Intervista a Enrico Illuminati. Il coraggioso risveglio dell’essere.

Il Presidente di IFC Italia parla della dimensione spirituale del coaching, tema della Conferenza Nazionale, a Verona il 21 e 22 marzo 2014. Il tema della conferenza ICF Italia 2014 è la spiritualità: cosa ha significato scegliere questo tema? Ha significato aver ascoltato le persone ed aver colto un bisogno, consapevole o inconsapevole, che gli individui oggi più che mai sentono forte: il bisogno di rientrare in contatto con il senso ed il significato di ciò che stanno vivendo. Queste due parole, senso e significato, sono state una guida intorno alla quale è stata creata tutta la struttura e l’anima della Conferenza. Alcuni ci hanno detto che siamo stati coraggiosi, altri ci hanno sostenuto, altri hanno cercato di dissuaderci, ma il successo di iscrizioni ed i tributi che abbiamo riscosso, ci hanno fatto comprendere che i Coach e le altre persone del mondo del business che parteciperanno, sono sensibili a questa tematica. E’ lecito parlare di “rivoluzione spirituale”? Non so se si possa parlare in senso stretto di “rivoluzione spirituale”, quello che noto è che una gran parte degli individui, in questo momento storico, si stanno riavvicinando a valori meno materiali. Forse parlerei più di “risveglio della coscienza”. E’ mio parere che questa crisi economica che si sta attraversando, porti con sé non solo sacrifici, ma anche qualcosa di positivo, cioè il risveglio di una nuova consapevolezza. Vorrei citare una frase di un interessantissimo Libro che ho letto di recente, Per fare un Manager ci vuole un fiore, di Niccolò Branca, in cui dice “ La crisi esterna che stiamo vivendo –economica, sociale, ecologica, culturale- non è altro che la proiezione della crisi che è dentro di noi. Il mondo materiale che abbiamo costruito in passato e che ancora costruiamo corrisponde, con assoluta precisione, a tutte le sfaccettature dei nostri mondi interiori. Cambiando noi stessi, cambieremo il mondo”. In questa frase c’è tutto il significato della nostra Conferenza che nel primo giorno accompagnerà i partecipanti ad esplorare sé stessi ed a riflettere sui due mondi “razionale e spirituale” e nella seconda giornata ad integrarlo acquisendo alcuni strumenti che possono essere utili ad aiutare i loro Coachee a considerare nel proprio cambiamento anche la parte più transpersonale. E’ possibile pensare ad un cammino di spiritualità anche metodologica? Avrei dovuto premettere fin dall’inizio che non sono un esperto di spiritualità, ma meglio tardi che mai lo faccio adesso. Quindi ciò che ho detto e dirò è frutto di una mia personale percezione e di ciò che ho appreso da alcune letture. Alla luce di questo rispondo dicendo che ognuno può trovare il cammino a lui più confacente per coltivare la sua dimensione spirituale che credo possa essere favorita anche attraverso una base metodologica. In quali e quanti modi è possibile coniugare la spiritualità con il quotidiano? Certo il quotidiano ci porta a vivere la nostra vita di corsa, pensando a ciò che dobbiamo fare, a portarci dietro delle abitudini sociali che poco hanno a che fare con la spiritualità, ed in generale ad agire inconsapevolmente. Io credo quindi che la spiritualità si possa coniugare con il quotidiano attraverso la consapevolezza, parola tanto cara ai noi Coach: più diventiamo consapevoli, più si esploriamo noi stessi, più si eleva il livello della nostra coscienza. A quel punto l’integrazione della dimensione spirituale con il quotidiano diviene più naturale. Se riesce semplice pensare al tema della spiritualità come ricerca del singolo, questo stesso tema può essere pensato anche in territori come quello aziendale? Certamente! Anche qui vorrei citare una frase di Adriano Olivetti tratta dalla sua Biografia “Questa duplice lotta nel campo materiale e nella sfera spirituale è l’impegno più alto e la ragione della mia vita”. Già negli anni ’50 questo Imprenditore aveva tale forte scopo che applicava concretamente nella sua Azienda. Anche oggi abbiamo degli esempi di Imprenditori, potrei citare Brunello Cucinelli e lo stesso Niccolò Branca di cui parlavo prima, che applicano nella loro vita e nella loro Azienda con successo questo tipo di princìpi. E’ possibile sovrapporre la spiritualità ad una rinnovata educazione emotiva? Quali le possibili affinità? Nell’essere umano albergano tre dimensioni: mentale, emotiva e spirituale. Quella mentale è la dimensione che di solito si coltiva di più, lo abbiamo vissuto tutti dai tempi della Scuola. Ma non è sufficiente. Da quando Daniel Goleman nel 1996 ha portato alla luce gli aspetti legati all’Intelligenza Emotiva, si è iniziato ad essere più consapevoli di quanto l’aspetto emozionale avesse impatto nella nostra vita personale e professionale e di quanto un flusso aperto fra la mente ed il cuore favorisca l’equilibrio psico-fisico e le prestazioni. Molti Coach e Trainer in questi anni hanno lavorato in questa direzione, credo che più si andrà avanti e più dovremo integrare in questo processo anche la dimensione spirituale che fino ad ora non è stata sufficientemente considerata. Infine come fare per conciliare le pressioni di un sistema economico con la ricerca di significato del singolo individuo? A mio modo di vedere la questione il sistema economico trae enorme beneficio da questa intuizione proprio perché alla Persona oggi viene chiesto, anche in azienda, di essere promotore di idee e novità. Queste due dimensioni non sono in vendita al banco di un supermercato ma nascono da una mente arricchita di insight che provengono dal continuo contributo nel praticare ascoltare, osservare, ricercare e vivere il presente con l’azione consapevole e generativa. Già alcune organizzazioni hanno compreso l’importanza di creare spazi di meditazione, sportelli d’ascolto, esercizi guidati come proposta ulteriore alle pause caffè e i vantaggi immediati in termine di benessere, clima e prestazioni è davvero stupefacente. Puoi donarci un aneddoto personale, un episodio curioso legato all’organizzazione dell’evento? Come Team Conferenza abbiamo molti aneddoti che ci hanno ogni volta sostenuto, noi parliamo di “magie”. Una di queste magie è legata alla scelta della Location: avevamo scelto Verona come Città in cui fare la Conferenza, ma non trovavamo un luogo che ritenessimo in sintonia con il tema scelto e con quello che sentivamo. Eravamo ad un certo punto allo scoramento non trovandola quando Monica, un nostro membro del Team, ci manda una foto di uno scorcio storico di Verona, scattata con il telefonino da una collina adiacente la città. Allora le ho risposto “Bella! Ma non possiamo farla lì la Conferenza…?”, ebbene, esattamente lì c’era l’Hotel Due Torri dove si è recata e dove si svolgerà l’Evento! Mi fa piacere aggiungere che le cose che non sono mai mancate nel Team sono state l’entusiasmo e la fiducia rispetto a ciò che sentivamo. In effetti avevamo ragione di crederci e tutto questo sarà visibile durante quelle che spero siano per tutti due splendide giornate. Vuoi ringraziare qualcuno? Grazie per questa opportunità! Sì, vorrei tanto ringraziare le splendide persone del Team Conferenza in questi ultimi 6 mesi hanno dedicato il loro tempo, passione ed energie per permettere la realizzazione dell’Evento: Annalisa Bardi (Event Manager di ICF Italia), Rosella Egione (Project Leader), Monica Dongili (membro del Comitato Direttivo di ICF Italia), Carole Consigliere, Orazio Compagnino e Cameron Smoak. Per informazioni sullaXI Conferenza di ICFItalia:conferenza@icf-italia.org|||
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