La dislessia? Basta conoscerla

La difficoltà a volte è con alcuni insegnanti che per scetticismo, pregiudizi o semplicemente distrazione, non sostengono l’apprendimento adatto. Si stima che in Italia il 4% della popolazione in età scolastica sia dislessico. 1 persona su 25. La Dislessia, insieme a Discalculia, Disgrafia, Disortografia, è un DSA, Disturbo Specifico dell’Apprendimento. “Alterazione neurobiologica, una disfunzione nel funzionamento di gruppi di cellule deputate al riconoscimento delle lettere-parole e il loro significato” (fonte AID). Una difficoltà nella capacità di leggere, scrivere, calcolare in modo corretto. I dislessici sono persone intelligenti, ma hanno bisogno di apprendere in modo diverso. Questo disturbo è ancora poco conosciuto, a volte diagnosticato tardivamente. I bambini e ragazzi dislessici non riconosciuti, vengono considerati dai loro genitori e spessissimo dagli insegnanti come svogliati, pigri,’con la testa fra le nuvole’. Per alcuni poco intelligenti. Fuori dall’ambito scolastico i dislessici giocano, si divertono, socializzano. Proprio questa specificità, più che allarmare, è utilizzata dai grandi come un rafforzativo della convinzione che il ragazzo non abbia voglia… “a giocare sei sempre pronto, ora che devi fare i compiti…” Il problema della dislessia si potrebbe dire ’silenzioso’. L’atteggiamento di un bambino dislessico è uguale a quello di un alunno svogliato. Spesso quindi gli adulti scelgono spiegazioni semplici: il ragazzo non ha voglia di impegnarsi. E’ ciò che accade ai dislessici che non sono stati riconosciuti e accolti dagli adulti, famiglia ed insegnanti. Si aggiunge che ogni ragazzo dislessico è diverso da un altro, perché ogni forma di dislessia è diversa. La dislessia non è una disabilità, né una malattia, non è un handicap; è una neurodiversità. Come il mancinismo. Nonostante una legge del 2010 a tutela dei DSA, a volte ai dislessici è richiesto di apprendere come se si chiedesse ad un mancino di scrivere con la destra. I dislessici spesso manifestano scarsa autostima, sfiducia in se stessi e nelle proprie potenzialità, depressione, scelte scolastiche sbagliate, atteggiamenti poco collaborativi. Francesco P. adolescente romano: <
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