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I tre fratelli

C’erano una volta tre fratelli. Uno si chiamava Passato, era alto di statura e ben piantato di corporatura. Portava gli occhiali e ripeteva sempre “ai miei tempi…” facendo seguire un profondo sospiro che gli alzava il bavero della giacca sempre ben abbottonata. Un altro si chiamava Presente: era alto e col passo ben misurato. Procedeva spedito e continuava a ripetere “oggi è il mio tempo!” Il terzo era il più agile e snello. Correva sempre e aveva mille idee, sogni e progetti, il che faceva disperare Passato che avrebbe di certo preferito un fratello meno scavezzacollo. Futuro indossava sempre scarpe da ginnastica e il suo passatempo preferito era scrutare lontano. Di notte guardava il cielo stellato e ripeteva “domani è il mio tempo”. Aveva tanti progetti per la testa che spesso condivideva con Presente. Ma si tratteneva dal farlo con Passato che avrebbe voluto consigliarlo su tutto e metterlo in guardia, forte della sua esperienza. Quando parlavano non sempre si capivano. Il loro linguaggio era grammaticalmente corretto, ma non coincideva affatto nei tempi. Passato quando raccontava usava dire: un tempo io feci, io andai, io studiai, io cantai, io sognai, io progettai….. usava il tempo della nostalgia, del rammarico, del silenzio a tratti, della riflessione, il suo tono era narrativo a tratti melanconico con qualche punta di gioia serena o di stizzosa ironia. Presente era più essenziale e si riferiva solo a cose di cui era veramente certo. Faccio, dico, elaboro, progetto, realizzo, esco, entro. Il tono era scandito da un ritmo regolare e usava il tempo del fare, del realizzare, della verifica, della critica, della logica, della realtà. Futuro era molto indeterminato e impreciso: farò, dirò, concluderò. realizzerò, comprerò… La sua espressione era quella dei sognatori, gli occhi socchiusi per vedere meglio davanti a sé, le labbra disegnate su un irresistibile sorriso. Il suo tono aveva un ritmo accelerato e spesso si perdevano le finali delle sue parole raccolte da un venticello bizzoso. Potete ben immaginare quanta fatica facevano a trovare punti in comune. Questo faceva disperare i loro genitori. Papà Tempo e mamma Grafia. Si erano conosciuti sull’isola dei racconti e non si erano più lasciati. L’armonia della casa era continuamente minacciata dalle lunghe discussioni dei tre fratelli. Ognuno voleva imporre la sua visione del mondo e convincere gli altri due di essere nel giusto. Gli altri due si opponevano con forza e non c’era accordo valido che mettesse fine al gran discutere. I genitori si rivolsero all’anziano Maestro del paese. Aveva più di 300 anni e nel corso dei secoli aveva visto crescere la sua fama di saggio e spesso veniva chiamato a dirimere questioni di famiglia o di stato. Era noto per aver restituito a Congiuntivo il posto che gli spettava e aver dato a Condizionale la possibilità di esercitare il suo diritto di prelazione sulla particella Se. Al sentire le lamentele dei due genitori l’Anziano scosse la testa più volte e restò in silenzio. Quando i due completarono il racconto l’anziano annuì, li guardò a lungo e, infine, fece loro cenno di andare. Lui parlava poco e si faceva capire attraverso i gesti. Gesti ampi e descrittivi. Era il suo modo di rassicurare quanti si rivolgevano a lui. Si ritirò nel bosco a riflettere e fece intendere, prima di voltare loro le spalle , che sarebbe stato pronto a fornire una risposta dopo alcuni giorni di meditazione. I genitori al loro rientro trovarono Passato molto scocciato e Futuro che batteva i piedi per l’impazienza. Presente era fuori. I genitori attesero con ansia lo scadere dei giorni. Ripresero il cammino con il cuore carico di speranza e fiduciosi che l’anziano maestro avrebbe riportato l’armonia nella loro casa. L’anziano maestro era intento a separare i chicchi di grano e non interruppe il suo lavoro né alzò la testa al loro arrivo. Aveva tre cesti davanti a sé. In uno raccoglieva i chicchi maturi pronti per essere macinati o tostati, in un altro accumulava la paglia e ne avrebbe di certo fatto delle fascine, il terzo era vuoto. I genitori si sedettero e attesero in silenzio. Dopo alcune ore di assoluto silenzio e operosa attività l’anziano parlò: Conclusione di Annamaria Calore “Vedete questi tre cesti…il primo contiene i chicchi giunti a maturazione: ora sono pronti per essere seminati oppure per essere macinati e farne farina, o ancora possono essere tostati per gli anni a venire nel caso ci fosse una carestia. Questi chicchi hanno un nobile scopo meritano che io li metta nel primo cesto. Nel secondo cesto ho messo la paglia. È stato il vestito per il grano che stava crescendo, una protezione contro le intemperie, una memoria di tepore e di raccoglimento. Ora non serve più, ma il grano maturo, non potrà mai dimenticare il caldo abbraccio che ha avuto. Spesso tornerà, con i suoi pensieri, al periodo in cui era giovane e lasciava cullare i propri sogni nell’ abbraccio della pianta che lo portava in grembo. Questa paglia potrà servire per accendere i nostri fuochi, oppure per intrecciare cestini. Ha un nobile scopo e merita che io la metta nel secondo cesto Il terzo cesto è ancora vuoto. Tra non molto servirà a raccoglie i germogli del grano seminato. Non tutti i germogli riusciranno a superare il gelo dell’inverno, il beccare degli uccelli che se ne ciberanno, o le pietre dure che ne ostacoleranno il cammino verso la luce. Ma quelli che ce la faranno, sono la speranza per il futuro dei nostri campi; il sogno di un campo biondo di spighe, la visione di un raccolto abbondante. I desideri, i sogni, le visioni, hanno un nobile scopo e per questo ho preparato un terzo cesto” Detto questo l’Anziano Maestro tacque e, con un gesto eloquente della mano, fece capire ai due genitori che voleva essere lasciato in pace. Papà Tempo e mamma Grafia si guardarono negli occhi. Ora sapevano cosa fare. Avrebbero scritto insieme questo racconto e l’avrebbero regalato ai loro figlioli. Perché accettassero come un tesoro le loro differenze, comprendendone il profondo legame quale prezioso valore. Conclusione di Sandra VaudagnaVedete queste tre ceste? Contengono il frutto delle azioni passate, presenti e future. Non ci sarebbero semi maturi né paglia se, a suo tempo, non avessi piantato altri semi, non li avessi annaffiati e curati per farli germogliare e per farli diventare delle spighe mature. Certo non sempre tutto è andato come mi aspettavo. A volte molti semi non germogliavano o le piantine morivano. Non tutte le semine sono diventate raccolti rigogliosi. Ma ho sempre osservato cosa succedeva nel mio campo, ricordato cosa avevo fatto nel curare la mia semina e poi cambiato qualcosa. Ho utilizzato l’esperienza per fare qualcosa di diverso. Anche una piccola cosa. Ma ciò che in passato aveva dato buoni frutti l’ho utilizzato di nuovo. Fino a che non ho trovato la combinazione ottimale, di luce, acqua e nutrimento. Ed un buon raccolto. Ma vedete..ogni azione che ho fatto nel passato affinché il mio raccolto desse questi frutti, in quel momento era il mio presente, il presente di allora. Le azioni che ho fatto per migliorare il raccolto si basavano sull’esperienza passata, sugli errori fatti e sui successi avuti. Adesso separo i semi dalla paglia per ottenere domani farina per noi e cibo per gli animali. Lo faccio ora, ma pensando quello che diventeranno in futuro. La cesta vuota può essere riempita di un nuovo raccolto da sgranare o dai pani che otterremo dalla farina di questi chicchi. Sta a noi decidere di cosa vogliamo riempirla. Passato presente e futuro si alternano continuamente l’uno con l’altro, in un ciclo senza fine. Portate le tre ceste ai vostri figli e raccontate loro questa storia. Quando l’avranno ascoltata fate loro vedere questo video… Alla fine, ma solo alla fine, chiedete cos’hanno imparato e come lo useranno. http://www.youtube.com/watch?v=HtaIibqxC1M&NR=1 Conclusione di Carla Chiappini Miei cari, non preoccupatevi delle discussioni, dei nervosismi, lasciate che Passato discuta con Futuro; mentre loro litigano, sicuramente Presente si organizza per fare le sue cose. Allo stesso modo quando Passato litiga con Presente, Futuro vola lontano e sogna sogni meravigliosi; infine se sale la tensione tra Presente e Futuro, Passato nostalgico come sempre ricorda all’ombra di un albero. Siate felici di questa confusione che vi tiene svegli. Quando, poi, sarete molto stanchi, vi prenderete per mano e farete una lunga passeggiata su un foglio bianco. Conclusione di Tiziana Lodola “Ora guardate attentamente questi chicchi, ascoltate quello che hanno da dirvi e concentratevi sulle vostre emozioni”. Prese un chicco con l’altra mano lo pose sul palmo e mentre i genitori si concentravano incuriositi, il chicco cominciò a fremere. Sentiva dentro di sé la vita, una grande voglia di liberarsi dal guscio che lo conteneva e continuava a vibrare per cercare di orientarsi. Da una parte uscirono dei filamenti bianchi e sottili e dall’altra un timido germoglio che subito si rivolse verso la cesta che prima conteneva la paglia, la guardò e cominciò a lamentarsi: “Che fatica crescere, come stavo bene quando ero al sicuro dentro il mio stelo, nella spiga insieme ai miei fratelli e non dovevo far altro che godermi il sole. Il nutrimento arrivava senza che faticassi ad affondare le radici, senza sforzarmi di crescere, ahh, com’era bello quando ero ancora un chicco bambino! Non mi piace lottare, cercare l’acqua, bucare la terra per trovare il sole, se potessi tornare indietro, allora si che sarei felice! Perché tutto questo succede proprio a me? Perché non posso rimanere sulla spiga per sempre? Cosa ho fatto per meritarmi questo destino ingrato?”. Mentre così si lamentava, le radici appena abbozzate, iniziarono a rimpicciolire e il germoglio ad avvizzire, la voce si fece più flebile fino a quando con un sospiro si spense. L’anziano prese delicatamente il chicco ormai morto e lo depose nel cesto del Passato. Raccolse un altro chicco, lo depose sul palmo e invitò i genitori ad osservare, ascoltare, sentire. Il chicco iniziò subito a girare vorticosamente, emanava una vitalità fortissima, si liberò dalla pellicola che conteneva il germe e si mostrò in tutta la sua bellezza. Il germoglio verde e tenero si orientò immediatamente verso il Futuro, le radici si allungavano a vista d’occhio, poi, di colpo rimase immobile e cominciò a parlare: “Voglio diventare una spiga rigogliosa, produrre tanti chicchi, diventare farina che si trasforma in pane profumato e fragrante, voglio diventare un dolce meraviglioso per nutrire bambini gioiosi, voglio trasformarmi in una bella pizza, voglio diventare biscotto di Natale, voglio essere l’ingrediente base per una bella colomba pasquale, voglio, voglio, farò, sarò…”, e mentre si entusiasmava alle sue stesse parole, girava vorticosamente su se stesso fino a trovarsi così attorcigliato da soffocare. L’anziano prese delicatamente il chicco asfissiato e lo depose nel cesto del Futuro poi guardò il palmo della mano colmo di bei chicchi maturi e lasciò che ognuno manifestasse la propria potenzialità assolutamente identica: la vita. Li sotterrò sotto uno strato di terra soffice e umida, con amore pregò perché ognuno manifestasse appieno il proprio orientamento godendo della gioia di essere vivi. A quel punto i genitori si aspettavano una spiegazione, ma l’anziano li congedò sorridendo.|||

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