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La delicatezza del viaggio

Per quanto viaggiamo in tutto il mondo per trovare ciò che è bello, dobbiamo portarlo con noi oppure non lo troveremo. Ralph Waldo Emerson Perché il tema del viaggio? Perché siamo sempre in viaggio o con la mente, i pensieri, le fantasie o con il corpo, i passi, i movimenti, o con/su un qualunque mezzo: metro, bus, auto, scooter, bici…. Il viaggio è indissolubilmente legato alla nostra storia evolutiva. Da primati ad umani, da bambini ad ‘adulti’, da prima a dopo. Il viaggio, e qualunque viaggio, è un da qui a li! Uno spazio percorso in un certo tempo…. E così è viaggio anche un semplice sbattere di ciglia, o un aprire e chiudere la mano…tutto ciò che si muove con una causa e/o uno scopo. Siamo un continuo andare, un continuo spostarci. Oggi tutto questo ci richiama urgentemente al nostro ‘stressarci’, come stato di ‘stiramento’, tensione continua. Vivendo noi, o trovandoci, quasi costantemente, nella condizione di spingerci costantemente al di la, aggiungere ancora, essere ‘more&more’ Allora mi domando e vi domando, questo continuo andare dove ci vuole portare? E, soprattutto, è qualcosa che ci sta portando verso un benessere personale reale? So di toccare un tema stratrattato ma ciò, ancor di più oggi, non è che la conferma di un bisogno profondo di ‘senso’ e ‘direzione’ in quello che facciamo, giacché ci troviamo in un momento storico liquido e fragile e precario. Le indagini e gli studi ci dicono che siamo sempre più stressati e ansiosi, con il timore del futuro (e ciò è rafforzato dalle minacce di attentati nelle abitudini della nostra vita quotidiana). Io stesso nella mia esperienza di coach e facilitatore, ricevo riguardo al futuro le più alte risposte di un sentimento di inadeguatezza e inefficacia. Quindi dove troviamo il nostro punto di equilibrio? Quello che ci fa dire che ‘così va bene e fa bene’? A volte si ha la percezione che stiamo correndo solo perché siamo in movimento, che andiamo avanti perché non sapremmo cos’altro fare, che se ci fermassimo ci prenderebbe un’ansia ancora più grande…Allora mi viene in mente il film Forrest Gump , dove l’interprete principale, l’attore Tom Hanks, che interpreta appunto Gump, si mette d’un tratto a correre per tutta l’America senza sosta e comincia a fare proseliti e followers che corrono con lui…poi, improvvisamente, si ferma e davanti ai suoi seguaci: ‘Sono un pò stanchino, credo che tornerò a casa’ … Ecco, vedere e trattare il nostro viaggio, ogni nostro viaggio, con delicatezza, significa prenderci cura di noi in ogni momento, avendo consapevolezza del che cosa stiamo facendo e per quale ragione. Nella filosofia zen c’è una frase: ‘ Mangia quando hai fame e bevi quando hai sete’, cioè a dire che, quello che stai facendo, è esattamente ciò di cui hai bisogno e che per questo produrrà soddisfazione e benessere. Delicatezza è una bella parola, deriva dal latino delìcere : allettare, a cui si annoda la voce delicìum: delizia. Ha a che vedere con la qualità di ciò che non urta, non offende, inducendo sensazioni gradevoli. Di chi agisce con tatto, sensibilità, garbo. Essere delicati con noi ci dà l’opportunità di conoscerci meglio e sapere cosa possiamo ‘sopportare’ e cosa ‘no’, cosa ci fa sentire bene e cosa no, per cosa siamo davvero disposti ad impegnarci e cosa no. La delicatezza del viaggio è la cura che diamo alle nostre scelte e al nostro rapporto con gli altri e le cose. In altre parole la cura con cui ci prendiamo cura di noi. Chiudo con una citazione di Oscar Wilde: Solo ciò che è delicato, e concepito con delicatezza può dare nutrimento all’Amore.

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