L’autopromozione del libero professionista

Districarsi tra self & personal branding Personal branding, self branding, branding individuale sono espressioni che vengono fatte risalire ad un articolo di Tom Peters nel 1997, ma in realtà sono già presenti nel libro “The battle for your mind” di Al Ries e Jack Trout nel 1980. Personal branding e self branding si utilizzano spesso come sinonimi, ma in verità sono due concetti differenti, seppure contigui. Ilself brandingè costituito dalla interpretazione e rielaborazione personale che l’individuo-consumatore (prosumer) compie dell’utilizzo delle marche, in modo da sentirsene rappresentato ed esprimendo una parte di sé attraverso esse, contribuendo anche alla costruzione delle marche stesse, veicolando valori. Ilpersonal brandè la risultante di un processo di costruzione e veicolazione di una marca che fa riferimento ad un individuo. Esso passa attraverso la consapevolezza delle proprie risorse, dei propri punti di forza, degli aspetti che ci caratterizzano, ci rendono unici, che possiamo offrire come valore aggiunto al cliente, e gli strumenti di marketing per trasmetterli. Il brand è unapromessae come tale va mantenuta, nel tempo e nello spazio. Le domande guida che ci possono aiutare a fare emergere in noi tutto ciò possono essere: · Chi sono io? · Come mi percepiscono gli altri? · Cosa mi ha portato ad essere ciò che sono? · Dove mi trovo ora? · Dove desidero arrivare? · Come posso fare per arrivarci? Ogni brand deve avere una sua storia, dei valori, delle linee guida, una direzione, deve saper emozionare, coinvolgere, permettere ai potenziali clienti di identificarsi. A seguire, alcune linee guida che possono essere utili per conseguire tali obiettivi: ·ascolto: prima di parlare, di proporre te o i tuoi servizi, osserva, ascolta, in modo da verificare se effettivamente puoi andare incontro ai bisogni del tuo potenziale cliente, e verifica se disponi delle risorse necessarie per svolgere al meglio il lavoro; ·coerenza: essere, semplicemente, quello che si è, umanamente e professionalmente. Non promettere quello che non puoi mantenere, non distorcere mai la tua natura, prima o poi verrà fuori il disallineamento e il cliente resterà profondamente deluso; ·empatia: le persone hanno bisogno di modelli di identificazione, di vicinanza, di calore, di accoglienza, per questo vale sempre la pena lasciare che la propria umanità emerga, nei limiti del possibile, accanto alla professionalità: ·rispetto: tutti siamo diversi, e come tali possiamo pensare, decidere, agire, presentarci in modi diametralmente opposti. C’è posto per tutti. Non giudicare, criticare colleghi, ideologie, culture, valori, tradizioni. Si può non condividere, ma il rispetto prima di tutto; ·educazione: può sembrare superfluo sottolinearlo, ma non è così. Avvalersi di parole come “Grazie, prego, permesso, buon giorno, buona sera”, la puntualità, l’affidabilità, onorare gli impegni presi sono il minimo indispensabile per fare sentire accolta e rispettata una persona; ·cordialità: etimologicamente deriva da ‘cordis’, cuore, e indica il calore che si trasmette con il nostro modo di porci verso l’altro. Professionalità non fa rima con freddezza, ma va sempre temprata con l’umanità; ·umiltà: sapere di non sapere, che c’è sempre da imparare, sia dai colleghi, sia dai clienti, così come da ogni situazione privata e professionale che si vive. Questo non significa sminuire la nostra preparazione, ma metterla a disposizione con modestia, sapendo che è il meglio che ci è possibile per il presente, non in assoluto; ·rispondere: se ti viene posta una domanda, dai attenzione alle persone, esamina con cura anche le critiche, focalizzati su ciò che è positivo, costruttivo. Soprattutto sii presente, partecipe,relazionale, sia in contesti veicolati da internet, siti, blog, social network, sia off line, in presenza, le due cose non si escludono a vicenda, ma vanno di pari passo e oggi più che mai non se ne può prescindere. In passato si aspettava il cliente, oggi gli si va direttamente incontro.
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