Amare ciò che fai o coloro per cui lo fai?

Ho visto tante persone conquistare il lavoro che amavano, ottenendolo con impegno, sacrifici e rinunce. Il giorno in cui hanno tagliato il grande traguardo, gli occhi brillavano di una luce speciale. Molti lo ritengono uno dei momenti più significativi della vita. Ma tra questi, alcuni mi raccontano che manca ancora qualcosa… Com’è possibile? La risposta mi è arrivata in un tardo pomeriggio estivo, fermandomi a comprare un po’ di frutta, prima di far ritorno a casa.Mentre attendo il mio turno, uno degli addetti alla vendita cattura il mio interesse. Ha un modo molto particolare di maneggiare ogni frutto: sembra lo prenda con una delicatezza fuori dal comune; anche il modo con cui lo ripone nel sacchetto è davvero accurato. Sposto la mia attenzione sul suo viso, voglio capirne di più, voglio cercare di decodificare questi movimenti così inconsueti. Il suo sguardo è sereno, i suoi lineamenti rilassati, la sua espressione trasmette felicità per il compito che sta assolvendo. A questo punto credo che chiunque di voi avrebbe avuto la mia reazione di stupore… Giusto? Più che raro, questo atteggiamento potrei definirlo estinto. Mi chiedo: cosa gli passa per la testa? Cosa lo rende così diverso dai suoi due colleghi? Arriva il mio turno… e finalmente comprendo. Riesco chiaramente a percepire il piacere estremo che lui prova nell’essermi utile. Sento che “la grazia” con cui fa il suo lavoro è collegata ad un chiaro sentimento di “servizio” nei confronti dei clienti. Resto colpito. Quando vado via con il mio sacchetto anche i frutti sembrano aver assunto un valore nuovo, diverso dal solito… Mi sembra di possedere un piccolo tesoro; quella poca frutta si porta dietro un po’ di amore di questa persona. Mi sento anche più sereno, ho vissuto una breve ma profonda esperienza, semplicemente… acquistando un po’ di frutta. Allora mi chiedo: basta così poco? Io mi sono detto SI. Basta davvero così poco. Lo sappiamo tutti. Perché tutti viviamo costantemente esperienze di acquisto, di vendita, di erogazione di servizi, di consulenza, di informazioni. Tutti siamo clienti di qualcuno, fornitori di qualcun altro, che si tratti di colleghi, collaboratori, capi, clienti… “Otteniamo una vera gratificazione nel nostro lavoro, solo quando lo facciamo con amore verso chi lo riceverà.” Ogni lavoro non è che un “servizio” a qualcun altro. Ogni lavoro esiste solo perché produce un’utilità per qualcun altro. Ecco allora dipanarsi il filo d’Arianna. Quel fruttivendolo, oltre al suo capo, sta facendo felici le persone che hanno bisogno di acquistare qualcosa. Quel fruttivendolo è felice perché sta facendo felici gli altri. Mi chiedo allora se è forse questa la “formula magica”:
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