Comunicare ai tempi moderni

In un mondo in continua evoluzione, in un momento i cui le persone, tutte, sono in piena evoluzione fisiologia, intellettuale, emotiva, nasce il bisogno di focalizzarsi sui bisogni veri della vita. Bisogni fisiologici? Mangiare, dormire, sognare. Bisogni professionali? Avanzamento di carriera, promozioni, posizionamenti nei piani alti. Bisogni emotivi? Innamorarsi, sposarsi, allargare la famiglia, cambiare città. Tra tutti questi bisogni, che spesso oscurano ed occupano gran parte della nostra giornata cerebrale facendo infuocare neuroni fin troppo stressati, tralasciamo alcuni bisogni che ci dimentichiamo esistano, dimentichiamo di ascoltare, di comprendere, alimentare, come sicuramente il bisogno di comunicare. Comunicare è una necessità. Comunicare è una scelta. Comunicare è un bisogno poiché comunichiamo quando abbiamo un bisogno. Quando ci troviamo di fronte ad un bivio. Quando vogliamo essere ascoltati. Quando abbiamo qualcosa da dire. I modi comunicativi diventano un’arte, non più mezzi, ma sistemi proiettivi con i quali cerchiamo di connetterci agli altri. Siamo legati gli uni agli altri da sottili fili comunicativi che ci legano accorciando le distanze, i gap mentali ed emozionali. L’ Uomo di Neandertal comunicava con la clava. La Gens Giulia romana con bighe e sesterzi. L’agricoltore con la semina. L’informatico con gli algoritmi. Il disoccupato con la rabbia. Qualsiasi persona, occupa un ruolo nella società odierna e ad ogni ruolo è legato un sistema comunicativo. Comunicare è una forza, è la leva, come ad oggi direbbe Archimede se avesse studiato le scienze umane, che solleverà il mondo. Le persone, noi tutti, non possiamo non comunicare (Paul Watzlawick). Dunque? Comunichiamo! Sempre. Ogni giorno. In ogni luogo, in ogni modo. Parliamo ed ascoltiamo. Twittiamo e chattiamo. Postiamo e condividiamo. Insomma non smettiamo di esprimerci liberamente. Possediamo ormai un mare di strumenti, bagagli di espressioni e di linguaggi al fine di dire la nostra, di esprimere le nostre coloratissime personalità, di confrontarci. Confrontarci con chi? In che modo? Perché? Non importa. Siamo liberi e la comunicazione è una libertà, un’autonomia. “Cummunis” e “cum agere”, partecipare, fare insieme. E’ un processo atto per condividere qualcosa. A chi è di fronte a noi, a chi è dall’altra parte di quel filo sottile, a chi ci vuole ascoltare. Senza “l’altro” che ci ascolta non andremmo da nessuna parte. Ecco che tutto diventa sociale, momento unico di confronto con la platea che scegliamo, famiglia, amici, amore. Un pubblico che in silenzio ascolta quello che abbiamo da dire, le parole, i movimenti, gli atteggiamenti. Comunicare è indossare il vestito che ci mette a nostro agio. E’ la canzone che canticchiamo sotto la doccia. E’ il colore che scegliamo per dipingere le mura della nostra casa. E’ la coperta (di Linus) che accarezziamo quando desideriamo coccolarci. La nostra personalità si delinea agli altri anche quando rimaniamo in silenzio e, un sorriso delinea i nostri lineamenti e, una lacrima attraversa la nostra pelle. Magari non ce ne accorgiamo, ma all’“altro” tutto è chiaro, dimostrazione palese della potenza del processo comunicativo. Comunicare è un processo atto alla scoperta di noi stessi. Quando comunichiamo, “bene” si intende, mettiamo in scena il teatrino delle nostre emozioni insieme a quelle degli altri. Ma cosa vuol dire: comunicare bene? Ecco un mini decalogo: 1. Saper parlare! E qui significa utilizzare correttamente fonetica e grammatica. 2. Dimenticare il dialogo interno che è davvero un altro, differente, introspettivo processo. 3. Coinvolgere l’altro modulando voce, occhi, sguardo, postura. 4. Ascoltare, poiché un ottimo comunicatore è anche un ottimo ascoltatore. 5. Interpretare i messaggi, i segnali, le emozioni dell’altro. 6. Confrontarsi con una persona, con un gruppo. 7. Replicare senza accuse, senza ma, senza negatività continuando il benessere comunicativo creato sin dall’inizio. Praticamente, eliminare i “no”. 8. Riformulare utilizzando le parole, i gesti dell’altro (un po’ di nozioni di PNL non farebbero male a nessuno…). 9. Lasciarsi andare al non verbale: abbracciare quando c’è da abbracciare, dare la pacca sulla spalla dell’altro senza remore, sorridere all’altro per consolidare e fortificare la stima reciproca. 10. Chiudere i discorsi in modo da non lasciare l’amaro in bocca, ma la dolcezza dell’ottima conversazione avvenuta. Infine, una sorta di bonus track della lista… 11. Acquisire consapevolezza dell’intero processo comunicativo ed allenararci sempre a comunicare bene poiché, predisponendoci benevolmente nei confronti dell’altro, sarebbe un po’ come predisporci benevolmente anche nei confronti della nostra crescita ed evoluzione continua di essere umani. “Se le cose accadono è perché, fondamentalmente, siamo noi a farle accadere”
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