Essere chi sei o chi fingi di essere?

Riallineare la propria esistenza verso l’autorealizzazione Può finire in un angolo nascosto, sotterrato da sovrastrutture e da preconcetti, a volte così ben celato da non essere riconosciuto. Ma anche avendone consapevolezza, c’è chi decide di proteggerlo per non farlo affiorare. Altre volte emerge con l’intemperanza dell’autenticità, orgoglioso del suo esistere. Parlo di quel nucleo vitale e potenziante che appartiene a ciascuno di noi, unico nel suo genere, che reclama solo di essere realizzato. E’ quella parte di noi che se trova la sua strada, va avanti senza fatica, regalando un senso di appagamento. Paulo Coehlo lo ha definitola leggenda personale, nel suo celebre libro L’Alchimista, Deepak Chopra parla diintenzione profonda, è l’Iofreudiano, la luce del faro che illumina la strada per trovare il proprioposto nel mondo. I bambini certo non si pongono il problema di essere o di non essere, loro sono e basta, fino a che un rimprovero più forte di un altro o il richiamo costante di un adulto nel riprenderli, per contenere la vivacità o lati del carattere che non piacciono a qualcuno, incrinano la genuinità dell’essere.Non sta bene, se sei così non ti voglio bene, guarda tua sorella, tuo fratello, i tuoi cugini, questa è la strada per te, dammi retta…ecc. I bambini e i ragazzi sono straordinari, pur di essere amati e accettati farebbero qualunque cosa, anche rinunciare a se stessi, per timore del giudizio o di perdere l’affetto e la stima di chi amano. Si rinuncia così gradualmente al sapore dell’autenticità, per indossare maschere adeguate alle attese del mondo esterno. Maschere che a lungo andare mettono radici e alla fine si diventa chi si finge di essere, per timore di essere chi si è veramente. E’ normale decidere di indossare una maschera, se si vuole, ma bisogna avere anche la libertà di cambiarla o toglierla. Vivo la vita di un altro, è quella che avrebbero voluto i miei genitori… mia moglie… mio marito… ma non mi appartiene. Voglio riprendere in mano la mia esistenza. Frasi di persone che anche alla soglia o superata l’età di mezzo, entrano in crisi. E’ possibile dare un corso diverso alla propria esistenza? Non c’è una risposta certa sul risultato, ma certamente è possibile tentare di cambiare qualcosa, iniziando ad ascoltare la voce dell’insoddisfazione che indica la strada da seguire. E’ un percorso verso il futuro che si desidera, di riallineamento e centramento. Un lavoro di recupero dei propri tasselli profondo e significativi, che una volta riconosciuti, riprendono facilmente vigore. Si tratta anche di valorizzare le esperienze della vita e le risorse acquisite, per progettare un percorso armonioso che rispetti l’essere in tutte le sue componenti, in una chiave olistica. Ho assistito a innumerevoli casi di rinnovamento personale, riconversioni professionali, sviluppo di nuove attività e in comune avevano una parola: felicità. E’ possibile quindi recuperare il senso della propria vita, riappropriarsi dei valori guida, lasciando andare le convinzioni limitanti, per fare passi concreti verso l’autorealizzazione.
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