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La musica di un incontro

«C’è un giorno poi Che non è tutto come vuoi Tra le persone che non possono restare più con noi E sento già Crescere dentro un’ansietà Per non sapere immaginare il peso della realtà Ma non ci sono limiti Per parlare agli angeli Qualcuno ascolta».* Il tema dell’intreccio tra ascolto e musica, tra ascolto e musicalità può ricondurre alle competenze del Coach. L’aspetto relazionale e pedagogico delle dinamiche dell’ascolto ha una sua metafora: «Da quando nasciamo, da quando siamo concepiti c’è ritmo. È il battito del cuore, un’alternanza di pieni e vuoti. L’intreccio di ritmi vuol dire anche l’intreccio di pieni e di vuoti, la respirazione e tanti altri elementi. Il suono stesso e il ritmo del suono esigono di poter avere pause, magari piccole, non riconoscibili immediatamente».** Il ritmo, il suono sono parte integrante della vita di tutti noi. Non possiamo prescindere dall’esistenza della musica, qualunque sia la fonte da cui proviene. Personalmente, non impongo limiti all’interpretazione del termine musica: non voglio intendere la musica solo come l’arte di combinare insieme i suoni attenendosi a regole stabilite. Le regole della musica possono essere stabilite da ciascuno di noi e possono, di volta in volta, essere modificate, trasformate oppure diventare non-regole. Meglio parlare di musicalità, per andare al di là dei linguaggi che comunemente codificano il termine musica. Musicalità intesa come l’essere musicale, come melodia. E, nella musicalità, il ritornello è ciò che meglio indica lo spazio che si viene a creare tra le persone che vivono un incontro, che attivano un processo comunicativo, che agiscono un’esperienza di circolarità del suono. Ritornello è la parola chiave scelta da Deleuze e Guattari per il terzo tomo dell’opera Millepiani. Capitalismo e schizofrenia. Nel tomo dal titolo Sul ritornello, gli autori riflettono sui rituali che hanno come scopo il conservare l’ordine dell’universo. Gli uomini (ma anche gli animali) hanno cercato e cercano di proteggere l’universo dal caos creando ritornelli che sono i modi di mettere ordine nella realtà. Il ritornello tende a ridurre il caos servendosi di un ordine ripetitivo, rituale e viene utilizzato sia dai singoli, sia dalle comunità. Il ritornello si compone di tre diversi aspetti: il caos, la terra, il cosmo. «A volte, il caos è un immenso buco nero, e si cerca di fissarvi un punto fragile come centro. Altre volte si organizza attorno al punto un’ “andatura” (più che una forma) stabile e calma: il buco nero è divenuto una dimora. Altre volte ancora, su quest’andatura, s’innesta una fuga, fuori dal buco nero».*** Dunque il caos come creatore di ritmi: tra ritmo e caos c’è l’intervallo. Il ritornello ha un forte legame territoriale, ma la meta finale, secondo Deleuze e Guattari, deve essere la sua deterritorializzazione: «Produrre un ritornello deterritorializzato, come meta finale della musica, lasciarlo andare libero nel Cosmo, è più importante che costruire un nuovo sistema». Anche per tutte le persone che sono coinvolte in percorsi in qualità di Coach, l’auspicio è riuscire ad avvicinarsi a riconoscere un ritornello quando appare, perché la comparsa di un ritornello indica sempre un bisogno di mettere ordine nella realtà. E per riuscire in questo bisogna saper leggere i ritmi e i tempi, le sonorità, le danze che accompagnano un incontro, una conversazione. Se saremo stati attenti a questo, allora saremo stati sinceramente capaci di ascoltare la musica di quel preciso incontro.**** Fonti: *Testo per musica: La giostra della memoria di Enrico Ruggeri. **Canevaro Andrea e Chieregatti Arrigo, La relazione di aiuto, Roma, Carocci, 1999, p. 42. ***Deleuze Gilles e Guattari Félix, Sul ritornello. Fa parte di: Millepiani. Capitalismo e schizofrenia. III, Roma, Castelvecchi, 1997, p. 7 ****Deleuze e Guattari, Cit., p. 68.

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