro, si mette a giocare facendo finta che quelle scene non lo riguardino nemmeno. Diventa passivo.
Ecco, noi in questo momento siamo come dei bambini di fronte alle battaglie dei cosiddetti grandi della Terra che ci fanno assistere come spettatori passivi, impotenti e incapaci di intendere e volere, alle atrocità che ci scorrono tutti i giorni davanti agli occhi. Solo una cosa è sicura, chi ha iniziato per primo. E poi il crescendo, ognuno cerca alleati dalla propria parte.
E’ come nelle famiglie dove i genitori coinvolgono zie, parenti e amici trascinandoli sulle proprie ragioni. E il bambino è sempre più confuso.
Molti convivono con uno stato continuo di ansia, incollati davanti ai teleschermi, ma forse la maggior parte delle persone comincia a essere satura di atrocità, di difende, cerca diversivi, cambia canale.
Noi continuiamo a vedere donne, bambini, anziani fuggire e morire per le strade e uomini in prima linea che combattono, uomini che attaccano, uomini che cercano di negoziare o fanno finta, uomini che usano i media e davanti a una telecamera ci raccontano la loro narrazione, la loro lettura di quello che sta accadendo. Uomini. Al 90% in prima linea vediamo uomini.
Ora, non me ne vogliono i signori uomini, ma non posso fare a meno di pensare ai dati statistici che per la prima volta ho visto e ho approfondito quando mi occupavo di affiancare come Team Coach le Consigliere di Parità al Ministero del Lavoro, diversi anni fa. Con loro abbiamo fatto diverse indagini sulle differenze di genere. Alcuni dati mi colpirono particolarmente perchè oggettivi e ogni volta che ho provato ad approfondire l’argomento, ho sempre trovato conferme.
Si tratta della popolazione penitenziaria, la stragrande maggioranza è composta da uomini.
Questo cosa vuol dire? Non voglio trarre io delle conclusioni ma forse l’uomo rispetto alla donna è maggiormente portato ad agire in un modo più violento, più aggressivo? Per carità, ci sono uomini meravigliosi che inorridiscono davanti alla guerra, uomini che sono stati grandi pacifisti, che hanno perso la vita per la pace. Ci sono uomini illuminati, ma i protagonisti di questa folle guerra, quelli che vediamo oggi sui nostri teleschermi, permettetemi di collocarli nella prima categoria, anche se può apparire un modo riduttivo per definirli.
Mi chiedo se da bambini giocavano alla guerra, con i soldatini, giocavano con i carri armati e si divertivano con i videogiochi più violenti. Oggi hanno solo cambiato i bersagli del loro agire scellerato. Ci sono ragioni di Stato, sottili questioni politiche, terribili giochi di potere e interesse, non so realmente come stanno le cose, nè ho gli strumenti per un’analisi socio-politica ed economica.
E non voglio entrare nella solita polemica della contrapposizione uomo-donna, ci sono ovviamente anche donne aggressive e guerrafondaie, anche se la maggioranza ha tutt’altre caratteristiche.
Ho sempre pensato che farebbe davvero bene diffondere la cultura del Coaching. Se analizziamo le competenze delineate da ICF, secondo gli stereotipi della differenza di genere, troviamo quelle caratteristiche squisitamente relazionali più diffuse nell’universo femminile (accoglienza, ascolto, presenza, confidenza, fiducia, empatia, comunicazione) e riscontriamo competenze realizzative, pragmatiche e di governo dei processi, tipicamente maschili (focalizzazione di obiettivi, definizione di strategie e piani d’azione). Credo che il successo del Coaching sia in buona parte dovuto alla valorizzazione e fusione delle componenti maschili e femminili tipiche di questo approccio.
Ma torniamo a quei dati statistici che confermano il trend degli anni precedenti.
Secondo i dati forniti dal dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero degli Interni alla data del 31 dicembre 2020 la composizione della popolazione carceraria in Italia è significativamente rappresentata da uomini per il 95,8% del totale della popolazione detenuta mentre le detenute incidono in minima parte, per il 4,2% del valore totale.
Inoltre, se prendendo in considerazione i reati di particolare efferatezza quali l’omicidio volontario e le rapine si evidenzia che incidono in minima parte nelle pene detentive a carico di donne.
Eppure le donne sono più degli uomini in Italia, il 52% della popolazione, contro il 49% degli uomini.
E in Europa come stanno le cose?
Dalle statistiche tratte dal rapporto sulla criminalità dell’ EURostat del 2017, risulta che gli uomini costituiscono la grande maggioranza della popolazione carceraria. Nell’UE-28 (dati disponibili per 26 giurisdizioni, ad esclusione di Belgio, Estonia, Cipro e Lussemburgo) i detenuti adulti di sesso maschile rappresentavano nel 2014 il 95 % della popolazione carceraria adulta totale, un dato che è pressoché stabile dal 2008.
E il rapporto Space del 2019 conferma che in Europa solo il 5% delle persone che si trovano in carcere è di sesso femminile .
Da questi dati sembrerebbe inequivocabile che la tendenza a delinquere sia appannaggio del sesso forte.
Ma noi che possiamo fare davanti alla guerra, bambini e bambine inermi e incapaci di intendere e volere? Protestare, scendere in piazza, certamente, ma forse abbiamo anche un’arma pacifica più potente e più facile a disposizione.
Ricordarci di queste statistiche quando si tratta di esprimere un voto o scegliere figure apicali nelle organizzazioni, quei leader a cui affidare il nostro presente e quello delle generazioni future. Chissà in un mondo governato dalle donne se le cose sarebbero diverse.
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