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Coaching, fiducia e precisione linguistica

In che modo il linguaggio del coach mostra fiducia nel suo cliente? Come dimostra di essere un suo sponsor? Che effetto ha il nostro linguaggio sui nostri clienti e su noi stessi? Che cosa sappiamo dei presupposti che stanno dietro ad una domanda o ad un’affermazione? In che modo l’utilizzo di un linguaggio di precisione fa parte della responsabilità di gestione del processo che abbiamo come coach? I nostri clienti decidono di iniziare un percorso di coaching per muoversi verso i risultati che desiderano e, ovviamente, si aspettano che il loro coach li accompagni in questo percorso, supportandoli ed essendo il loro sponsor. Fatta questa premessa, sono sempre stato incuriosito dal linguaggio che emerge nelle sessioni di coaching che mi capita di ascoltare. Vi è mai successo di sentire un coach fare un invito di questo tipo “Prova ad immaginare di aver già raggiunto il risultato…” o una domanda del tipo “Sei sicuro che questo risultato si possa ottenere in una sola sessione?” o, ancora, proporre una riformulazione dicendo “Se ho capito bene si tratta di cercare di sviluppare questo comportamento, anche se sei consapevole che sarà difficile riuscirci”. Potrei fare milioni di altri esempi tratti da reali sessioni di coaching e so che ciascuno di voi potrebbe aggiungerne tanti altri. In che modo, le frasi citate in precedenza, mostrano che il coach ha fiducia nel suo cliente? Come dimostra di essere un suo sponsor? Incipit del tipo “prova a…”, “cerca di…”, contengono già nella loro formulazioneil dubbio della riuscita. Chiedere al cliente se “è sicuro…” di volere qualcosa o di poter portare avanti delle azioni, evidenzia, nuovamente, una titubanza del coach. La fiducia nel cliente passa anche dal tipo di linguaggio che utilizziamo e lo stesso vale per noi stessi: che tipo di messaggi ci diamo quando pensiamo ai nostri progetti, al nostro futuro, alle azioni importanti che abbiamo da portare avanti nel presente? Sia che si tratti di una relazione di coaching piuttosto che di una conversazione in famiglia o fra amici, sia che la comunicazione avvenga con noi stessi è importante scegliere correttamente il nostro linguaggio. Precisione linguistica significa utilizzare consapevolmente parole e frasi che abbiano il potenziale di generare un effetto positivo, come ad esempio uno stato interno di possibilità, o che attivino la nostra attenzione verso ciò che è utile e desiderato o, ancora, che ci permettano di accedere alle nostre migliori capacità, competenze e risorse. Quante volte esprimiamo un risultato in termini negativi, magari senza esserne coscienti? Pensiamo a tutti i risultati espressi con parole del tipo “smettere di…”, “diminuire…”, evitare…”, possono sembrare espressi in positivo, semplicemente perché contengono un verbo all’infinito. In realtà, questo tipo di verbi, presuppongono unallontanamento da qualcosae sono quindi, di per sé, espressione di una negazione di ciò che c’è. L’orecchio allenato di un coach, riconosce immediatamente questo tipo di violazioni. Grazie a questa abilità, il coach, attraverso domande ed osservazioni, contribuisce ad allenare il suo cliente ad un linguaggio positivo che possa davvero dargli l’occasione di muoversi verso ciò che desidera. Naturalmente, perché ciò avvenga, anche il coach si allenerà: ascoltandosi e correggendosi, quando utilizza un linguaggio che potrebbe inficiare la motivazione o la fiducia del suo cliente. Ecco che ad affermazioni come “Voglio smettere di preoccuparmi di questa situazione” un coach risponderà con domande del tipo “Quando avrai smesso di preoccuparti inizierai a…?” e magari rinforzerà la sensazione di possibilità dicendo “Hai già iniziato a… che cosa te lo ha permesso?”. All’inizio, probabilmente, il coach avrà da cambiare l’abitudine di affermare “Puoi provare ad immaginare di avere smesso di fare x…” o quella di arricchire di lunghe premesse le sue domande e osservazioni, annacquando, così, l’effetto di quanto sta dicendo. Gli esempi precedenti rappresentano un piccolissimo spaccato di ciò che, talvolta inconsapevolmente, possiamo produrre con il nostro linguaggio, tanti altri elementi possono essere presi in considerazione. Ecco qualche altro esempio di elementi che frequentemente ascolto: Uso dei tempi verbali.Ad esempio, l’uso del condizionale per restituire al cliente un qualcosa di cui vorrebbe essere certo: “quindi vorresti ottenere…” . Il cliente, invece, “vuole ottenere”; Genericità delle parole. Si rileva, in particolare, nell’espressione delle emozioni o di specifici stati interni. Genera effetti un po’ diversi dire “Comprendo che sarai contento quando…” o affermare, usando il vocabolario più ricco ascoltato dal cliente, “Comprendo che al raggiungimento di questo risultato otterrai serenità, focalizzazione, leggerezza e ti sentirei gratificato e motivato…”. Certamente, talvolta, è proprio il vocabolario del cliente ad essere impoverito: può essere utile invitarlo ad ampliarlo, in modo tale da descrivere con maggiore precisione ciò che desidera: avere la parola esatta per esprimere uno stato desiderato è un primo passo per raggiungerlo. Utilizzo di domande che attivano risposte di cortesia. Domande quali “Come ti sentirai quando avrai ottenuto questa cosa?” Conducono ad una bella risposta: “Bene”. Quanto è utile, per evolvere, questo tipo di risposta? Che cosa accadrebbe se le domande fossero un po’ più specifiche, come, ad esempio, “Che tipo di emozione ti dirà che hai ottenuto questa cosa?”, “Che capacità ti riconoscerai, nel momento in cui avrai ottenuto il risultato?” Affermazioni che riducono la determinazione del cliente. Si manifestano con un probabile intento di accogliere il cliente, ma provocano l’effetto di cancellare una sicurezza acquisita. Un esempio è dato da quando il cliente afferma: “Lo farò entro la prossima settimana” ed il coach risponde “Benissimo, poi anche se ci vorrà qualche giorno in più non importa, l’importante è arrivare al risultato”. Molte altre affermazioni mostrano il potere del nostro linguaggio e la pratica e l’attenzione, oltre alla consapevolezza degli effetti di certe “abitudini linguistiche”, hanno il grande potere di creare nuove possibilità per noi stessi e per i nostri clienti. Buon allenamento! (Giuseppe Meli è un Master Certified Coach)

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