Professione candidata

“Sveglia e caffè, barba e bidè, presto che perdo il tram… Se il cartellin non timbrerò…” Ultimamente canto spesso questo motivetto tratto da uno dei film sul ragionier Fantozzi. Come questa mattina. Sveglia alle 7.30, caffè pronto nella caffettiera, tailleur impeccabile, trucco quasi percettibile, il 46 che mi porterà a destinazione. Una destinazione ormai troppo nota, ormai conosciuta. La destinazione che ogni volta potrebbe cambiare la mia vita. La mia vita di laureata (“sono passati anni dal giorno della mia laurea!”, è un pensiero ricorrente…), poiché laureata mi ci sento da sempre. Come se fossi nata così. Come se fosse un mio status, come un vestito cucito addosso. Un vestito che ormai vorrei togliermi per metterne un altro. Uno diverso. Probabilmente quello della lavoratrice. Oh Dio come mi starebbe bene! Se solo il colloquio di oggi andasse bene!Non ricordo quanti colloqui ho fatto finora. Parecchi sicuramente. Ma ogni volta è sempre lo stesso. Un perfetto remake che non stanca, anche se oggi avverto una certa impazienza. Il ’modulo del candidato’ mi aspetta quando arrivo a destinazione. Devo riportare le solite notizie: generalità, studi (forse troppi, dovrei fermarmi…), esperienze professionali (tante, ma mai abbastanza…), competenze (credo siano migliorate col tempo…). Un curriculum quasi perfetto, per un feedback quasi perfetto che più o meno recita così: “Il suo CV è eccellente, le sue competenze straordinarie, la sua personalità idonea sicuramente alla nostra azienda…” – “Ma?!” (fa capolino tra i miei pensieri…). “Perché c’è sempre un ma…” – “…ma al momento abbiamo preferito inserire un’altra risorsa”. Farebbero prima a dire “abbiamo preferito dare il lavoro ad un’altra persona più competente di lei… abbiamo preferito non considerarla… tagliarla fuori…” Stretta di mano ed un ennesimo colloquio è volato via, un’ennesima possibilità per cambiare la vita è scemata. Dovrò ancora aspettare per indossare quel vestito nuovo tanto atteso. Ricomincerò da capo ad inviare curricula e a sorridere archiviando i colloqui precedenti. Il 46 mi riporta a casa. Non mi sento sconfitta. Dentro di me continuo a ripetere che non devo mollare, non devo farlo! Il mio mestiere sta diventando quello di fare colloqui, lo faccio da free lance e anche gratis, ma sono sicura che prima o poi tutto questo aspettare mi porterà dove voglio arrivare. Verso la mia destinazione. Non mollare Vale! Perché sarà anche colpa del sistema o della crisi finanziaria, ma come recita un proverbio tibetano: “Se non sei felice, è tutta colpa tua!”. Non mollare Vale! Importante è sapere dove si vuole andare, soprattutto dove si vuole arrivare. La destinazione sarà il traguardo, ma il cammino intrapreso sarà sicuramente il momento in cui incontreremo le maggiori soddisfazioni. La ricerca del lavoro non deve diventare un momento di frustrazione, di noia, di malessere, piuttosto deve essere un momento di fortificazione, di miglioramento, di presa di coscienza in cui raffinare la propria identità poiché, come possiamo pretendere la stima degli altri se prima non abbiamo stima di noi stessi, delle nostre competenze, delle nostre capacità, dei nostri sogni?
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