Professione Coach 1: Metafore e cambiamento

Questo è il primo di una serie di articoli di approfondimento sulla professione di Coach, stimolato dalle domande di Teri-E Belf, la prima master Coach ICF al mondo, che ci onora della sua presenza nel Comitato Scientifico di Coaching Time. Abbiamo girato le domande di Teri-E alla comunità dei Coach e ne esce un profilo ricco di spunti e riflessioni. La prima survey è dedicata all’uso delle metafore e alla rappresentazione della nozione di cambiamento, nel mondo del coaching. Hanno risposto 81 colleghi, donne per il 70%, che si collocano nella maggior parte dei casi (il 68%) nella fascia di età tra i 30 e i 50 anni, con una concentrazione maggiore oltre i 40 anni di età (il 37%). Prevale la percentuale di chi dedica al coaching circa una quarto del tempo professionale, che è soprattutto rivolto al mondo del life coaching (il 67%), rispetto a chi lavora con le aziende (il 27%). La prima domanda riguardava l’uso delle metafore. Può rivelarsi uno strumento utile per il processo di coaching e per il coachee?”. Per la maggioranza dei Coach (il 59%) le metafore aiutano a pensare fuori dagli schemi e creare nuove prospettive. Per circa una quarto degli intervistati, sono utili per trasformare la confusione, in consapevolezza e azione. Il ruolo della metafora sembra essere propulsivo e attivatore di nuove immagini. Una successione ideativa e visionaria che erompe da schemi abituali. Il linguaggio della metafora diventa pedana per saltare vecchi schemi e trasformare la con-fusione in rinnovata consapevolezza. Rinnovata consapevolezza che si traduce in una dichiarazione di senso e di direzione, utile a mettere in campo nuove energie per nuove azioni. Nelle “Metafore che i coach associano al coaching” si trovano espressioni figurate di movimento (un viaggio, un percorso, un cammino, una rotta, una strada, una passeggiata, una maratona, un bruco che esce dal bozzolo), di rivelazione (una luce, un chiarore, una sostanza catalizzatrice, una lanterna, un faro), rivelatrici (uno specchio che illumina, che rimanda). Un altro tema esplorato è quello relativo al “cambiamento”. Alla domanda “Cosa ti piace del cambiamento?”, le risposte vanno in direzioni ben precise: possibilità, opportunità, arricchimento, movimento, curiosità, dinamismo, apprendimento, spazio di evoluzione, mettersi in gioco, sperimentarsi, flessibilità, sfida, novità, adrenalina, un più alto livello di consapevolezza, essenza vitale… Ma una esplorazione deve inserire anche domande di “controllo” per indagare l’altra parte della mela: “Cosa non ti piace del cambiamento?”. Dalle risposte, svariate, emergono soprattutto: timori, imprevedibilità degli scenari, disequilibrio sia pur momentaneo, incertezza, paura di sembrare ingrati rispetto a quello che si possiede, intraprendere un cambiamento che di fatto non cambia nulla, fatica, disagio, attesa, ritmi stressanti, paura dell’ignoto, rischi non calcolabili, dubbi, resistenze iniziali, paura di non farcela, paura di perdere riferimenti sicuri. Insomma i coach conoscono bene e sono consapevoli delle reazioni dell’animo umano, quando percorre il terreno più comune di lavoro con i prorpi clienti: il cambiamento appunto. Alla domanda: “In che modo le tue convinzioni sul cambiamento influenzano il tuo coaching?”, le risposte evidenziano: trasferire la potenza della possibilità relativa al cambiamento, pro positività nel cercare nuove soluzioni, spinta propulsiva ed entusiasmo, audacia nello sfidare convinzioni, stimolare l’attenzione sulle differenti problematicità affrontate, esplorazioni, partenza effettiva verso nuove azioni e modelli di comportamento, maggiore centratura, convinzione che insieme ce la si può fare, moderazione. Al prossimo appuntamento di esplorazione della professione del Coach.
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