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Ricollocarsi e rigenerarsi nelle relazioni per affrontare le sfide che ci attendono.

Chi possiamo essere per gli altri? Che valore ha condividere la gioia di vivere, la pace interiore, il silenzio, la solitudine ?
In questi mesi sconvolti dalla pandemia in tanti hanno scoperto un’ancora di salvezza nelle relazioni che sono divenute un tema ampiamente trattato e senz’altro saranno un’esperienza importante su cui puntare nei prossimi mesi incerti e pieni di interrogativi.
Recentemente ho riflettuto sul fatto che non è importante solo il gesto del condividere, ma cosa si condivide, e in questo cosa racchiudo non tanto la materialità del dare –in ogni caso importante- ma il sapere trasmettere qualcosa di noi stessi. H.J.M. Nouwen, lo ha colto quando dice “la vera domanda non è “cosa possiamo offrirci l’un l’altro, ma “chi possiamo essere per gli altri” (Sentirsi amati, Brescia 1999, 91), quindi pur non l’escludendo la necessità di fare qualcosa per gli altri, non possiamo trascurare quanto sia significativo, riprendendo la citazione, “(..) offrire la mia gioia di vivere, la mia pace interiore, il mio silenzio e la mia solitudine (…), chi mi è più di aiuto? Colui o colei che è disposto a condividere con me la sua vita. Ci possiamo riscoprire con grandi desideri di condivisione ma con poco realmente da offrire perché forse senza accorgercene le nostre giornate propendono più verso il “fare” che verso l’ ’”essere”.
Sarebbe arricchente quindi, come frutto di un costante e paziente lavoro su di sé, poter offrire alle persone con cui entriamo in relazione non un “prodotto grezzo”, così come a volte si presenta il nostro mondo interiore disordinato, o comprensibilmente divorato dalle ansie della vita, ma un “prodotto lavorato, elaborato, curato”. Lo possiamo fare in tanti modi: scegliendo percorsi di sviluppo personale, come ad esempio il Coaching (cito questo perché ne ho una conoscenza diretta ma ovviamente ce ne possono essere molti altri validi), corsi di formazione professionale seri, o che ci consentano di coltivare hobbies e passioni, o partecipando ad iniziative di volontariato, letture di buoni libri, ecc. Tutto quello che, facendoci crescere dentro, ci consente di costruire relazioni significative con chi ci sta accanto, fisicamente o anche semplicemente virtualmente. A tale proposito, da qualche mese sto partecipando a degli incontri on line tra professionisti, “Hug talks” che sono risultati dei veri “abbracci” tra contenuti di spessore e persone desiderose di condividere; i contenuti ben preparati penso che abbiano determinato non poco all’instaurarsi di relazioni arricchenti e stimolanti.
Un’iniziativa innovativa e allo stesso tempo “non nuova” che mi ha riportato lontano nel tempo! Ascoltando un intervento del prof. Berti (“Affetti e legami nel pensiero di Aristotele”); mi sono sorpresa nel ricordare che Aristotele per 20 anni è rimasto legato alla scuola di Platone perché aveva scoperto tra l’altro un modo per essere felice, condividendo il fare filosofia, il discorrere su temi importanti per la propria vita, con il suo maestro e altri discepoli, e sosteneva che la vera felicità consisteva nel fare insieme con gli amici le cose che più ci piace fare. Scriveva infatti: (… ) ciò per cui desideriamo vivere è proprio ciò in cui vogliamo passare il nostro tempo con gli amici, perciò vi è chi beve insieme, altri giocano a dadi, altri fanno ginnastica in comune o vanno a correre, o fanno insieme filosofia” (…)” (Aristotele, Etica Nicomachea, libro IX). Quindi ritorniamo all’idea già accennata: non solo relazionarci, ma relazionarci attraverso contenuti che riteniamo importanti, mettendo in gioco la parte più profonda di noi stessi, anche in un clima piacevole e leggero.
Concludo riportando una citazione di Heidegger che riassume in un certo senso quanto mi sono proposta di trasmettere: “ogni esperienza è in sé stessa un incontro, un incontro in e per una cura”(Heidegger, “Interpretazioni fenomenologiche di Aristotele, trad. it. Guida, Napoli 1990 p. 123) e forse, oserei aggiungere, per costruire esperienze incisive, la prima persona che dobbiamo incontrare veramente e di cui vale la pena prendersi cura siamo proprio noi stessi.

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