Ristrutturare la crisi

Mai come in questi tempi di crisi economica e di scenari futuri incerti si sente parlare così tanto di “ristrutturazione”. Per chi è proprietario di abitazioni e intendesse riammodernarle, il Governo ha messo a regime la detrazione fiscale del 36% per le ristrutturazioni edilizie. Non più misure estemporanee e proroghe annuali, ma una agevolazione fiscale diventata norma di legge. E poi la faccenda scottante del debito greco. Per evitare che il fallimento dello Stato comprometta la situazione e le finanze dei Paesi dell’area-euro, la Grecia si è impegnata, senza grandi risultati in verità, a ristrutturare l’ingente debito accumulato negli anni. Ma ristrutturazione è anche una tecnica, un modello, che chi pratica il coaching (e non solo) conosce e usa. In periodi di difficoltà, di disperazione latente, di slanci di solidarietà umana compassionevoli verso chi chiede di essere ascoltato e sostenuto nel suo dramma umano, come si può essere d’aiuto in maniera rispettosa del prossimo e soprattutto in modo etico? Come ristrutturare una crisi umana e professionale? Cosa accade quando il coach sfida il coachee a riconsiderare alcune sue convinzioni personali? Lo stimola, lo rende consapevole di nuovi modi di affrontare un problema, lo avvia verso la ricerca di nuove possibili opzioni. Anni fa un coach di fama internazionale, Robert Dilts, ideò un modello a cui diede il nome di “Sleight of mouth”, con lo scopo di aiutare le persone a riconsiderare, mediante l’uso delle parole, alcune loro convinzioni limitanti. Il modello proposto da Dilts, composto da quattordici sottomodelli, racchiude anche la tecnica della “ristrutturazione”* , che è la traduzione in italiano dell’espressione inglese “reframing”, cioè reincorniciamento. Proviamo ad inserire il quadro fosco della crisi dentro una nuova cornice. Se la mia convinzione è : “Ho già provato a fare quel lavoro quando avevo vent’anni e non ci sono riuscito perché non ho ricevuto risposte adeguate da parte del mercato. Se ci riprovassi ora, alla mia età e con la crisi economica attuale, fallirei di sicuro. E’ colpa della città in cui vivo” Reincorniciando in un nuovo contesto temporale la convinzione, si potrebbe ad esempio affermare: “La storia dell’umanità è molto più ampia di quanto a volte si è portati credere. I periodi di crisi che si sono alternati a fasi di prosperità non sono stati nel complesso che delle brevi parentesi durate pochi anni. Inoltre, nel corso della vita, i nostri limiti caratteriali del passato possono trasformarsi in punti di forza. Così scopriamo che gli ostacoli esterni di un tempo derivavano principalmente da una scarsa consapevolezza delle nostre potenzialità interiori”. E allora la sfida dei nostri giorni può essere proprio quella di ristrutturare la crisi, cercando di darle un significato nuovo che a molti sembra sfuggire. Perché, come scrive Dilts , “la pioggia, di per sé, non è nè buona né cattiva. Il giudizio relativo ad essa ha a che fare con le conseguenze che produce all’interno di un determinato contesto”**. Un contesto che può essere ampliato o ristretto, a tutto vantaggio di chi, davanti alle difficoltà, può anche sentirsi, per un attimo o anche più, senza una via d’uscita. Fonti: *Robert Dilts – Il potere delle parole e della Pnl – Roberti Editore – pagg. 54 ss. Per ulteriori approfondimenti si veda “La ristrutturazione” di Bandler e Grinder – Astrolabio – Roma 1983 **Robert Dilts, op. cit. pagina 55
I commenti sono chiusi.