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Il purpose nel coaching

Uno strumento per comprendersi

Partire dallo spiegare il perché lo si fa, anziché dal come e dal cosa si fa è la sintesi più stringente di cosa significhi oggi utilizzare una comunicazione incentrata sul trasmettere il proprio purpose aziendale.
Letteralmente la traduzione del termine inglese equivale alla parola “scopo” e negli ultimi tempi sono sempre più i brand che incentrano la loro mission e vision aziendale cercando di puntare il faro sulle loro strategie operative che, ca va sans dire, continuano ad essere finalizzate alla crescita del proprio business ma sono impegnate anche nel costruire un impatto positivo sul mondo e nel sociale.
Lo “scopo” dell’organizzazione, in questa ottica, assume un valore più alto e nobile se confrontato al tradizionale modo di intendere tale termine, spesso utilizzato nel gergo comune in modo intercambiabile con la parola obiettivo.

In un percorso di coaching, l’obiettivo è la meta che il coachee desidera raggiungere ma il purpose rappresenta tutta quella meravigliosa area di esplorazione che attinge ai “perché” più profondi e vitali del coachee, quelli che lo guidano e orientano verso quella meta: il suo mondo interiore, i suoi valori, i suoi bisogni, le motivazioni che lo spingono verso il suo sviluppo.

Esplorare tali aspetti significa anche soffermarsi sul comprendere perché si esiste, perché ha senso raggiungere la meta dichiarata, che valore ha per la persona tale ambizione, cosa comunica il raggiungimento di quel traguardo rispetto a sé stessi e a chi si è riusciti a diventare.
Tutti questi elementi vengono esplorati dal cliente attraverso le domande che il coach condivide con lui ed è vitale che vengano valorizzate le risposte del coachee al fine di restituire al percorso di coaching un’ immagine più ampia e costruttiva, che porti la persona a vedere non solo i risultati ottenuti attraverso il perseguimento del suo obiettivo di percorso ma anche quelli più profondi e trasformativi che riguardano la presa di consapevolezza circa il proprio valore umano, quello visibile attraverso l’impronta lasciata dietro i propri passi.

Esplorare il territorio dei “perché si vuole raggiungere un preciso obiettivo” è essenziale in un percorso di crescita consapevole; lo è quanto soffermarsi a pianificare le strategie operative che esprimano il proprio purpose.
Coach e cliente lavorano in sinergia per identificare azioni chiare e precise volte a imprimere le proprie scelte nei fatti ed attraverso il comportamento messo in atto dal cliente si ha la possibilità di mostrare al mondo come si fa ad ottenere il traguardo desiderato.
Il parallelismo azienda – uomo, riconduce a mio avviso a una lettura convergente rispetto al termine purpose: avere a mente quale è il proprio scopo nella vita, chi si vuole essere e perché si ha l’ambizione di essere proprio in quel modo fa sì che la scelta dei comportamenti e delle azioni da intraprendere per raggiungere un qualunque obiettivo di sviluppo divengano parte integrante del proprio dinamismo identitario permettendo alla persona di restare costantemente sintonizzata sull’ascolto di sé.

Osservarsi attraverso il senso che il proprio personale purpose comunica, permette alla persona di meglio comprendersi, restituendo alla propria capacità di ascolto una più matura competenza in grado di accogliere bisogni e ambizioni ma soprattutto verità profonde. Per riuscire ad accogliere lealmente sé stessi è necessario osservarsi con l’intento di svelarsi. E’ necessario interrogarsi sul quanto e come le proprie azioni convergano con il proprio scopo di vita e prendere coscienza che se esso manca o è confuso potrebbe mancare l’essenza di ogni motivazione a fare.

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