Verso la zona di progresso

Dicono che è vero che ad ogni entusiasmo corrisponde stessa quantità di frustrazione dicono che è vero sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione per non farlo più, per non farlo più ora (“Ora” – Jovanotti) Può capitare, nelle diverse fasi della vita, di desiderare fortemente qualcosa, di provare un gran entusiasmo verso un obiettivo senza tuttavia agire in direzione di quel desiderio o di quell’obiettivo perché si accendono timori, preoccupazioni sulle conseguenze derivanti da quel comportamento. In questi casi si rimandano progetti, si lasciano nel cassetto le proprie aspirazioni e si preferisce rimanere in una situazione di non soddisfazione , ma che non presenta rischi. R.Bandler, cofondatore con J.Grinder della Programmazione Neuro Linguistica, definisce questa condizione come Zona di Comfort (1). E’ una zona nella quale si abita, ma non si vive. Qui si coltivano certezze e le convinzioni si auto avverano. Tuttavia senza correre nuovi rischi si fatica a crescere. Per poter progredire è utile avventurarsi nella zona di progresso. In questa zona vengono definiti degli obiettivi e si prende consapevolezza dei limiti e delle abilità che caratterizzano in modo unico ogni singolo individuo. Come e quando entrare nella zona di progresso? Come Entrare nella zona di progresso richiede qualche accorgimento. Poiché il cammino verso questa zona può portare anche degli insuccessi occorre analizzare oggettivamente i rischi che si corrono e rendersi consapevoli di eventuali fallimenti. Questo processo aiuta ad elaborare nuove e più efficaci strategie, utilizzando al meglio le proprie risorse, senza rimettere in discussione un intero progetto. Inoltre può essere utile suddividere un grande obiettivo in piccoli sottobiettivi di più facile realizzazione. Tanti piccoli successi innescano un processo che si autoalimenta e che genera autostima . E’ l’inizio di un progresso graduale che si svilupperà in seguito in modo del tutto naturale: i primi successi allargheranno la zona di comfort e la maggior fiducia e maggior consapevolezza che ne scaturiscono permettono di intraprendere nuove azioni e nuovi comportamenti , che a loro volta allargheranno ulteriormente la zona di comfort. L’ essere consapevoli dei rischi e averli oggettivamente accettati evita di entrare nella zona di panico , che è quella zona nella quale è facile diventare aggressivi e la responsabilità dei fallimenti viene attribuita agli altri. Quando La spinta ad entrare nella zona di progresso è data da una forte motivazione, un desiderio importante di qualcosa, una voce che spinge dentro per realizzarsi. R.Dilts afferma che il grado di motivazione di una persona nel raggiungere un obiettivo permette di comprendere quanto delle proprie risorse interiori questa persona sarà disposta a mettere in campo : tanto maggiore sarà la motivazione tante più risorse verranno mobilitate e più facilmente l’obiettivo verrà raggiunto.(2) La motivazione è l’espressione dei nostri valori, di ciò che è veramente importante per noi: affetto, salute,successo. Lo stesso valore può avere connotazioni e accezioni molto diverse in ognuno di noi. L’obiettivo che viene fissato per entrare nella zona di comfort è l’espressione tangibile e concreta di un valore che sta a monte. Quando motivazione, valori ed obiettivi sono in armonia tra loro è più facile entrare nella zona di progresso. Tuttavia può accadere che pur avendo una forte motivazione e obiettivi ben formulati in linea con i valori di riferimento si esiti ad entrare nella zona di progresso. Non sono capace Sono troppo vecchio per cambiare Questa cosa non è poi così importante In fin dei conti compete ad altri T.Gallwey definisce queste espressioni come i nostri nemici interni (3), quelle convinzioni che limitano l’agire delle persone e troppo spesso ci fanno rimanere anche tutta la vita nella zona di comfort. Quando le convinzioni sono allineate ai nostri valori, possiamo raggiungere con facilità gli obiettivi, altrimenti si crea disarmonia e le mete si allontanano. Fonti: (1) Il potere dell’inconscio e pnl – pag 24 (2) R.Dilts – Il manuale del coach – pag 148 (3) T.Gallwey, pedagogista di Harvard – The Inner Game of Tennis
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