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Siamo tutti supereroi

Collaboriamo insieme sentendoci tutti unici Tutti sono utili nessuno è indispensabile….questa sentenza aleggia in ambito professionale, ed a volte privato, spesso e da tanto, troppo, tempo. Piano piano, lentamente, come un antico mantra le persone hanno cominciato a dirlo, poi a pensarlo ed infine a farne un assunto, una moderna verità. Ha preso corpo, questa idea, finché non abbiamo iniziato a subirne conseguenze negative. Si, perché è un’immagine che ci deresponsabilizza e sminuisce ai nostri stessi occhi. Rappresenta la lenta erosione della nostra autostima . Ed io non sono d’accordo. Poiché, personalmente, sono invece convinta che ognuno di noi abbia un suo super potere, un suo talento, quel suo personalissimo modo di affrontare un problema o creare qualcosa di nuovo. Può accadere che il nostro super potere giaccia sotto qualche convinzione, o che non abbia avuto ancora la sua occasione per emergere. Alcuni lo hanno in evidenza, altri no. Ma in ogni caso, siamo tutti indispensabili apportatori del nostro personalissimo punto di vista, della nostra esperienza, del nostro modo unico e irripetibile di plasmare la creta del nostro lavoro, e della nostra vita. Riprendiamoci la nostra identità, e diciamoci “io sono utile e indispensabile”, perché c’è sicuramente un modo tutto nostro di colorare la nostra attività quotidiana. Siamo tutti diversi, e pertanto indispensabili. Ma se non lo pensiamo, se lasciamo che ci ritengano sostituibili, vivremo con la consapevolezza di un pezzo di ricambio. L’attività potrà essere la medesima per più persone, ma diversi saranno i modi per declinarla. Magari anche solo per un dettaglio, ma è un dettaglio unico. Collaboriamo insieme, sentendoci tutti unici e facendo confluire nel gruppo il nostro “dettaglio unico” che si andrà ad unire ai dettagli unici e diversi degli altri. E’ così che la tavolozza prende colore, nuove energie si compongono, nuove idee prendono vita. Non diciamolo più di non essere indispensabili. “Ciò che la bocca si abitua a dire, il cuore si abitua a credere” ( C. Baudelaire )

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