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Come si fa a diventare Eroi?

“Mammina come si fa a diventare eroi?” Castor coach chiuse il libro delle favole e sussurrò: “Dormi ora, domani ne riparliamo”, Castorina, non se lo fece ripetere una seconda volta, sbadigliò, chiuse gli occhi di sonno e un attimo dopo già dormiva profondamente… “Devo correre altrimenti faccio tardi a scuola!” si ripeteva Castorina mentre scivolava sul tronco di casa, con la cartella al collo. Doveva far presto se voleva raggiungere i suoi compagni. Quella mattina tutto sembrava girare storto. Si era svegliata in ritardo, gocce di caffèlatte le erano cadute sul grembiule e stentava a chiudere la cartella. Mentre correva per raggiungere le sue compagne nel bosco, inciampò in qualcosa. Si rialzò e vide che si trattava di un libro… un piccolo libro di cuoio, con gli angoli di metallo e le pagine col bordo dorato. Un libro così Castorina non lo aveva mai visto, incuriosita lo prese e stava per aprirlo quando il libro, proprio così il libro in persona, le sussurrò: “Sfogliami”. A Castorina gli volò dalle mani per lo spavento. “Ohi, ohi” si lamentò il libricino. “Chi sei?” chiese Castorina facendo qualche passo indietro “ e che ci fai qui?”. “Sfogliami e cerca tra le righe” Castorina sciolse il legaccio e lo aprì. Le pagine si animarono davanti ai suoi occhi, e le parole vennero fuori come gocce di rugiada: “Non trattenere il vento…Questo è il momento!” “Cosa significavano quelle parole? E di chi era il momento? E a chi sarebbe mai venuto in mente di trattenere il vento?”. Il libro guardandola le disse: “porta con te queste parole al di là delle montagne” e gliele indicò in lontananza, al limitare del bosco. Portarle a chi? E poi perché? E perché proprio lei? “Eh no!” disse testarda Castorina. “Io da qui non mi muovo se non mi spieghi il perché, mio caro libro presuntuoso!” Il libricino ridacchiò: ”ci sono persone, al di là della montagna, che senza queste gocce di rugiada moriranno. Da molto tempo, a causa di un malefico sortilegio, nel piccolo paese gli abitanti hanno smarrito il sorriso e con esso la gioia di vivere. Tutto e’ cominciato un mattino di dicembre, quando una nebbia densa e persistente comparve in lontananza. Col passare delle ore aumentò fino ad avvolgerlo tutto. Per il timore di scontrarsi, di non riconoscersi, di non capirsi, gli abitanti, sempre più guardinghi e sospettosi, si rinchiusero nelle proprie case sentendosi al sicuro solo lì. E a poco a poco, quasi senza accorgersene, smisero di guardarsi, di sorridersi, di parlarsi. Anche il paesaggio mutò: nessuno seminò più, nessuno si occupò più dei frutti della terra e allora non crebbe più nulla e non sbocciarono più i fiori e nemmeno più le albe si distinguevano dai tramonti. Sparirono i colori, i suoni e i profumi. Per riportare la vita bisognava far rinascere le parole, che come rugiada, avrebbero fatto germogliare nuovi pensieri e nuove azioni. Tu sei inciampata nel caso, tu sei quindi la prescelta e a te è affidato il compito di spezzare il sortilegio. Apriti al sorprendente e non fermare il tuo passo tra dubbi e domande. Le risposte le troverai nel cammino. Ora va, e portami con te!” Castorina, pur tra mille dubbi, decise di affrontare la prova, nascose il libro nella cartella e s’incamminò. In breve raggiunse la grande montagna. La guardò. Ora avrebbe dovuto scalarla e, certo, non era un’impresa da poco! Riempì la borraccia d’acqua, raccolse noci e germogli e con le sue agili zampette cominciò ad arrampicarsi. Dopo alcune ore fece sosta, meravigliandosi dell’altezza che aveva già raggiunto. Tutto sembrava andare per il meglio quando un orso solitario le si parò davanti: “dov’è che vai?”, chiese curioso, “Signor Orso, vado di là a vedere cosa c’è” indicandogli la cima della montagna. “Possibile?” aggiunse incredulo. Castorina decise allora di rivelargli solo l’esistenza del paese immerso nella nebbia, senza aggiungere nulla del libro che aveva con sé, e del compito che doveva portare a termine. L’Orso le indicò un sentiero più facile, e le regalò delle ghiande ricoperte di miele. Castorina sollevata, lo ringraziò e prese il sentiero indicatogli. E, in effetti, in meno di tre ore era su in cima, in bilico tra due mondi. Uno, pieno di colori, e un altro, grigio e sbiadito. Stava per affrontare la discesa quando un’aquila reale, dalle grandi ali e dal becco minaccioso, le volteggiò vicinissimo. Castorina trattenne il fiato per lo spavento. “Come osi attraversare il mio territorio?” “Scusi, Signora Aquila, non sapevo ci voleva il permesso”. L’Aquila la puntò con i suoi artigli “attenta a quello che dici!”. Castorina sudava freddo e abbassò lo sguardo per non incrociare quello minaccioso dell’Aquila. “Questi sono luoghi inviolati, sacri. Chiunque passi di qui deve dimostrare il suo coraggio!” Castorina quasi sveniva. “E io che cosa posso fare?” “Ingenua!” sghignazzò l’Aquila Reale, “non sai cosa a cosa potresti andare incontro se fallissi la prova!” Castorina in attesa, non si muoveva nemmeno un pelo del suo folto mantello “Rispondi a questa domanda: cos’è che non puoi mai trattenere?” Castorina si riebbe ricordando le parole del libro “Il vento!” quasi gridava “Il vento non puoi mai trattenere!” L’Aquila si fermò a mezz’aria, interdetta e stizzita “e quando? Dimmi quando? Sciocca creatura” Castorina sempre più leggera “Ora! Ora è il momento, ora è il momento!”. All’Aquila Reale non restò che farsi da parte consapevole del dono posseduto dal ridicolo animaletto che le stava di fronte. Castorina la salutò impertinente “Arrivederci Signora Aquila Reale, è stato un vero piacere incontrarla!” e già correva giù, sull’altro fianco della montagna. Il libricino si mosse per far sentire il suo parere: “hai rischiato, ma sei stata molto coraggiosa e hai superato anche questa prova”. “Coraggiosa un corno!” si diceva Castorina “quasi mi mangiava la paura!” Arrivata ai piedi del villaggio, scelse di recarsi subito dal sindaco. Riconobbe la casa, bussò e attese. Dal di dentro una voce timorosa chiese ”chi è…?” “Sono io, Castorina, ho un messaggio da consegnarle. Apra per favore, apra!” Il Sindaco mezzo nascosto dal cappuccio e da una lunga sciarpa la guardò attraverso un misero spiraglio di luce. “Non urlare così, chi vuoi svegliare?”, “Ecco” disse Castorina “svegliare, far tornare a vita, restituire vivacità ai colori, ai sapori, ai profumi. Ho qui il rimedio.” Un simile entusiasmo il Sindaco non lo sentiva da qualche tempo, aprì un altro po’ e si trovò di fronte Castorina che stringeva il libro parlante. “Apra Sindaco, e non perda più tempo!” Gli disse con fare autoritario il piccolo libro di cuoio. “Mi sfogli e faccia cadere le gocce di rugiada, diffonda la vita su!” Al Sindaco non rimase altro che aprire il piccolo libro e sfogliarlo. Gocce di rugiada simili a cristalli caddero e al contatto col terreno si trasformarono rapidamente in colorati ciuffi d’erba e fiori di campo. Il Sindaco fece cadere altre gocce ancora, e ancora, e ancora, e tutto il paese si ridestò come dopo un lungo inverno. Ritornarono i colori, e il vento soffiò e soffiò, sempre più forte e sparse nuovi profumi. Timidamente gli abitanti si affacciarono e già qualcuno camminava e si rotolava nell’erba fresca e croccante. Uccellini in volo, frutti sugli alberi e un bellissimo sole al centro di un cielo azzurro. Tutti applaudirono Castorina, che fu incoronata eroina proprio dal Sindaco riottoso. Le riempirono la sacca di doni e benedizioni per permetterle un piacevole rientro. “Sono le sette, sveglia, svegliaaaa!” Il sogno fu interrotto all’improvviso. Castorina sbadigliò, si vesti in tutta fretta, versò alcune gocce di caffèlatte sul grembiule e stentò a chiudere la cartella. Quella mattina sembrava andarle proprio tutto storto. Salutò la mamma e prima di andar via e scivolare sul tronco di casa le disse: “So come si diventa eroi: basta non fermare il vento!”. E corse via nel bosco.|||

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