Le leggi del desiderio: un film per riflettere sui vari modi di fare Coaching

Superare i propri limiti o sfruttare i propri limiti? Quando si digitano le parole Coach e Coaching su internet, si trovano pagine e pagine di esperti, scuole, agenzie e società che offrono servizi solo apparentemente simili. Cambiano le metodologie, i riferimenti teorici, gli approcci, gli stili, che hanno presupposti che possono essere molto diversi, anche se il cappello ha lo stesso nome. Ci sono Coach motivazionali, strategici, olistici, strutturali, umanistici, spirituali, che fanno riferimento esplicito alla psicologia positiva, cognitiva, comportamentale, alla Gestalt o che applicano le tecniche della PNL, le costellazioni familiari e molto altro ancora. Un’ offerta così diversa e articolata, può disorientare chi vuole avvicinarsi al Coaching. Il Coaching attualmente sembra una moda e come tutte le mode, può celare grandi opportunità, ma anche rischi. Proprio in questi giorni è in uscita nelle sale il film Le leggi del desiderio, con Silvio Muccino che interpreta un Life Coach considerato un santone ma anche un cialtrone, che vuole mostrare il valore del suo approccio, trasformando le vite di tre persone. In una recente intervista (Donna Moderna del 3 marzo 2015), Muccino fa esplicito riferimento ad Antony Robbins, il noto life Coach americano al quale si è ispirato: “E’ un mondo pazzesco dove fragilità, desideri e modelli vincenti sono un collante fortissimo: le persone sono spinte a superare i propri limiti ma finiscono per non essere se stessi”. E in un’altra intervista in TV ha confessato che a un life Coach chiederebbe di essere aiutato a rimanere “centrato”. Con poche parole Silvio Muccino delinea uno spartiacque tra i diversi modi di fare Coaching. La metodologia di Coaching per l’ International Coach Federation, prevede ad esempio, che il cliente sia prima di tutto rispettato, sia dal punto di vista personale che professionale, e che venga considerato in grado di gestire efficacemente la propria vita ed il proprio ambito lavorativo. Ogni cliente viene visto come una persona creativa e piena di risorse. Il Coach stimola il Coachee a sviluppare la consapevolezza della propria unicità, diversità, originalità, delle specifiche risorse personali e delle opportunità che la vita gli offre. Nelle varie fasi della sua vita una persona può cambiare il modo di viaggiare e non ha importanza se si tratta di una canoa o di una grande nave da crociera, non importa se si navighi in mari tempestosi o in un piccolo ruscello, è solo il cliente a definire il mezzo e il modo per affrontare il viaggio. Il Coach stimola la consapevolezza per scegliere verso quale porto dirigersi, scoprire il mezzo più idoneo per affrontare la traversata, rispettando i ritmi di navigazione più congeniali al capitano della barca, ma non lo sostituirà mai al timone. Nell’intervista citata, Muccino richiama il valore del rispetto della persona per ciò che è nella sua totalità: “Da piccolo sognavo di essere Superman, crescendo mi sono scontrato con la realtà: non siamo eroi senza paure, ma sono proprio queste a renderci speciali”.
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