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Le competenze non cognitive diventano didattica

Uno spiraglio sfidante per un autentico apprendimento

Qualche giorno fa, con una sensazione di stupore e gradevole sorpresa, ho appreso questa notizia: “Le competenze non cognitive diventano didattica, la Camera approva; si insegnerà come gestire stress, empatia, pensiero critico e creativo…” (https://www.tecnicadellascuola.it/le-competenze-non-cognitive-diventano-didattica-la-camera-approva-si-insegnera-come-gestire-stress-empatia-pensiero-critico-e-creativo).

La proposta prevede una sperimentazione strutturata e inclusiva che valorizzi le sempre più rilevanti competenze extra disciplinari al fine di incrementare le cosiddette life skills, quelle abilità che portano a comportamenti positivi e di adattamento, che rendono l’individuo capace di far fronte efficacemente alle richieste e alle sfide della vita di tutti i giorni.”
Per i professionisti di questo ambito si tratta di un tema ben conosciuto, per tanti giovani può costituire invece una proposta innovativa e coinvolgente, come già in alcuni casi si è potuto notare.

Qualche settimana fa ho avuto modo di sperimentare l’interesse che i giovani nutrono per le “competenze non cognitive”, realizzando un laboratorio di coaching per l’apprendimento in un liceo di Napoli. Abbiamo lavorato con gli studenti sulla gestione del tempo e come spesso succede in questi casi, la lezione è stata “co-creata”!

A me è spettato il compito di stimolare la ricerca di interrogativi e domande poi, come accade quando si adotta il metodo del coaching, i veri protagonisti sono stati gli studenti. Si sono susseguite riflessioni, si è “accesa” l’immaginazione, sono state trovate risposte e ulteriori domande per allearsi con il tempo, farselo amico e utilizzarlo al meglio nel proprio studio. La collaborazione dell’insegnante che mi ha proposto questo laboratorio è stata determinante: conoscendo i ragazzi e le dinamiche scolastiche ha consentito di fare in modo che questa iniziativa fosse realizzata in continuità con le materie che stavano studiando, con le loro difficoltà di apprendimento, con i loro punti di forza, e tenendo conto delle incertezze di questo periodo complesso di pandemia che in molti ha causato tensione e preoccupazione. Una prova che la sinergia tra docenti ed esperti di processi di apprendimento, facilitatori, learning coach, può funzionare ed è una strada interessante da percorrere!

Ho potuto confermare l’interesse degli studenti per le competenze non cognitive, anche attraverso una pagina di Instagram, Study Coaching, che ho creato insieme ad una universitaria per accompagnare liceali ed universitari nel loro studio. E’ sorprendente notare come sia sufficiente una foto, un breve spezzone di film, un coinvolgimento quindi della sfera emotiva, in relazione sempre a tematiche di studio, per scoprire ed attivare potenzialità, motivazione, ascolto… Quasi sempre il confronto avviene a voce, a tu per tu, non tutti se la sentono di esporsi per iscritto, ma l’importante è che l’amo sia stato lanciato e che l’invito sia stato accolto.

Queste due semplici esperienze mi inducono a pensare che la strada che si sta aprendo ci permetterà di districarci un po’ alla volta tra quello che Tempesta (M. Tempesta, “Motivare alla conoscenza”, ed Scholè, p. 42) definisce il “razionalismo cognitivista”, una scuola fatta solo di trasmissione di contenuti ed il “sentimentalismo emotivista”, secondo cui l’educazione ha come suo specifico la cura degli affetti e sentimenti. E anche se è vero che si parla di “competenze non cognitive”, forse si vuole intendere solo che non si riferiscono a contenuti didattici, perché da come vengono descritte, non possono essere completamente estranee alla sfera intellettiva. Sono infatti quelle che faranno da cerniera alle due prospettive suddette e che permetteranno, con parole dell’autore, di “far crescere le persone e sviluppare capacità”. A questo proposito mi piace condividere l’affermazione di D. Lucangeli secondo cui: “non c’è atto della vita psichica che non sia contemporaneamente cognitivo ed emotivo” (D. Lucangeli, “A mente accesa, ed Mondadori, p.72-75).

Auguriamoci quindi che queste proposte innovative per la scuola aiutino ad accogliere gli studenti in tutta la loro ricchezza intellettiva ed affettiva, consentendo ad ognuno di scoprire e coltivare il proprio potenziale; prendere parte a questa sfida significa fare un grande regalo non solo ai ragazzi ma all’intera società.

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