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Il tenero potere dell’incoraggiamento

Ridefinire l’aspetto positivo in ogni comunicazione e trovare una miniera d’oro Se lo scoraggiamento è il segnale delle nostre “malattie comunicative”, imparare a trovare, ridefinire, validare, l’aspetto positivo nascosto in ogni comunicazione è davvero trovare una miniera d’oro. Questo per molte buonissime ragioni. La prima è che abbassa il sistema difensivo del nostro interlocutore, la seconda è che focalizza l’attenzione sull’aspetto dinamico – più aperto al cambiamento – del nostro dialogo. E infine, vantaggio di incalcolabile valore, non ci facciamo trascinare dagli aspetti negativi o svalutativi ma mettiamo un freno a queste caratteristiche che possono influenzarci negativamente. L’incoraggiamento, la capacità di riconoscere i segnali positivi, ci connette alla nostra sensibilità invece che alle nostre difese. Lo stato di scoraggiamento La ragione per cui molto spesso riusciamo a fatica a cogliere l’aspetto comunicativo positivo è che entriamo in uno stato di scoraggiamento – di cui abbiamo già parlato in uno degli articoli precedenti – attiviamo cioè un dialogo interiore che attribuisce un significato a ciò che sta avvenendo sulla base delle nostre storie comunicative interne. In genere c’è un interruttore per questo scoraggiamento ed è il presentarsi di un evento imprevisto che fa emergere la sensazione di errore, vulnerabilità, di perdita di fiducia in noi o nella situazione comunicativa. Iniziano le voci negative Iniziano a parlare le voci negative che ripetono predizioni nefaste su di noi ”non ce la posso fare”, “ecco, ci siamo di nuovo”, “non mi merito questo trattamento”, “chi pensi di essere”…e così via. Cambiare il dialogo interno diventa così necessario perché non possiamo introdurre cambiamenti, crescite o novità se non incontriamo con accoglienza queste parti rifiutate di noi. Abbiamo bisogno di recuperare la nostra saggezza naturale per rispondere appropriatamente alla situazione e non possiamo farlo se ci sentiamo feriti. Per farlo dobbiamo entrare nel tunnel del “leader negativo” che ci scoraggia e notarne la presenza quando perdiamo sicurezza. La nascita del dubbio Queste piccole crisi possono avvenire ogni giorno e producono l’emergere dei nostri dubbi, la perdita di fiducia in se stessi, ostacoli che hanno bisogno della cura dell’incoraggiamento. Ossia della nostra capacità di focalizzarci sugli aspetti positivi della situazione. C’è un proverbio che dice che è impossibile odiare qualcuno se si conosce la sua storia. A volte un antidoto alle nostre certezze tossiche è proprio essere curiosi di comprendere di più l’altro e la sua storia. Un ascolto profondo può sostituire la nostra autorità tossica in un leader più accettante e cambiare drasticamente la situazione. La regolazione delle emozioni Una utile e interessante applicazione della comunicazione mindful è che ci offre uno strumento di regolazione emotiva. La regolazione delle emozioni si basa sulla consapevolezza e l’accoglienza dell’emozione presente nel panorama interiore. E’ la pratica dello STOP RAIN, come insegnato nei protocolli MBSR. Alcune emozioni producono apertura, altre chiusura e altre ancora sono ambivalenti e ci possono far dirigere in un senso o nell’altro. Se siamo consapevoli delle nostre emozioni possiamo sapere se siamo a rischio di una crisi di “certezza tossica” o se abbiamo bisogno di maggiore conforto, come nelle situazioni di ambivalenza. Creare un territorio sicuro Abbiamo ormai chiaro che le situazioni ambivalenti, le più frequenti, possono essere potenzialmente le più dannose e aumentare le nostre zone di chiusura. Uno spazio sicuro Per affrontarle abbiamo bisogno di creare un territorio franco dove ascoltare la nostra verità e quella altrui, un territorio dove abbassare le difese. Quando ci sentiamo feriti facilmente diventiamo rifiutanti ma incapaci di comprendere di cosa abbiamo bisogno davvero. Avere un territorio franco ci permette di rispondere ai nostri veri bisogni in queste situazioni difficili. Possiamo nutrire questo spazio con l’incoraggiamento spostando l’attenzione agli aspetti positivi della relazione. Per farlo iniziamo dal corpo: di cosa abbiamo bisogno in questo momento? Anziché bloccare l’energia attraverso le tensioni, cosa possiamo fare per scaricare la tensione e dare nuova energia? Abbiamo bisogno di muoverci un po’? O di praticare la camminata lenta? Poi possiamo fare pausa con il nostro interlocutore. A volte dichiarare che siamo in difficoltà con quello che ci sta dicendo, chiedendogli di ripeterlo con altre parole, ci può permettere di vedere un’altra prospettiva del problema. Ci può aiutare rispecchiare, magari riassumendolo, quello che abbiamo appena ascoltato. Guardare al di là Le emozioni difficili, quelle ambivalenti come quelle di chiusura, spesso producono una mente senza cuore e un cuore senza mente, ci rendono cioè o troppo razionali o troppo impulsivi. Nel concludere questo ciclo proviamo, ogni volta che sperimentiamo un rischio di eccessiva freddezza o eccessiva impulsività, a trovare uno spazio di ascolto per il bisogno sottostante. Sia la freddezza che l’impulsività nascondono, come una maschera, il nostro vero Sè.

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