E all’improvviso il coro…una metafora vivente

Può una convention aziendale con ospiti di riguardo, testimonianze, celebrazioni e riconoscimenti vari divenire un momento corale di apprendimento? Dicembre 2009. Un’azienda di manufatti di cui curo le attività formative mixate con sessioni di executive coaching mi chiede di aiutarli a preparare la loro prima convention annuale. Con i miei interlocutori, dopo una serie di colloqui individuali e di gruppo, stabilimmo che il tema portante poteva essere “il cambiamento” per cui ogni singolo intervento avrebbe dovuto contenere elementi del passato (quelli che avevano consentito l’ottenimento di risultati di successo) e un estratto delle attuali attività – diversificate per innovazione, materiali, basso impatto ambientale – che ben rappresentavano la vocazione dell’azienda ad aprirsi alle novità, ad inserire elementi di eco compatibilità e ad estendersi sul territorio inserendo nuovi profili professionali (in un particolare momento di mercato come quello attuale). I singoli colloqui sono serviti a costruire e definire la mappa delle attività personali, i cui significativi risultati sono stati messi a confronto con la curva percentuale di noti competitors. L’apertura affidata al Direttore Generale che avrebbe fatto una disanima del mercato in generale tirando fuori dati numerici utili a creare dei benchmark interni, seguita dalle testimonianze di due operatori “storici” e di due clienti di altre regioni. Infine, a suggello di un passaggio generazionale fu previsto anche l’intervento dei due figli dell’imprenditore, di cui uno faceva proprio in quel periodo il suo ingresso in azienda. La chiusura dei lavori affidata all’Amministratore Generale – il proprietario dell’azienda. Una convention può a diritto essere paragonata alla messa in scena di un’opera teatrale. Si scrive un canovaccio, si tirano fuori i copioni per i singoli “attori”, si organizza il set, il palco, le sedute, le luci, i suoni, la musica. Si provano i microfoni, si “marca” il territorio per non rimanere sopraffatti dal momento emozionale che di certo farà la sua comparsa. Si definiscono regole e ci si lascia andare all’improvvisazione con la consapevolezza che il matrimonio “emozioni e tecnica” darà i suoi frutti. Il tutto filava abbastanza bene, ma il dubbio al quale non sapevo ancora dare una risposta era: come far “sentire”, “sperimentare” il cambiamento, al di là dei dati e delle percentuali, ai partecipanti non parlanti? Come farli sentire protagonisti del cambiamento in atto? Come restituirgli la loro porzione di celebrità in questa messa in opera? L’idea fu di utilizzare il coro gospel, invitato per la parte conclusiva della convention, ad interpretare la metafora del gruppo. Sì, l’idea poteva sembrare buona… ma come realizzare ciò? La platea era molto eterogenea composta sia dai commerciali sia dai dipendenti che si occupano del magazzino, della spedizione, della segreteria, dell’amministrazione. Interessi diversi ed operatività differenti. Più pensavo alla composizione della platea e più prendeva forma e significato la metafora. Coinvolsi il direttore d’orchestra gli spiegai l’idea e lui mi consigliò un testo musicale che comprendeva sia elementi strumentali che elementi vocali. Solisti che si trasformavano in coristi esaltando con gli strumenti i singoli talenti e potenzialità. Ok, a me era chiaro! Ora dovevo pensare a trasferirla al gruppo e a fargliela vivere. Preparai delle slide su una base musicale che cominciava in sordina ed esplodeva con un ritmo coinvolgente nel finale. Il filo conduttore era come il singolo può esprimere tutta la sua forza generatrice all’interno del gruppo. Una gestalt umana che è qualcosa di più della somma dei suoi componenti. Scorrevano slide con musicisti, cantanti, atleti; direttori d’orchestra, cori, squadre; premi, oscar, coppe; pubblico, applausi. Le storie di successi vissute ed espresse attraverso il gruppo. Inoltre gli proposi la visione del più famoso spogliatoio di football in cui il coach, Al Pacino, chiede agli uomini di rubare i centimetri che sono nell’aria per portarli alla propria squadra. Il tutto aveva dato una forte spinta emozionale al gruppo dei partecipanti . Intervistai infine il direttore d’orchestra che spiegò la funzione dei singoli elementi e l’importanza del coro. Gli chiesi allora di sperimentare in diretta e di trasformare i partecipanti in un coro. Giocai sulla sorpresa e un’onda di “ohhhhhh” seguì alla mia richiesta. Comparvero i solisti che si distribuirono tra i partecipanti, suddivisi in soprani, bassi, tenori e contralti. Ogni gruppo provò il brano aiutato dal solista a cui era stato affidato. La sala si trasformò in un’enorme sala di audizione dove gli improvvisati cantanti intonavano (più o meno…) il pezzo prescelto. La vicinanza con le festività natalizie diede maggior risalto al brano selezionato ”Happy Day”. Infine il direttore fece risuonare la sua bacchetta e l’improvvisato coro cominciò il suo colorato canto. Protagonisti anche il management, gli ospiti d’oltralpe e… io. Non ho avuto il coraggio di rivedere la clips nella quale intono happy day e batto le mani annaspando dietro il sapiente ritmo dei coristi gospel. Entusiasmo, partecipazione, condivisione sono solo alcune delle risposte che hanno accompagnato l’esplorazione corale della metafora. L’intento di voler andare oltre la semplice definizione di gruppo, sperimentando un coro dal vero per riproporlo nell’ organizzazione ha risposto perfettamente all’imperativo di benessere organizzativo si che le persone possano sperimentare piacere e coinvolgimento nel lavorare insieme. Certo i fattori che intervengono nel favorire un clima produttivo e sereno sono molteplici: da un lato il management e l’organizzazione del lavoro, i suoi investimenti, la necessità di affrontare e superare difficoltà, dall’altro le persone che possono contribuire con impegno, responsabilità e disponibilità a mantenere un clima di positività. Ma per quella giornata l’alchimia, la generosità dei partecipanti, il loro mettersi in gioco ha prodotto un risultato che a distanza di un anno conserva intatta la sua genuina potenza.
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