Un progetto di Coaching a scuola: Il viaggio dell’eroe

E’ una bellissima giornata d’inizio settembre quando arriviamo nel piazzale della Torretta. Sistemate le nostre cose e riposti i bagagli nelle camere, ci raduniamo pronti a iniziare quest’avventura, quando all’improvviso scorgiamo sulla torre una figura che appena s’intravede, sembra un vecchio saggio, ci fa segno di avvicinarci, esce sul terrazzo, ci porge il saluto di benvenuto e ci legge un messaggio: “Guardati intorno sorella, fratello della tribù. La gente sopravvive consumando le provviste di cibo della scorsa stagione. I tempi sono difficili e la terra intorno sembra sterile. La gente deperisce davanti ai nostri occhi, ma qualcuno di noi è in preda di una forza inquieta. Forse non lo sai, ma presto sarai prescelto come eroe per unirti al gruppo dei cercatori, coloro che sono partiti per affrontare l’ignoto. Intraprenderai il viaggio per riportare salute e prosperità a tutta la tribù, un’avventura durante la quale l’unica cosa certa è che ne uscirai trasformato”. Il vecchio saggio è Massimo un animatore della struttura, una persona di esperienza e di cultura. In gioventù ha frequentato la stessa scuola dei ragazzi che ora accoglie, anticipando loro ciò che gli accadrà. Il Viaggio dell’Eroe è un percorso di auto consapevolezza e di preparazione a un grande cambiamento. Si tratta del cammino iniziatico intrapreso dall’Eroe inconsapevole. E’ il percorso che porterà i ragazzi della terza media ad affrontare una serie di prove, fra le quali vi sarà l’esame di fine anno. In accordo con i professori e con la Preside dell’Istituto, abbiamo deciso di proporre il Viaggio dell’Eroe nella modalità dell’Outdoor Training. Affinché fosse un’esperienza unica ed emotivamente coinvolgente, abbiamo deciso di concentrare le tappe del Viaggio in tre giornate “piene” e intense. La scuola ha scelto il periodo (il mese di settembre) prediligendo, anche per motivi formativi, l’inizio della scuola e la struttura, un agriturismo che offrisse la possibilità di svolgere attività sportive, ricreative e di animazione. Accoglienza e introduzione al Viaggio: i ragazzi ignoravano cosa li attendesse, li abbiamo accolti nell’aula formazione, che abbiamo predisposto con la consueta disposizione a semicerchio, stupiti e confusi dal benvenuto di Massimo. Tutta la classe già conosceva la metodologia del coaching, che aveva sperimentato nel progetto sul metodo di studio, svoltosi in seconda media. Il giro di palla è stato l’occasione per raccogliere i loro umori, le loro aspettative e per rinfrescare la memoria su chi è il coach e cosa fa. Dovevamo prepararli alla metafora fantastica che li avrebbe accompagnati durante le tre giornate. Per farlo, abbiamo proposto una presentazione creativa attraverso le carte magiche, chiedendo loro di immedesimarsi e trovare qualcosa che la carta dicesse di ognuno. Inoltre, abbiamo proiettato un filmato sulla storia degli Hobbit, una popolazione poco incline ai cambiamenti, legata alle tradizioni e alle consuetudini della loro cultura. Al debriefing su quanto hanno assistito, è seguita la composizione casuale delle squadre che avrebbero svolto le successive attività. Abbiamo deciso di proporre le seguenti fasi del Viaggio: il Mondo Ordinario, la Chiamata all’Avventura, il Varco della Soglia, la Grande Prova, La Ricompensa, La Via del Ritorno e l’Elisir. Ogni tappa è stata preceduta da uno sketch dei coach, allo scopo di rappresentarne il significato e di trasferire il messaggio formativo–educativo, semplificandone la comprensione. Segue nel dettaglio la descrizione delle diverse tappe: 1. Il Mondo Ordinario rappresenta il punto di partenza, il nostro mondo fatto di certezze, abitudini, consuetudini, è la nostra area di comfort. Ogni squadra ha inventato una storia che fosse la realizzazione metaforica del proprio mondo, stabilendo: il titolo, la trama, i personaggi, il significato e la posta in gioco (ovvero l’obiettivo da raggiungere). I ragazzi hanno dato libero sfogo alla loro fantasia inventando storie sull’amicizia, di fantascienza, sul futuro e d’avventura. Il culmine della creatività si è raggiunto con la realizzazione dello stemma o simbolo di ciascuna squadra. Cartoncini e carta pesta hanno preso forma realizzando dei manufatti di straordinaria bellezza e originalità. La prima giornata si è conclusa con la rappresentazione teatrale del significato delle storie realizzate nel pomeriggio. 2.La Chiamata all’avventura è la dimostrazione che qualsiasi scenario è destinato a cambiare nel tempo, nulla si può considerare immutabile. Questa fase rappresenta anche la resistenza al cambiamento, la reazione emotiva e psicologica presente in ogni essere umano. All’inizio della seconda giornata, i sei gruppi di lavoro hanno ripreso le loro attività incrociandosi. Seguendo la metafora, ogni gruppo ha inventato il cambiamento di scenario di una storia realizzata, il giorno prima, da tutte le squadre. Si trattava di comunicare un ostacolo, una difficoltà che sorge e complica la posta in palio. Ciascun gruppo poteva scegliere se accettare oppure no la sfida. Nel bellissimo cortile e nella piazzetta che ci ha ospitato, ogni gruppo, nella persona del messaggero nel frattempo nominato, ha recitato la chiamata all’avventura, ricevendo e, a sua volta, consegnando il messaggio del cambiamento di scenario. Nella terrazza che sovrasta la piazzetta, si sono rincorse dichiarazioni, testimonianze e messaggi, nelle forme e nelle modalità più originali. In un turbine di emozioni, tutti i gruppi hanno accettano la sfida. 3. Lungo il sentiero dopo pochi passi si scorge la figura di un uomo, è seduto su una sedia e ostacola il passaggio. Mi avvicino per vederlo meglio, lo saluto e gli chiedo di lasciarmi passare. Lui non ne vuole sapere, mi chiede chi sono e dove vado. Sono l’Eroe, gli dico, ho accettato la sfida, ora devo varcare la soglia per entrare nel mondo Straordinario. Niente da fare, mi dice che vuole mettere alla prova la mia volontà. Mi sottopone un indovinello, ma è difficile, ci penso, ci rifletto bene, non posso sbagliare, non avrò altre possibilità. Gli sottopongo la risposta, lui mi guarda, sorride e mi lascia passare. Quella che precede rappresenta la tappa del Varco della Soglia, la vera prima grande prova. L’eroe prima di accedere al Mondo Straordinario, deve riempire lo zaino di tutte le cose che gli possono tornare utili. Può anche lasciare qualcosa: convinzioni limitanti e pregiudizi che possono appesantirlo durante il viaggio avventuroso. I ragazzi, prima hanno assistito divertiti alla scenetta, poi hanno scelto chi avrebbe rappresentato, per ogni gruppo, il Guardiano della Soglia e l’Eroe che s’impegnava a varcarla. Le prove che gli eroi hanno dovuto sostenere sono state varie: giochi di logica, indovinelli difficilissimi ed esercizi di abilità fisica e atletica. 4. Il pomeriggio della seconda giornata è stato riservato alla Grande Prova. Le strutture dell’agriturismo ci hanno permesso di proporre varie attività, sia ricreative che sportive. In particolare, tutti insieme abbiamo partecipato alla raccolta dell’uva. Successivamente, i ragazzi si sono divisi in due gruppi e hanno alternato all’equitazione il tiro con l’arco. Il pomeriggio si è concluso con la pigiatura e con la preparazione del mosto. Durante la serata, si è svolto il debriefing di quanto accaduto e osservato nella grande prova. E’ stato il momento giusto per evidenziare il vissuto emozionale, per condividere le sensazioni, riflettere sui comportamenti agiti e imparare dall’esperienza. 5. Superata la grande prova, è arrivato il momento della meritata Ricompensa. La mattinata della terza e ultima giornata si è aperta con la caccia al tesoro. A ogni gruppo è stato consegnato un indovinello diverso. Sotto una pioggerellina fine, i ragazzi e le ragazze si sono scatenati a inseguire gli indizi che il messaggio criptato lasciava loro intuire. Sono stati rapidi e determinati, nel giro di poco tempo hanno trovano il tesoro, ma le sorprese non erano finite. Un ultimo indovinello ha coinvolto tutta la classe. Era il tesoro più importante: questa volta non era un regalo ma il messaggio che i coach gli hanno voluto dedicare: “La vera ricompensa è la conoscenza di te stesso”. 6. La mattinata è terminata con l’ennesima prova, quella in cui l’eroe, che si trova sulla Via del Ritorno dall’avventura, incontra nuovamente il guardiano della soglia che lo invita a restare nel fatato mondo straordinario. L’eroe è deciso a tornare per raccontare a tutti che è cambiato e ha imparato molte cose su di sé e sugli altri. Anche in questo caso, i gruppi si sono incrociati nella rappresentazione dell’Eroe e del Guardiano. Forte e solida è stata la motivazione data al guardiano per convincerlo a lasciare passare l’eroe di ritorno a casa. Convincersi di essere cambiati può, tuttavia, non essere sufficiente. Infatti, da un punto di vista metaforico, la strada per il ritorno è lunga e pericolosa, si possono trovare tranelli e insidie di varia natura. Ciò significa che le nostre paure e le nostre incertezze possono riaffiorare per mettere in dubbio la nostra capacità di gestire il cambiamento. Occorre una prova definitiva di fiducia. Ogni gruppo è stato così diviso in coppie: chi guidava e colui che, bendato, si lasciava guidare in un percorso al buio. Solo la fiducia in sé e negli altri, la consapevolezza e la forza d’animo hanno consentito a tutti di superare quest’ultima prova. 7. Il pomeriggio della terza giornata si è chiuso con l’Elisir, la prova del grande cambiamento. Qual è l’insegnamento che porto a casa? Cosa ho imparato su di me e sugli altri? Cosa mi impegno a fare in più o di diverso da domani? A che punto sono del mio viaggio? Come posso condividere con gli altri questa mia nuova consapevolezza? Tutto il lavoro che è stato svolto dai ragazzi è stato contestualizzato rispetto all’anno scolastico appena iniziato. In particolare, si è fatto riferimento alle prove da superare, all’esame che dovranno sostenere alla fine dell’anno e a quella che sarà la loro nuova esperienza nelle scuole superiori. Infine, abbiamo voluto condividere con loro un ultimo messaggio: “Ciò che conta nel viaggio non è la meta ma il viaggio stesso, è il viaggio che ci rende felici non la meta”. Le difficoltà e le soddisfazioni che incontreranno nel corso dell’anno, saranno la vera ricchezza che dovranno essere bravi a godere fino in fondo nel qui e ora, senza mai dimenticare quello che di bello e unico questi ragazzi e ragazze hanno costruito in un lungo cammino fatto di relazioni spontanee, vere, positive e sincere. I ragazzi, nel giro di palla finale, con il loro linguaggio, con i loro gesti e i loro sguardi ci hanno dimostrato un affetto sincero e, soprattutto, ci hanno fatto sentire una parte importante di loro, un’emozione che non dimenticheremo mai. Anna e Cristian, settembre 2012.|||
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