Una voce fuori dal coro
Giornata internazionale della donna

In passato ho lavorato per anni con vari ruoli e responsabilità nei progetti Comunitari dedicati alle pari opportunità di genere. Oggi fortunatamente si parla di inclusione, di equità, di giustizia con un approccio più ampio. Sono cambiate le leggi, le aziende sono più illuminate e attivano programmi e progetti speciali, le norme contrattuali garantiscono, o meglio, dovrebbero garantire a tutti pari opportunità contro ogni discriminazione, non solo legate al sesso di appartenenza.
Ma si parla ancora di Diversity con riferimento a categorie particolari: genere, religione, orientamento sessuale, disabilità, etnia, ecc. E’ politicamente corretto applicare le adeguate misure in favore di queste specifiche categorie di persone, ma quanto è reale il rispetto per le pari opportunità di queste persone?
L’8 marzo è una giornata che negli anni ha fortunatamente ampliato il raggio del suo significato sociale e le conquiste dei diritti delle donne, almeno sulla carta, hanno fatto passi da gigante. Bisogna purtroppo però ancora manifestare contro la continua discriminazione e violenza sulle donne, ma questo è solo uno dei drammatici aspetti di una società ingiusta e violenta. Ci sono ancora molte pagine da scrivere e la strada della vera e dignitosa parità di genere è solo all’inizio.
Nonostante tutto, oggi devo confessare che la celebrazione della giornata internazionale delle donne, come le feste dedicate a gruppi specifici di persone, mi comincia ad andare stretta, ai limiti dell’irritazione. Mi irritano le etichette, sento forte il rischio della ghettizzazione, delle contrapposizioni, noi e voi, noi e loro. Percepisco il seme potenziale degli scontri tra gruppi diversi e ne conosco l’esito. Sento fortissimo il rischio di speculazioni da parte di varie forze politiche e sociali, su un tema che ha forti componenti emotive e che riguarda, nel caso delle donne, la metà della popolazione.
E se istituissimo la giornata che celebra il Rispetto universale, a prescindere da qualsiasi differenza più o meno evidente? Se spostassimo il focus da ciò che ci distingue a ciò che ci unisce? Se celebrassimo almeno per un giorno il Rispetto universale come valore assoluto, per il genere umano, per gli animali, per l’ambiente, per il pianeta che gentilmente ci ospita? Una festa che riguardi ogni essere e ogni componente della natura su questa terra. Una festa del rispetto delle opinioni, delle convinzioni, delle tendenze, dei valori. Una festa nel rispetto degli altri e del contesto in cui viviamo. Utopia? Mi piace sognare e immaginare che le persone un giorno di un 8 marzo nel futuro si prenderanno cura di una mimosa invece di strapparle i rami.
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