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Emozionarsi ricordando attraverso i cinque sensi: vista e tatto (prima parte)

I sensi, antenne potenti persistenti e fedeli per ricordare il passato e tracciare le vie del futuro. Nella vita quotidiana, ma anche per quella sportiva, è possibile ricercare la sorgente del nostro passato capace di riscaldare il nostro cuore e spingerci a non arrenderci dinnanzi alle costanti sfide che le vicissitudini della vita ci pongono di fronte. Diventa interessante, a tal proposito, sviluppare una pratica terapeutica che, a partire da suggestioni dei cinque sensi, sia capace di farci riacquistare quel passato che credevamo d’aver perduto, ma che, anch’esso conferisce sostanza alla nostra vita. Il compito che ci si pone di adempiere ricorda da vicino l’obiettivo principale della monumentale opera di Marcel Proust,Alla ricerca del tempo perduto. Comprendere se stessi come rifugio di tutti i nostri ricordi ci può condurre ad avere nuovi motivi nel superare talune difficoltà che si presentano nel corso della vita e ricevere motivazioni sempre nuove. Ricordiamo la lezione di Bergson secondo cui la vera essenza del tempo è rappresentata dalla temporalità della coscienza e non da quella della scienza, caratterizzata da uno sconfinamento della categoria spaziale sul tempo. L’ingerenza dello spazio fa sì che tra i cinque sensi, l’olfatto, il gusto e l’udito si caratterizzino come più prossimi all’autentica dimensione del ricordo, mentre la vista e ancor di più il tatto rievocano un nostro agire spaziale, meccanico e misurabile sul dato inteso come spaziale. Secondo Bergson la vera essenza del tempo è quella della coscienza, nella quale il tutto viene a definirsi come un’eterogeneità senza parcellizzazioni interne, che tutta intera ci segue e ci condiziona, facendoci essere come siamo. Richiamare il nostro percorso fino al momento presente diventa un buon modo per dirsi: sono arrivato fin qui ed ora devo dare il massimo per raggiungere quello che ho desiderato con tanto entusiasmo. La domanda che ci poniamo è come stimolare attraverso i sensi le persone affinché revochino parti della loro storia e comprendano, perciò, la loro unicità e i loro scopi nella vita. Per quanto riguarda la vista è possibile spiritualizzare ed estetizzare la sua spazialità regalandole un nuovo senso simbolico. Questo si concretizza nell’attribuire valore a quelle percezioni in cui ritroviamo occasioni per richiamare eventi positivi, o comunque di valore per la nostra storia personale in memoria. Ad esempio, i vissuti delle persone che abitano nella casa (vero Dna del nostro vissuto) sono consistentemente mostrati negli album fotografici, in cui le singole fotografie definiscono lo stato sempre presente del ricordo, anche se ridotto all’immobilità: sarà poi un trampolino di lancio per il ricordo episodico che, se riesce, proseguirà la narrazione dei momenti della nostra vita. I momenti belli, importanti, le persone che abbiamo conosciuto saranno sempre lì disponibili ad entrare in gioco, ad interagire con noi, ammaliandoci con ricordi del nostro trascorso. Non solo si può ricordare tramite le fotografie o filmati, ma valutando con uno sguardo aperto nella disposizione all’emozione (e quindi non attento all’aspetto pratico rivolto all’azione). Passando ad analizzare il senso tattile, ci è possibile, ma in misura modesta, rammemorare talune vicende di vita. Ciò risulta possibile se ci poniamo nell’ottica di rovistare oggetti posseduti testimoni di senso per colui che ha scelto di possederli. Un consiglio particolare sarebbe quello di sfogliare vecchi libri, oppure toccare oggetti, magari regalatici da persone a cui vogliamo bene che non pensavamo nemmeno di possedere. Essi incorporano i ricordi, le aspettative, i sentimenti e le passioni, le sofferenze e i momenti di felicità. L’epifania del ricordo ci attrarrà magicamente verso eventi o occasioni di cui possiamo tracciare alcune linee e che alimentano ancor più la nostra continuità storica nel tempo.

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