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Il dubbio che vede la luce: una testimonianza

Brulicano. Animali umani. Freschi di laurea o lavoratori in erba. Agguantano guide e brochure di aziende e scuole come fossero elisir di lunga giovinezza. Al riparo dal vortice umano, nella sala presentazioni, una voce rompe gli indugi: «Siamo rane o pipistrelli?*». Tornate indietro di qualche battuta e rileggete la domanda col tono di Totò («siamo uomini o caporali»). Perplessi? Siamo al career day “Brain at Work Cosenza Edition”, workshop di Career Coaching tenuto da Giovanna Giuffredi e Irene Morrione di Life Coach Italy, e non nel Libro della Giungla. Quando spunta la domanda: «sapete che cosa volete fare nella vita?», il silenzio: cala una coltre di nebbia che nemmeno in ‘Cuore di tenebra’. Si apre un piccolo varco mentre si intravedono sogni, possibilità. Mi sovviene Chicho Montana, protagonista dell’omonimo fumetto di Horacio Altuna. È un ragazzo di vent’anni, con problemi di lavoro nell’Argentina degli anni ’90. Si addormenta, entra nel mondo dei sogni. Ma… niente sogno. Solo una folla in protesta e uno striscione: “Ci hanno rubato i sogni”. Ci hanno rubato i sogni? Forse sì, ma non deve diventare un alibi per non rimboccarsi le maniche. Forse, più che i sogni, ci è stata sottratta la prerogativa di guardare lontano e porsi un obiettivo generale. Che vada al di là dei canonici tre mesi. Del resto, la crisi economica e finanziaria non è stata determinata anche dal perseguimento di risultati a breve termine? Calata nel quotidiano, questa logica del breve restringe i nostri orizzonti, li contrae. Siamo incapaci di sapere chi siamo e dove vogliamo andare: troppi rumori, troppe luci che subito si spengono, troppi stimoli di breve durata. Restiamo intrappolati nel presente. Se proviamo a pronunciare “futuro”, incespichiamo. Le due coach ci invitano a fermarci, a diventare consapevoli di quello che siamo, a immaginare un obiettivo e… ad incamminarci. Citano il tennista John McEnroe: «Se vuoi veramente qualcosa focalizzati sulla meta, il tuo corpo seguirà la mente». La mente corre immediatamente ai runner e ai ciclisti. A quando un appassionato sale in sella. Non importa il chilometraggio, non importa quanto impiegherà per arrivare: ciò che conta è superare i momenti di crisi e raggiungere il traguardo. Ma se la meta non riesce a vederla? O se non crede nelle sue forze? Proprio da qui dovrà partire il suo allenamento. Perché la vita è anche una questione di testa e di gestione delle energie. Mentre penso agli atleti, mi sembra di vedere, in sala, una scala a pioli. Se l’obiettivo è realistico e se ci dotiamo delle competenze necessarie, dovremmo riuscire ad arrivare in cima. E allora, siamo rane o pipistrelli?* Dalla vita prendiamo quello che ci capita a tiro (come le rane) o andiamo a prenderci ciò che vogliamo (come i pipistrelli)? La sessione si conclude. I luccichii degli occhi superano gli sguardi scettici. Il dubbio ha visto la luce: sarà forse vero che noi… anche noi…un lavoro (e un futuro) – un lavoro che possa dirsi tale, il lavoro, preciserebbe Giovanna – si possa immaginarlo? fonte: Ndt: cfr.http://www.coachingtime.it/interviste/articoli/?id=133&titolo=intervista-a-robert-dilts-la-rana-e-il-pipistrello-reattivi-o-proattivi

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