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Intervista a Giovanna Giuffredi – Il marketing nelle intenzioni

L’etichetta è “Libero Professionista” che potrebbe significare un salto negli “abissi” dell’anonimato o il riconoscimento professionale a coronamento di impegno e studio. Come ottenere il proprio successo personale nel rispetto dei principi di etica e deontologia? Come coniugare la libertà responsabile con la professione del coach? Rivolgo queste domande a Giovanna Giuffredi, consolidata esperienza nell’ambito del career coaching, del life e del business coaching, nonché ideatrice di percorsi e di progetti innovativi. Nel tuo percorso professionale hai avuto modelli di riferimento a cui ti sei ispirata? Mi sono formata con J. Grinder, D. Chopra, R. Martina, J. Whitmore, R. Dilts e molti altri. Nella vita ho avuto grandi e piccoli maestri, persone che mi hanno “ispirato” con le loro parole e la loro esperienza. Ho sempre cercato di cogliere “la genialità” delle persone” come spunto di confronto e crescita. Ogni contatto umano è per me fonte di apprendimento. In che modo hanno determinato le tue scelte successive? Le mie scelte professionali nascono da un costante allineamento tra le esigenze che colgo all’esterno, la mia mission personale e il mio sistema valoriale. Riconosco quando una decisione è centrata e congruente e in questi casi, di solito funziona. Negli anni ho imparato ad ascoltarmi profondamente, a capire cosa abbia per me un senso e un significato e agisco quando sento che esiste una connessione tra le azioni che propongo e quello che Deepak Chopra definisce “Intenzione profonda” e che Paulo Cohelo chiama “Leggenda personale”. Cosa vuol dire per te “essere” e “fare” il coach? Da bambina mi era chiaro che avrei voluto essere utile agli altri. Dopo una laurea in psicologia mi sono specializzata in psicoterapia sistemico-relazionale, occupandomi di coppie e famiglie. Mi sono poi dedicata per molti anni all’orientamento scolastico e professionale, per approdare poi alla psicologia del lavoro. In seguito ho valutato programmi comunitari nel mercato del lavoro e sviluppato network territoriali per approdare poi al Coaching, che occupa oggi al 100% la mia attività, sotto varie forme (progetti, consulenza, formazione, editoria). Sono arrivata a indossare un abito professionale che mi corrisponde e mi calza a pennello, attraverso vari cambiamenti, studi e approfondimenti. L’incontro con ICF è stato determinante. Mi sono riconosciuta negli standard professionali e nel codice etico. La certificazione (PCC) è stata un passaggio invitabile che ha consolidato la mia professionalità. Oggi mi rendo conto che il filo conduttore è sempre stato aiutare le persone a sviluppare al meglio le loro potenzialità, per raggiungere obiettivi evolutivi. L’evoluzione rigenerativa delle persone è il mio valore dominante. Come hai coniugato l’essere coach (studi, certificazione) con il fare il coach ( branding e marketing)? E’ stato un processo naturale, valorizzando una punta di insoddisfazione che sentivo, per approssimazioni successive ho fatto vari cambiamenti e finalmente sono approdata al coaching. Ho messo poi a sistema e ottimizzato il frutto di tutte le mie esperienze. Ho chiamato a raccolta con fiducia le mie risorse, mettendo a fuoco quale poteva essere la mia unicità nel mondo del coaching, da mettere a disposizione. Ho quindi creato un sito che mi rappresentasse nei contenuti, nella forma e nei servizi offerti. Nel mio logo ci sono tre sfere di diverso colore e dimensione, che richiamano le varie tappe della vita. Il coaching, nella mia intenzione, è rappresentato da quel sottilissimo filo che le accompagna, senza interferire minimamente nella direzione da intraprendere. Non ho mai investito risorse economiche in azioni specifiche di marketing o in pubblicità. Preferisco farmi conoscere scrivendo e offrendo servizi sia attraverso i contenuti che propongo sui miei siti (oggi sono 4), che offrendo ai miei potenziali clienti individuali o aziendali la possibilità di sperimentare una sessione di coaching, prima di acquistarlo. Quali sono, secondo te, le azioni necessarie per cominciare l’attività di coach? Ritengo fondamentale la preparazione e la padronanza delle 11 competenze che ICF delinea con accuratezza, basata su un costante aggiornamento e mentoring, per tarare sempre meglio il proprio stile di coaching. La scelta del campo di applicazione potrà essere in linea con i propri interessi e con le esperienze pregresse, anche se un buon coach è in grado di lavorare in qualsiasi campo. E’ poi necessario essere visibili, attraverso un sito, i materiali informativi, biglietti da visita, brochure e informando il proprio network e attraverso i canali di social network (facebook, linkedin, ecc). Molto utile a mio parere sono gli incontri aperti per far conoscere le potenzialità del coaching e il modo in cui si opera. Quanto una scelta di personal branding è compatibile con principi di etica deontologica? Basta seguire i principi dell’etica professionale e il rispetto delle persone alle quali ci si rivolge. Su cosa hai investito quando hai cominciato? Ho investito su me stessa, sulla mia formazione prima di tutto e continuo a farlo. Ho poi investito risorse limitate per fare il mio sito e i materiali informativi, che ho progettato da sola, curando molto i contenuti. Da libera professionista ti attraversa qualche volta il dubbio di non farcela? Di veder finire tutto all’improvviso? Direi proprio di no. Dopo 15 anni di lavoro dipendente, sono vent’anni che lavoro come libera professionista, con tutti i rischi di una scelta precaria, senza mai pentirmene. In fondo so che potrei cambiare ancora infinite volte e ricominciare daccapo anche in un altro modo. Chissà quante potenzialità ho ancora da esplorare! Una frase ricorrente? Il claim del tuo cammino? La mia fedele frase, che ho coniato e che mi accompagna dagli anni dell’adolescenza “La vita che vuoi è la sola che avrai”, mi ha sempre aiutato a focalizzare obiettivi che abbiano un senso e un valore per me. Il verbo al futuro mi spinge a guardare avanti e la leva più forte è la consapevolezza che se voglio qualcosa devo prendermi le mie responsabilità e agire. Oggi mi rendo conto che questa frase racchiude la magia del coaching.

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