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Ascolto curioso

La curiosità ci offre molte possibilità, tante quante immaginiamo di averne Ascoltando le parole di un cliente durante una sessione di coaching, mi rendevo conto di quanto per lui fosse importante trovare uno spazio per esprimersi liberamente gustandosi quel tempo che stava dedicando a se stesso. Già il solo fatto di avere una persona di fronte a lui che lo ascoltava, permetteva di chiarire meglio la situazione, di considerare aspetti definiti “scomodi” e imparare, un po’ alla volta, a gestirli. Che cosa ci porta a pensare che possiamo fare qualcosa di diverso? Il cliente raccontava dei suoi programmi per il futuro. Aveva già raggiunto ottimi risultati nella sua vita professionale, sembrava pronto a muoversi verso quella dimensione più personale, utile in quel momento a dare un senso a quello che per lui era importante. E’ come se quella volta, a differenza di altre sessioni, mi stesse chiedendo in silenzio: “aiutami a scoprire che cosa può portarmi a vivere davvero la vita che desidero”. Da quell’episodio iniziai a riflettere sulla domanda non detta e sul ruolo che avevo in quella relazione. Che cosa era successo per farmi pensare a ciò che il cliente mi stava chiedendo “tra le righe”? Che cosa mi permetteva di cogliere quell’aspetto non dichiarato dal cliente? In che modo mi stavo relazionando con quella persona? Una chiave di lettura fu quella di pensare all’ascolto avuto in quell’occasione. Come coach sappiamo quanto importante sia l’ascolto, una competenza che fa parte della nostra professione. Grazie a questo possiamo definire un contratto di coaching, restituire, sintetizzare, creare delle domande utili per il cliente e seguire il processo nella sessione. E’ l’elemento base per costruire una buona relazione di coaching nella quale il cliente possa esprimersi, trovando la sua direzione e riconoscendo quello che lo rende la persona che vuole essere in quel momento. E l’ascolto diventa ancora più efficace nel momento in cui utilizziamo la nostra curiosità che ci fa vedere chi è il nostro cliente, che ci fa ascoltare come funziona e che ci fa vivere quel momento insieme a lui. Sappiamo che grazie alla curiosità nell’ascoltare l’altra persona accediamo ad informazioni più o meno dichiarate in cui siamo capaci di cogliere i dettagli di quello che viene detto. Conosciamo altre dimensioni legate a ciò che è importante per l’altro, a ciò che vuole ottenere davvero, alla giusta motivazione che lo spinge a fare ciò che desidera seguendo le cose più significative per lui. La curiosità ci offre molte possibilità, tante quante immaginiamo di averne e il cliente sceglierà quella più giusta per lui in quel momento. Tutti sanno essere curiosi. I bambini lo sono, così come gli adulti. E quindi, che cosa serve ad ognuno di noi per alimentare la propria curiosità? In che modo la curiosità può incidere sul vero ascolto delle altre persone? Ciascuno potrà trovare le proprie risposte. Una frase di questo tempo ci ricorda quanto l’ascolto possa venirci incontro per arrichire la nostra esperienza e quella della persona che abbiamo di fronte. “Non è mai facile ascoltare. A volte è più comodo comportarsi da sordi, accendere il walkman e isolarsi da tutti. È così semplice sostituire l’ascolto con le e-mail, i messaggi e le chat, e in questo modo priviamo noi stessi di volti, sguardi e abbracci.” (Papa Francesco) La cosa bella è che abbiamo sempre la possibilità di ascoltare, anche quando, per qualche ragione, siamo distratti e perdiamo delle informazioni. E in quei momenti, chi stiamo ascoltando? Come coach è importante ricordarci che i nostri clienti ci offrono le loro esperienze, dedicando il loro tempo a raccontarle. Può capitare che qualcosa ci sfugga e di sicuro verrà detto nuovamente da chi parla. La cosa più semplice da fare è rispettare il loro spazio, lasciando all’esterno qualsiasi commento, parola, giudizio possa venirci in mente e, con autentica curiosità, essere pronti a esplorare e a scoprire qualcosa di nuovo. E’ come continuare a cercare qualcosa che non troviamo per poi renderci conto che è proprio li, davanti a noi. I nostri clienti ci offrono tanti spunti in ciascuna sessione, sta a noi coach trovare quelli importanti, ascoltando, conoscendo e scoprendo la persona, facendo ordine per trovare ciò che è davvero importante in quella circostanza. Mi piace pensare che l’”ascolto curioso” sia una chiave per offrire un contributo all’evoluzione dei nostri clienti.

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