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Quel perché decisivo

Le vite dei grandi leader e uomini di successo sono spesso segnate da un “perché” di partenza. È quello scopo che spinge all’azione, la visione di ciò che si vuole realizzare, i valori in cui tanto si crede. Simon Sinek*, esperto di leadership, ha definito un modello virtuoso che porta al successo, sulla base delle esperienze provenienti dai grandi uomini del passato e da esperienze di successo. Cosa hanno in comune aziende come la Apple, i fratelli Wright (pionieri dell’aeronautica) e Martin Luther King? Sono accomunati da tre buone domande, poste in una efficace successione: Perché, Come e Cosa (Why, How e What). Ma soprattutto da un buon “perché” iniziale. Molte volte, invece, siamo mossi da un processo meccanicamente perverso, che alla fine si rivela perdente. Nel proporre servizi di coaching, ad esempio, un neo coach che vuole entrare in mercati inesplorati, potrebbe avere la tendenza a cominciare a parlare del “cosa” offrire. E quindi sviluppare proposteinvertite, destinate ad incidere poco e a durare meno. Una di esse potrebbe essere: 1) “Offro servizi di coaching, una particolare forma di consulenza rivolta ad aziende e privati e finalizzata alla realizzazione di obiettivi personali. (What) 2) In realtà non si tratta di una consulenza vera e propria ma di un dialogo che prende spunto dalla maieutica socratica basata sul riconoscimento delle capacità altrui e delle sue risorse personali. (How) 3) Lo scopo che mi spinge a dedicarmi a quest’attività è duplice: colmare il vuoto di una professionalità che manca, e guadagnare, in modo da accontentare i miei familiari”. ( Why) Se, come sostiene Simon Sinek : “La gente non compra quello che fate, compra il motivo per cui lo fate”, il messaggio del nostro neo-coach risulta debole per un potenziale cliente. Qual è la differenza con un grande esperto del settore come ad esempio John Whitmore? Prendiamo uno stralcio di un suo articolo, pubblicato proprio su Coaching Time: “Siamo tutti obbligati, sia per impostazione personale, che per le circostanze, ad assumerci maggiore responsabilità per le nostre vite e per il bene di tutti. In realtà questa è la fase di evoluzione psicosociale nella quale l’umanità è ormai entrata”.** E ancora: “Questo rappresenta senza dubbio il cammino evolutivo che alla fine ci darà quel potere di vincere la fame mondo, e il mondo sarà un posto migliore. Sarà necessaria una nuova generazione di coach preparati ad insegnare ai grandi gruppi le competenze base del coaching in tempi rapidi”.** Iperchénel testo di Whitmore risultano radicati a una forte matrice valoriale, che assume un impatto ampiamente condivisibile. Ecco il motivo per cui la diffusione del coaching – come di ogni altra idea o tecnica innovativa – è in primo luogo trasmissione di un significato. Come la speranza di vivere in un mondo in cui il dialogo e l’assunzione di responsabilità rappresentino la normalità e non più l’utopia. * Per il video integrale di Simon Sinek: http://www.ted.com/talks/lang/ita/simon_sinek_how_great_leaders_inspire_action.html **Fonte: “Il Coaching sarà all’altezza della sfida? Di Sir John Whitmore – Traduzione a cura di Fabio Volpetti” pubblicato su “Coaching Time”

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