Il valore della diversità – Intervista a Nadina Casu Alfieri

Nadina Casu Alfieri, novant’anni tra qualche mese, presidente del centro culturale NAXO (arte cultura società oggi). Fa parte dell’Associazione Nazionale Privi della Vista ed Ipovedenti – Onlus (A.N.P.V.I.). Segue i suoi splendidi artisti non vedenti e si sforza di spingerli sulla via della celebrità. Come potresti descrivere la tua attuale situazione di non vedente? La mia attuale condizione, la vivo come una vedente che improvvisamente diventa non vedente: dunque tragica. Il mio primo anno di cecità mi ha portato sull’orlo della follia poi per fortuna ha prevalso la ragione, il mio istinto di conservazione, malgrado la mia età. Ho capito che così non potevo continuare, avevo la sensazione di essere andata a sbattere contro un muro invalicabile, ma avevo ancora tanta voglia di miglioramento. Allora mi sono detta: “Imparerò dai ciechi, andrò in mezzo a loro, vivrò anche io come loro”. Grazie alla mia apertura ho conosciuto Roberto Kervin (presidente dell’ A.N.P.V.I.) che mi ha incoraggiata a riprendere in mano la mia vita. Da giovane avevo studiato violino, pianoforte, avevo una buona preparazione musicale e desideravo fare la cantante. Sogni nel cassetto… Roberto mi disse: “Desidero affidarti la direzione di un centro culturale all’interno della nostra associazione. Sei una persona piena di risorse, sei colta e hai un grande spirito organizzativo”. Queste parole mi hanno ridato la vita. In questa attività ho messo in campo tutte le mie potenzialità. Ho incominciato a pubblicizzare le mie idee e a conoscere musicisti, artisti ciechi, che già al tempo nessuno prendeva sul serio a causa del loro handicap. È così che è iniziato tutto: il manipolo di artisti straordinari stava prendendo forma. Nel giro di poco tempo la mia vita si stava arricchendo di persone di grande valore. Come viene percepito dal mondo esterno, quello così detto dotato di tutte le abilità, il tuo handicap? Vedi! In due modi. Da una parte c’è la persona indifferente, quella che noi a Roma chiamiamo “la persona che se ne frega”, quella che volta le spalle e dice: “Beh guarda è cieco, poveraccio” e poi non ci pensa più. Dall’altra invece ci sono persone sensibili e attente, specialmente le donne, che provano a mettersi nei nostri panni e che ascoltano con grande interesse le nostre necessità. Quali sono le abilità, le risorse che hai saputo sviluppare? Sono tantissime le abilità che in cambio della cecità ho avuto e all’inizio mi è sembrato tutto così strano. Perduta la vista il mio orecchio si è sensibilizzato ancor di più. Mi lascio guidare dai suoni. E poi l’odorato: che riscoperta! Percepisco gli odori a un miglio di distanza e per fortuna questo mi ha salvata diverse volte in casa quando ad esempio sentivo odore di gas permettendomi di dare l’allarme con tempestività. Ho potenziato il mio senso d’orientamento e la mia abilità immaginativa. Quando vado in macchina, posso guidare la persona che mi accompagna in tutta la città, perché ricordo con precisione i percorsi stradali che avevo memorizzato trenta anni fa quando vedevo. La cosa insolita è che non ho perduto nessun dettaglio, persino i semafori che incontriamo lungo la strada. Mi sento come uno di questi navigatori elettronici di ultima generazione. Certo, oggi molte cose sono cambiate rispetto a ieri. Tante volte mi trovo in difficoltà, e se dico ad esempio di girare a destra, la persona che guida mi risponde: “Nadina qui ora non c’è più il semaforo, o qui c’è un divieto di accesso oppure è contromano!”. Di sicuro in corsie preferenziali sono una specialista. Le conosco tutte! Proseguendo nelle abilità che ho saputo sviluppare ricordo che la mia grande passione da giovane era la lettura. Dovevo trovare un modo per continuare a coltivare questo amore per la cultura. Così ho iniziato a farmi leggere i libri che più preferivo usando un semplice registratore. Con questo espediente sono riuscita a dare musica, voce a questo mio interesse. Poi, mossa dal mio valore di condivisione, mettevo a disposizione della comunità tutti nastri che io avevo già ascoltato. È stata la mia passione che mi ha insegnato a “vedere” e vivere le cose in modo diverso. Quali idee hai sviluppato? Sono tutte idee ed esperienze più intimamente collegate ai miei sogni, a quelle attività che muovono davvero la vita. Usando il coraggio, la voglia di migliorare altre persone cieche come me, e la voglia di divertirmi, ho iniziato ad organizzare concerti di musica eseguiti da non vedenti. Ho dato visibilità a questi musicisti che considero eccezionali, alcuni dei quali oggi insegnano a vedenti nei vari conservatori del nostro Paese o sono risusciti ad incidere dischi. Cosa possiamo imparare dalla tua esperienza? Che prima di tutto essere grati per avere la vista. Poi di non essere indifferenti a qualsiasi handicap e ricordarsi che nessuno può esserne esente. Nella mia vita ero lontanissima dal pensare che sarei diventata cieca, eppure lo sono diventata in tre giorni. Quindi fatevi controllare più spesso la vista! Poi saper contare sulle proprie potenti qualità interiori e rispolverare quei sogni che, come ho già detto, hanno avuto il potere di accendere di nuovo la mia vita. Il vero coraggio è quello di vedersi dentro. Hai un motto, un pensiero felice che ti conduce o una frase importante nella tua vita? La musica è tutto, perché con la musica risolvo ogni mia tristezza. Quando ascolto musica inizio a lavorare con la fantasia. Cosa ti rende gioiosa nella tua vita? Quando le persone mi aiutano a far conoscere i miei artisti. Vorrei avere una bacchetta magica per poter dare loro tutto quello che desiderano o almeno augurargli un bene infinito. Il mio principale obiettivo è quello di far conoscere il valore e le straordinarie capacità di queste persone dotate di “diverse abilità”. Lo vedo chiaro!
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