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Cosa ti manca per essere felice?

Mi piace iniziare l’anno, citando il titolo di un libro-testimonianza di una donna speciale, una persona in grado di volare senza le ali, e non è certo da tutti. Mi riferisco a Simona Atzori, pittrice e ballerina di successo, nata senza braccia, che vive appieno la sua vita, realizzando sogni e affrontando nuove sfide con il sorriso sulle labbra e la gratitudine nel cuore. La lezione di Simona, che trasmette con semplicità dalle pagine del suo libro (ed. Mondadori) è forte e potente: “Io sono convinta che porsi limiti possa determinare la nostra vita. Se si rinuncia a rispondere a una domanda importante come questa Dove posso arrivare io?, si finisce che siano gli altri a decidere. E di solito gli altri sono piuttosto sfiducianti nelle nostre possibilità”. Ciò che non è stata mamma Tonina, una donna che ha saputo sperimentare, conoscere, incoraggiare ad esplorare vie innovative per aiutare Simona bambina a diventare quella che voleva essere, senza imporle limiti mentali. I limiti non sono reali, ma solo negli occhi di chi ci guarda, sostiene Simona ed è responsabilità di ciascuno manipolare la propria esistenza perché ci assomigli. Simona non ha le braccia, ma i suoi piedi sono in grado di fare tutto quello che gli altri fanno con le mani: si trucca, prende il microfono, scrive anche al computer, dipinge, si lava i capelli, ha sperimentato lo sci d’acqua e ha calpestato palcoscenici prestigiosi e ottenuto riconoscimenti in tutto il mondo, come ballerina e come artista. Simona invita i cosiddetti normali a fare un salto di prospettiva, a dare valore all’unicità di ciascuno “Siamo tutti diversi, e meno male, altrimenti vivremmo in un mondo di formiche”. Ci sono tanti modi per arrivare in alto scrive Simona, ci si può arrampicare sulla quercia oppure sedersi su un ramo e aspettare che la quercia cresca. Lei ha scelto di dare valore alla sua arrampicata, alla possibilità di cambiare ramo o albero, di scendere e risalire e anche di cadere. Conosce il valore del viaggio, delle esperienze, che ritiene formative e più importanti del traguardo finale. Simona non si è identificata in quello che le manca, ma in quello che ha. “Tutto nasce da un sogno”, è il suo motto. Continua l’autrice: “Se avessi avuto paura sarei andata indietro, invece che avanti. Se mi fossi preoccupata mi sarei bloccata, non mi sarei buttata, avrei immaginato foschi scenari e mi sarei ritirata. Invece ho immaginato. Adesso sono felice, smodatamente, spudoratamente felice. Ed è una gioia raccontare questa mia felicità”. Una gioia contagiosa che prova chi legge il suo libro. Grazie Simona.

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