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Credere nelle credenziali

Quali i passi per rinforzare la professionalità Sono un coach, sono un coach professionista, sono un coach PCC (Professional Certified Coach) o CMBC (Certified Master Business Coach) o unPractitionerCoach; sono un coach certificato. Che differenza c’è tra queste affermazioni? La prima è molto generica, la seconda è più specifica, ma può passare per autoreferenziale: infatti chi valuta e decide la mia professionalità come coach? La terza fa riferimento alle credenziali rilasciate da associazioni professionali di riferimento e riconosciute a livello internazionale come ad esempio: ICF (International Coach Federation), WABC (Worldwide Association of Business Coaching), EMCC (European Mentoring e Coaching Council). Infine,sono un coach certificatoè un’affermazione impropria e scorretta. Ops! Potrebbe pensare chi, fiero di avere ottenuto con impegno, studio e applicazione una credenziale, traduce il termine “certified” in certificato e felicemente se ne fregia. Come mai? Il punto è che dall’uscita della Legge 4/2013, termini comunemente usati come certificato o accreditato acquistano un significato più specifico. Ad esempio la Legge 4/2013 recita che “l’esercizio della professione è libero e fondato sull’autonomia, sulle competenze e sull’indipendenza di giudizio intellettuale e tecnica, …” (Art.1, comma 4). Essa individua essenzialmente tre categorie di Professionisti (sebbene non le enunci esplicitamente in questi termini): – i Professionisti che, nel rispetto delle norme della legge, possono autoregolamentarsi (art.6, comma 1); – i Professionisti che possono aderire e fare attestare da un’Associazione Professionale la propria qualità professionale e gli standard qualitativi che essi mantengono e aggiornano nel tempo (art.7); – i Professionisti che possono certificarsi individualmente secondo le norme tecniche UNI-CEN-ISO (art.9, comma 2). Certificato, dunque, è da intendersi chi è tale secondo le norme tecniche UNI; mentre se possiedo una credenziale ho un’attestazione professionale ma, a termini di legge, non mi posso dichiarare certificato. La situazione di “coach certificato” però, non è attualmente possibile, in quanto le norme tecniche UNI sul coaching non sono ancora state emanate. In base alla legge vigente né le attestazioni di qualità rilasciate dalle Associazioni né le certificazioni sono, al momento, obbligatorie. Inoltre la Legge non ne indica una come migliore o preferibile all’altra. Possiamo però aspettarci che il mercato farà le proprie scelte. Ad oggi le alternative sono tra l’autoregolamentazione (spesso sinonimo di autoreferenzialità) e l’attestazione da parte di un’Associazione Professionale. Potremmo chiederci perché credere nelle credenziali visto che non sono obbligatorie? Proprio perché non sono obbligatorie è importante possederle e svilupparle: è un elemento distintivo! Se no sarebbe come credere che possano cambiare solo coloro che sono obbligati a farlo e non coloro che lo scelgono volontariamente! Quali vantaggi mi da avere una credenziale? La missione delle Associazioni nel promuovere le credenziali è sviluppare, sostenere e preservare l’integrità della professione nel mondo, accrescere la cultura del coaching e la fiducia del mercato in questa professione. Attraverso la misurazione e l’attestazione delle competenze dei professionisti si favorisce e coltiva lo sviluppo continuo, confrontandosi con un benchmark di riferimento internazionale. Si tutela maggiormente il cliente sottoscrivendo il codice di condotta, si appartiene ad una comunità professionale diffusa ed affermata in più di 100 paesi al mondo ci si confronta con un network di più di 21.000 colleghi. Infine, i risultati del “2012 ICF Global Coaching Study” dimostrano che i coach con credenziali guadagnano mediamente più di quelli senza credenziali.

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