L’amore è cieco, ma si può amare anche ad occhi aperti

Ci sono relazioni sbagliate, che mandano segnali sinistri in cui certe donne restano invischiate come le vittime nella tela del ragno. Fine estate, rigenerante e riposante per molti, siamo ormai al nastro di partenza per riprendere le consuete attività. Ma non tutti, anzi non tutte, lo potranno fare. Non si arresta l’ondata crudele delle violenza sulle donne. Altri femminicidi, quasi 100 dall’inizio dell’anno e i casi di stalking, fino alla fine di luglio sono stati ben 3.751. Ci sono troppe donne che ogni giorno subiscono percosse, ingiurie, minacce, violenze sessuali. E ci sono troppi bimbi che perdono una mamma e subiscono una tragedia inaudita. Secondo l’ Eures-Ansa nel 75% dei casi i delitti avvengono tra le mura domestiche e nel 90% degli omicidi, i killer sono uomini. Quegli stessi uomini a cui le donne hanno donato il cuore, persone che hanno amato o creduto di amare con fiducia. Ci sono relazioni sbagliate, che mandano segnali sinistri in cui certe donne restano invischiate come le vittime nella tela del ragno. Razionalmente è facile la diagnosi, è semplice dire come fare per star bene, come allontanarsi ai primi segnali di pericolo, ma dalle parole ai fatti le cose si complicano. I rapporti logoranti, si continuano a logorare. Troppo spesso sento donne lamentarsi di quanto poco basterebbe per farlo “cambiare”, non ci vorrebbe niente ad essere “felici”… se solo lui “capisse”, e così via. Sono donne anche autonome nel lavoro, capaci di cavarsela in tutte le situazioni, senza bisogno di salvagenti o zattere, in grado di difendere le proprie idee, ma accompagnate da un sottile senso di inadeguatezza, spesso così profondo da costringerle a cercare continue rassicurazioni affettive, peraltro mai appaganti del tutto. E così agiscono solo per compiacere l’altro, indossano panni che non condividono, in attesa di un suo gesto, di una parola, perdendosi di vista. Le dipendenze affettive hanno radici profonde e rami che vanno i varie direzioni: possono coinvolgere anche relazioni professionali o genitoriali. Ma perché “accontentarsi” e vivere relazioni affettive poco appaganti, senza entusiasmo o, addirittura, sofferte? Perché non prendersi il tempo per rileggere il proprio modo di voler bene, partendo da sé? Si può amare a occhi aperti e per amare meglio è necessario interrogarsi, guardarsi dentro, mettersi in gioco, rivedere le proprie credenze per aprirsi a nuovi atteggiamenti mentali e affettivi, in poche parole ri-scoprire la propria intelligenza affettiva. I tasselli per costruire una relazione solida sono fatti di rispetto reciproco, ma prima di tutto occorre rispettare se stessi.
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